Erano saliti a bordo del treno partito da Milano e diretto verso Genova
La madre, Maria Tarzia, e il figlio di cinque anni affetto da una severa forma di autismo, si trovavano alla stazione di Vesima domenica pomeriggio e stavano prendendo posto negli spazi riservati ai disabili sui vagoni. E da lì è nata un’assurda discussione con due passeggeri che occupavano quei posti con le loro biciclette. L’intervento del capotreno ha aiutato a riportare la giustizia a bordo, ma solo dopo aver fatto un’assurda richiesta alla donna
Genova, il capotreno chiede alla mamma il certificato di disabilità del figlio
Tutto è iniziato domenica pomeriggio, quando Maria Tarzia stava prendendo posto con il suo figlioletto di cinque anni. Sulle carrozze di quel treno – loro dovevano arrivare a Brignole – ci sono spazi dedicati ai disabili. Posti che, dunque, spettavano di diritto al bambino e alla madre, visto che il piccolo è affetto da una forma di autismo di terzo livello e iperattività di settimo grado. Ma quei posti erano occupati da due passeggeri con la bicicletta. La donna chiede loro di lasciare quei posti, ma la risposta è stata negativa. Anzi, i due hanno iniziato ad attaccare la mamma dicendo che il figlio non fosse disabile, ma solo maleducato. Poi, come raccontato dalla donna a La Repubblica, l’intervento del capotreno:
“Si informa su quello che stava accadendo e poi, educatamente, mi chiede di mostrare i documenti che certificano l’invalidità di mio figlio. Io li ho sempre dietro e dunque non ho alcuna difficoltà a farli vedere. La capotreno li controlla, e poi invita i ciclisti a scendere: se ne vanno arrabbiati, dicendo frasi come ‘perché uno è disabile allora deve essere privilegiato?’”
La madre, dunque, ha dovuto esibire il certificato di disabilità del figlio prima di poter ottenere quei posti che spettavano di diritto a lei e al bambino. Solo dopo tutto ciò i due passeggeri che avevano occupato quegli spazi con le loro biciclette sono stati fatti scendere.
(Foto IPP/Simone Bergamaschi)