di Giorgia Olivieri e Elle Biscarini
Sosta selvaggia, slalom tra le auto, marciapiedi impraticabili, montascale rotti: l’accessibilità a Perugia non è sempre garantita alle persone con disabilità. Insieme allo ‘scalatore in carrozzina’ Luca Panichi, Umbria24 ha effettuato un sopralluogo in alcuni dei luoghi chiave della mobilità perugina, per raccontare le difficoltà di chi convive con una disabilità.
VIDEO – VIAGGIO IN CITTÀ CON LUCA PANICHI
Il Minimetrò Il viaggio urbano con Luca Panichi parte dalla fermata del Minimetrò di Pian di massiano. Qui si può constatare che il sistema di trasporto si contraddistingue per accessibilità, in particolare per le persone con disabilità motorie. Tutte le fermate, infatti, sono dotate di ascensore e di un apposito varco per carrozzine, consentendo la piena autonomia. Tuttavia, Renzo Pieri, paraplegico associato a La pietra scartata A.p.s., fa notare la pendenza di una delle tre rampe di accesso, quella che conduce ai servizi igienici, supererebbe i limiti consentiti dalla normativa vigente. «Quello scivolo può essere pericoloso – spiega Pieri – non tutti hanno le stesse difficoltà. Ogni disabile ha un diverso livello di autonomia. Inoltre, l’assenza di corrimano rappresenta un problema anche per le persone anziane».
Gli esclusi I meno avvantaggiati sul Minimetrò sono, invece, le persone ipovedenti. Il sistema, infatti, non presenta alcuna guida audio, né alle fermate, né all’interno delle vetture. «Già con le registrazioni si risolve parecchio – spiega Filippo Bianchi, non vedente perugino attualmente iscritto all’Università di Bologna – l’annuncio vocale serve a tutti, non solo alle persone disabili». Il personale di turno presso l’ufficio del Minimetrò riporta che il progetto per una guida audio per tutto il trasporto cittadino era stato avviato, «ma è stato poi messo da parte e concluso in un nulla di fatto». Per il momento, all’interno delle stazioni del Minimetrò per le persone non vedenti ci sono solo le pavimentazioni differenziate con funzione di guida.
Verso Fontivegge Con Luca scendiamo alla fermata di Case bruciate per proseguire fino alla stazione di Fontivegge, lungo via Mario Angeloni. Uno snodo cruciale per il traffico e un punto nevralgico per la mobilità cittadina: proprio qui iniziano i problemi. Insieme al nostro ‘scalatore’ dobbiamo fare slalom tra il parcheggio selvaggio, le buche nella pavimentazione, attraversamenti e marciapiedi senza scivolo. Un percorso piuttosto travagliato, la maggior parte del quale affrontato in mezzo alla strada, principalmente per via delle auto in sosta sul marciapiede. «Gli automobilisti pensano che la strada sia la loro – spiega Luca – c’è una visione ‘autocentrica’ della strada, ma è di tutti». Proviamo a raggiungere piazza del Bacio passando per il sovrapassaggio, ma siamo costretti a tornare indietro quando scopriamo che i montascale sono fuori uso da tempo. Una volta arrivati a Fontivegge, continuiamo il percorso in autobus verso via XIV settembre.
Gli autobus La sosta selvaggia è un disagio anche per il personale Busitalia. «Il problema è il traffico veicolare – dice un autista in servizio – se c’è un auto in sosta io non posso far salire la carrozzina». Notiamo che i bus sono dotati di rampa manuale, ampi spazi di manovra e supporti per carrozzine. Tuttavia, anche qui niente guida audio. «Quandi sali su un autobus tutto dipende dalla bontà dell’autista e di eventuali passeggeri, perché devi farti indicare quando scendere. Le fermate a Perugia non hanno nome, è macchinoso spiegare dove devi andare» racconta Bianchi. Persino individuare fisicamente le fermate a piedi è problematico. Molte sarebbero «campate per aria – secondo lo studente – se non c’è possibilità di avere una pensilina, basterebbe una pavimentazione che contrassegni i limiti della fermata. C’è un codice di riferimento, tra l’altro. Altrimenti, per me un palo è un palo».
Capire l’accessibilità Secondo Patrizia Ferroni, vicepresidente de La pietra scartata, «come urbanistica siamo molto indietro. L’accessibilità deve essere totale per tutte le persone con problemi motori. A Perugia non c’è un’idea di accessibilità». Non solo per persone disabili, ma anche per anziani, genitori con passeggini e altri. «Molti marciapiedi sono messi veramente tanto male – continua Filippo – girare a piedi non è facile in molte zone. Mancano segnali acustici ai semafori, segnaletica dei pavimenti è assente. Non siamo affatto all’avanguardia». Secondo Ferroni «con la parola disabilità si riempiono la bocca molti politici, ma quando andiamo a stringere non se ne occupa nessuno. Sono meteore passeggere». È anche vero che «le disabilità a volte si scontrano tra di loro – riporta Renzo – e i tecnici non hanno coscienza dei bisogni di tutti. Per questo è necessario confrontarsi con vari tipi di disabilità e avere una mente aperta per capire cosa è veramente l’accessibilità».