Badanti e lavoro domestico: perché il decreto non autosufficienza non convince

Per Fidaldo portata dei cambiamenti annunciati dalla legge delega per l’assistenza agli anziani in tema di lavoro domestico è stata fortemente ridimensionata nel decreto legislativo e l’Italia continua ad avere bisogno di una vera riforma dell’assistenza agli anziani non autosufficienti

0
285 Numero visite

Il Decreto Legislativo sulla “non autosufficienza” non soddisfa le richieste del settore, lasciando insoddisfatto il comparto che rappresenta le famiglie datrici di lavoro domestico.

Diversi i punti che non convincono le associazioni: dal ridimensionamento dell’Indennità di Accompagnamento (il bonus aggiuntivo di 850 euro sarà dato a un numero molto ristretto di beneficiari, ndr), al mancato riordino delle agevolazioni contributive, fino alla definizione di linee guida non vincolanti per le Regioni per la formazione degli assistenti familiari.
Alfredo Savia, presidente di Fidaldo, la Federazione Italiana dai Datori di lavoro domestico: “L’Italia continua ad avere bisogno di una vera riforma dell’assistenza agli anziani non autosufficienti”

ASPETTATIVE DELUSE
Poche luci e tante ombre: il recente Decreto legislativo in attuazione della Legge Delega 33 del 23 marzo 2023 “Deleghe al governo in materia di politiche in favore delle persone anziane” ( (legge delega per l’assistenza agli anziani) tradisce gran parte degli impegni contenuti nella Legge Delega e finisce per deludere le aspettative delle associazioni di categoria che tutelano il lavoro domestico. A dichiaralo è Fidaldo, la Federazione Italiana dai Datori di lavoro domestico, settore che in Italia conta circa un milione di assistenti familiari.

IL BONUS 850 EURO
Secondo Fidaldo l’articolo 38 del Decreto – quello che riguarda il tema del lavoro domestico e, in particolare, l’assistenza familiare – di fatto non entra nel merito dell’operatività di quello che doveva essere un primo passo importante nella direzione di una vera riforma del lavoro privato di cura. “Siamo rimasti delusi su diversi fronti, a cominciare dalla revisione dell’Indennità di accompagnamento per il contrasto al mercato nero nel settore – sottolinea l’avv. Alfredo Savia, presidente di Fidaldo -. La misura doveva essere estesa e potenziata, mentre di fatto si è voluto restringere il numero di beneficiari della nuova sperimentazione e rispetto alle aspettative iniziali e la nuova Indennità riguarda ora circa 30mila persone anziane ultra 80enni con alto bisogno assistenziale e basse disponibilità economiche”.
La misura prevede infatti l’introduzione di un assegno di assistenza denominato “prestazione universale” di 850 euro al mese in aggiunta all’assegno di accompagnamento, per coprire i costi di retribuzione di una badante o l’acquisto di servizi di assistenza, ma solo per anziani non autosufficienti in determinate condizioni.
La nuova misura partirà solo dal gennaio del prossimo anno, e sarà una sperimentazione che finirà, poi, nel 2026.

LE AGEVOLAZIONI CONTRIBUTIVE
Continua Savia: “Anche il tema della fiscalità è sparito rispetto alle intenzioni iniziali: sul fronte del riordino e della rimodulazione delle agevolazioni contributive e fiscali non vi è, purtroppo, alcuna novità”.

I PERCORSI FORMATIVI
Qualche passo avanti, invece, per la definizione degli standard formativi degli assistenti familiari impegnati nel supporto e nell’assistenza delle persone anziane nel loro domicilio. Non si tratta però ancora di uno sviluppo sostanziale: la previsione dell’articolo 38 è infatti quella di un rimando ad un atto successivo per la definizione di percorsi e standard formativi omogenei a livello nazionale attraverso l’adozione di Linee Guide alle quali le Regioni possono fare riferimento per la definizione delle competenze degli assistenti familiari. “Stupisce -prosegue Savia – l’aleatorietà di questa previsione non vincolante per le Regioni che potrebbero disattendere le Linee Guida, così come il fatto che il Decreto non contenga alcun riferimento a standard e competenze minime da garantire nei percorsi regionali”.

 

MANCATA UNA SPINTA A VERA RIFORMA
Per Fidaldo, quindi, la portata dei cambiamenti annunciati dalla Legge 33/2023 in tema di lavoro domestico è stata fortemente ridimensionata nel decreto legislativo e l’Italia continua ad avere bisogno di una vera riforma dell’assistenza agli anziani non autosufficienti in grado di trasformare anche il supporto che gli enti pubblici dedicano oggi al settore domestico. “Sarà interessante monitorare come le Regioni si attiveranno per la messa a terra delle direttive ad oggi previste dal decreto – conclude Savia -. Come Fidaldo ci occuperemo di questo monitoraggio attraverso l’Atlante, la mappa interattiva online che raccoglie tutte le misure e i provvedimenti regionali e locali varati a favore di famiglie datrici di lavoro domestico”.

Su questo argomento leggi anche:

Una badante a tempo pieno può costare fino a 1.800 euro al mese: la prestazione universale non basta

Redazione Disabili.com

 

L'informazione completa