È bloccata all’estero dallo scorso febbraio a Fuerteventura, in Spagna
Ha passato lì un lockdown che ha messo tutti alla prova, anche Patrizia Saccà, campionessa paralimpica, allenatrice di tennis tavolo e insegnate di yoga.
Ancora oggi, la donna si trova fuori Italia, e sta cercando in tutti i modi di tornare a casa con estrema serenità. “Sarei dovuta ripartire il 13 marzo – ci racconta al telefono -, ma poi hanno chiuso le frontiere”.
Bloccata all’estero da mesi, tra ricerca di un volo di rientro e una casa
Patrizia Saccà è rimasta bloccata all’estero proprio nelle settimane in cui, in Italia, i dpcm sigillavano le porte dei confini. In un contesto tutto sommato non così malvagio, Patrizia ha tratto il meglio da questa esperienza, e le sue parole leggere e tranquille ne sono la testimonianza.
“La mia è stata un’accettazione totale – ammette -. Dovevo rimanere a Fuerteventura, in un’isola bellissima. Non sono voluta tornare a tutti i costi, anche perché il viaggio in sé era diventato complicato a causa del COVID-19“.
Ovviamente Patrizia non è restata con le mani in mano. Inizialmente, si è rivolta alla Farnesina, la quale aveva dei voli previsti tra aprile e maggio, ma non dalla sua isola, bensì da Tenerife.
“L’ho chiamato il viaggio della speranza: da Fuerteventura avrei dovuto prendere una nave in direzione di Tenerife, poi prendere un volo per Barcellona e, da lì, arrivare a Milano o a Roma. Con la carrozzina diventava un viaggio complicato, anche a causa del Coronavirus e dell’uso della mascherina per tante ore”.
Così, alla fine, Patrizia ha deciso di passare la quarantena a Fuerteventura, non senza qualche intoppo da gestire, come la ricerca di una casa: “Sono venuta in vacanza da sola, ma fortunatamente qui conosco una coppia di amici che mi hanno dato una mano a trovare una seconda abitazione accessibile. Il mio non è un lamento, ma proprio un’accettazione totale della situazione. Sono rimasta qui pagando un affitto con molta tranquillità. Non ero arrabbiata per come stavano andando le cose: me la sono cavata anche grazie a questi miei amici che, ad esempio, mi hanno creato una pedana per entrare in casa”.
Durante il lockdown, inoltre, Patrizia si è cimentata con lo smart-working: “Non mi sono buttata in un angolo, ho sempre collaborato a distanza come insegnante di yoga a raggi liberi per le persone normodotate e con disabilità, e ho fatto lavori per scienze infermieristiche”
E, anche a distanza, ha potuto contare sull’affetto dei propri cari: “Amici e familiari dall’Italia non mi hanno mai lasciata da sola. Qui invece ho conosciuto i miei amici asinelli: quando mi vedono cominciano a ragliarmi, ormai mi riconoscono”.
“Le compagnie aeree non tengono conto che sono bloccata all’estero”
A quarantena conclusa, Patrizia ha iniziato nuovamente la ricerca di un volo per tornare a casa, anche perché a luglio riprenderà la collaborazione con l’associazione sportiva per le persone con disabilità Freewhite.
“Avevo trovato un volo per il 6 luglio con Neos Air – ci spiega -. Ho pagato un biglietto di 186 euro, segnalando che sono una persona in carrozzina, che viaggio da sola e ho bisogno di assistenza. Il 12 giugno, però, mi è arrivata una mail in cui mi avvisano che il volo era stato cancellato e mi avrebbero dato un voucher”.
Una soluzione che, comunque, non è adatta alle esigenze di Patrizia: “Ho specificato che volevo il rimborso, ma non mi hanno risposto (al 24 giugno, ndr). Mi rendo conto che dai un voucher a chi ha prenotato una vacanza tra aprile e settembre, ma per chi si è fermato per cause di forza maggiore bisognerebbe avere un occhio di riguardo. Le compagnie aeree dovrebbero avere maggiore attenzione e gentilezza, soprattutto in un momento come questo. Ma è possibile che pensiamo sempre e solo al profitto?”.
Nonostante ciò, Patrizia non si è arresa, e ha fatto un secondo tentativo: “C’era un volo l’8 luglio dal costo di 390 euro. Ho chiesto se potessi essere dirottata dal 6 all’8, ma Neos Air mi ha risposto che avrei comunque dovuto pagare per intero il biglietto. Capisco che le compagnie aree sono in difficoltà, ma lo siamo tutti. A Fuerteventura ho dovuto pagare un affitto, non si può lucrare così sulle persone”.
Si tratta di una situazione molto più diffusa di quanto si possa immagine, e Patrizia lo sa bene: “La mia voce è a nome di qualsiasi persona bloccata all’estero come me. Una mia amica in Corea ha dovuto pagare 800 euro, oltre il costo del volo. Un mio amico di Cuba doveva tornare il 5 giugno, ma gli hanno sospeso il volo, e chi parte da lì arriva anche a spendere 5 mila euro. Bisogna tenere conto di chi sta tornando a casa. Basterebbe chiedere se una persona riesca a pagarsi il sovrapprezzo di un biglietto o rispondere alla richiesta di rimborso”.
Adesso quale sarà il nuovo tentativo di Patrizia per tornare a casa? “Ho visto che Ryanair ha dei voli, proverò con loro, anche se atterrano a Bergamo mentre io preferirei Milano. Non so se partirò con loro, anche Ryanair ha disdetto dei voli, ma mi hanno detto che almeno li spostano”.
Al che, le chiediamo se ha riprovato con la Farnesina. “Se loro mi dicono che ci sono voli a 600 euro, io neanche gli scrivo. I costi erano altissimi, non intendo pagare. Ho aspettato il momento migliore, in maniera molto quieta e tranquilla, senza avere pretese. Starei qui per sempre [ride], ma devo tornare alla mia vita”.