“Io come Zanardi, la vita ci mette alla prova”

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Gianluca Tassi, pilota disabile e presidente del Comitato Paralimpico, tifa per Alex: “Hai tagliato tanti traguardi, fallo anche questa volta”

“Nella vita hai tagliato tanti traguardi e rialzato la testa molte volte. Ti auguro di farlo il più presto possibile anche questa volta. Forza Alex, siamo tutti con te”. Si sono incontrati in giro per l’Italia a promuovere lo sport per disabili. Stessa passione per i motori, entrambi vittime di un incidente che si è portato via l’uso delle gambe.

Gianluca Tassi, classe 1961, ex campione di motociclismo e oggi presidente del Comitato Paralimpico dell’Umbria, ha alle spalle una storia molto simile a quella di Zanardi. E oggi il perugino tifa per il campione che sta affrontando un’altra dura battaglia in un letto di ospedale. “E’ un atleta d’oro, sempre ai vertici del mondo paralimpico, un uomo forte e leale – commenta Tassi –. Siamo tutti in apprensione. Speriamo che la sua tempra e la sua forza interna possano ancora una volta avere la meglio”.

Anche Gianluca Tassi di sfide nella vita ne ha vinte tante. Nel 2003 dopo un incidente in moto in Perù, ha subito una lesione al midollo spinale. Dalla sella a una sedia a rotelle. Un colpo che avrebbe messo al tappeto chiunque. Non lui. Così è tornato in pista, proprio come Zanardi. Nel 2005 ha partecipato al rally del Marocco e nel 2017 è diventato il primo pilota disabile a partecipare alla Dakar. Gianluca riavvolge il nastro dei ricordi e torna indietro nel tempo, a quel maledetto incidente. “E’ successo tutto in un attimo – racconta -. Avevo 41 anni e durante un viaggio di lavoro in Perù sono caduto con la moto. Andavo a meno di trenta all’ora. Quando ho riaperto gli occhi mi sono ritrovato ad affrontare una nuova realtà e non sapevo cosa potesse darmi. Dicevo a tutti: ’Ok, sono stato privato delle mie gambe ma non del mio cervello. Inizierò da capo ad affrontare le mie sfide’”. E da lì non si è più fermato. Tanto che a gennaio il pilota paralimpico ha scritto un nuovo record: è stato il primo italiano a tagliare il traguardo dell’Africa Eco Race, il rally raid che ha toccato Marocco, Mauritania e Senegal. “Per me questa esperienza è stata l’ennesima conferma che non bisogna mai arrendersi e sono felice che in molti mi abbiano scritto, dicendomi che grazie a imprese come questa hanno compreso che la vita comunque non è finita”, dice.

Ma cosa spinge un atleta a mettersi in gioco anche dopo un incidente? “La paura non mi appartiene. Credo molto a un senso del destino. Ci sono dei posti e delle emozioni che solo le corse possono svelare. Vedi paesaggi e affronti difficoltà che altrimenti non andresti a cercare. Ti metti alla prova contro qualcosa di impercettibile, non sai cosa ti aspetta dietro ad una duna o una curva, in un percorso sconosciuto. E’ adrenalina e il mio fisico ne ha bisogno. Sa, è un modo per tenersi vivi”.

Tassi da due anni guida il Cip, con una missione: “Avvicinare allo sport più gente possibile”. E si commuove quando racconta dei tanti messaggi che riceve, soprattutto dai più piccoli. “Dare l’esempio è fondamentale, non bisogna mollare anche quando la vita cambia in modo così improvviso. Un quattordicenne mi ha scritto di recente: ’Sono un tuo fan e mi piacerebbe avere un tuo cimelio’. A lui e a tutti i giovani disabili dico di provarci sempre, di lottare e dimostrare a se stessi che si può fare tutto. I problemi si superano. No, non arrendetevi mai”

 

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