Prendete una Kawasaki Ninja 300, una Suzuki Inazuma, una Triumph Bonneville, una Honda CB 500. Metteteci pure una Vespa Primavera colore rosso Dragon. E poi donne alla guida. Di 30, 40, 50 anni. L’età è del tutto relativa. Anzi, in sella ad una moto gli anni non si contano, quando il vento muove i capelli lunghi sciolti delle MissBiker che sfidano tornanti e lunghi rettilinei. Su il casco, qui non si scherza.
A Bassano si trova la più grande community di motocicliste in Italia. La fondatrice è Lisa Cavalli, 39 anni, una donna piena di energia che due anni fa ha rivoluzionato la propria vita. E quella di tante altre donne con la passione delle due ruote. MissBiker è un gruppo, una rete, un progetto. Organizza eventi, viaggi ed itinerari, corsi di manutenzione per la moto e di primo soccorso. Ancora, motoincontri, come quello che si è svolto tra Marostica e Rosà nel 2015, e ha coinvolto un centinaio di donne. «Pur essendo un gruppo giovanissimo – racconta Cavalli – vanta già collaborazioni e partecipazioni ad eventi importanti come Women Riders’ Night, manifestazioni collaterali Dorna (Spurtlèda58), il mondiale di Trial che si è tenuto in ValChiampo». Missbiker vuole essere un punto di riferimento per chi ama andare in moto per piacere e gareggia, ma anche per le aziende. «Alcune ci chiedono di testare moto e prodotti dedicati alle donne – spiega Cavalli –. Da semplice hobby è diventato un lavoro, Missbiker è una microimpresa. A breve metterò la firma sul progetto Brave!, una startup per nuove imprenditrici di Confartigianato Vicenza». Cosa bolle in pentola? «Parecchie attività sono in rampa di lancio: organizzeremo con alcuni esperti corsi-base per tutte le ragazze che vogliono imparare ad andare in moto, un corso di trial con il campione Moreno Piazza». A conferma del valore di Missbiker (attivo anche nel campo della solidarietà), il progetto di Cavalli e della sua squadra ha fatto strada, un po’ in tutti i sensi, visto che a Berlino è rientrato tra le 14 realtà benemerite secondo la Fim Women. «Un risultato – commenta la leader – che ci stimola a lavorare ancora di più».
Tabù da sfatare. Donne e motori, gioie e dolori: questo è il ritornello, piaccia oppure no. «Ma anche agli uomini cade la moto – osserva Cavalli, che prima si è comprata la sua due ruote e solo dopo ha fatto la patente – . Oggi mezzo milione di donne è in sella ad una moto, un dato piuttosto significativo che dimostra come la passione del gentil sesso sia cresciuta tantissimo. Quando organizziamo tour e giri nel nostro territorio accogliamo i mezzi più diversi. Una può arrivare anche in Vespa, l’importante è coltivare la stessa passione, la moto fa da collante». Anche per gli uomini. «La scena più divertente si è verificata salendo ad Asiago, eravamo in sette. Ci siamo fermate in un parcheggio per farci un selfie. Nel frattempo passavano i centauri, guardavano, e salivano. Ad un certo punto li abbiamo visti tornare. Risultato? Si è riempito il parcheggio e abbiamo fatto amicizia. Alla fine la moto unisce e una donna in sella non stona, anzi». Anche LeBron James, del resto, ha sottolineato la necessità di considerare uguali uomini e donne nello sport.
E a proposito di uguaglianza «anche certe disabilità si annullano sulle due ruote». Il sito di Missbiker accoglie storie di campionesse, come Ashley Fiolek, Kiara Fontanesi, Giada Vezzù, ma anche quelle di chi ha prima sognato e poi realizzato. E oltre alla moto ha trovato l’amore. Come la vicentina Greta Pasqualotto. «Nel 2010 sono caduta con lo scooter – scrive – e non sono più riuscita a salirci nonostante vari tentativi. Poi qualche anno dopo, influenzata da una coppia di amici motociclisti, ho voluto provare. Prima è arrivata la moto, poi la patente. All’inizio è stata dura, ora col passare del tempo sto imparando. La moto mi ha fatto scoprire emozioni enormi e mi ha fatto anche conoscere il mio attuale compagno, motociclista con una grandissima passione. Ogni volta che posso, la moto aiuta a liberare la mente». Missbiker non si nasce magari, ma si diventa.