Roma, bambino autistico preso in giro dalle maestre. «Esultarono quando è stato a casa per il Covid»

La denuncia della mamma di un bimbo di 6 anni, di una scuola dell’infanzia a Roma sud. Le insegnanti si sarebbero scambiati messaggi offensivi verso il piccolo su un gruppo WhatsApp. «I carabinieri non possono fare nulla per la privacy»

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Deriso e offeso dalle sue maestre perché autistico. La vittima sarebbe un bambino di 6 anni iscritto in una scuola dell’infanzia, nella fascia sud della Capitale.

di Diana Domersi

Le insegnanti sia di ruolo, che di sostegno, si sarebbero scambiate messaggi offensivi su un gruppo WhatsApp dedicato agli aggiornamenti sul piccolo Luca (nome di fantasia). La denuncia arriva dalla mamma del bimbo attraverso l’associazione campana «La battaglia di Andrea», che dal 2020 si batte per difendere i diversamente abili. Secondo quanto riferito dalla donna, le insegnanti avrebbero addirittura esultato quando a gennaio Luca è stato costretto a rimanere a casa perché contagiato dal Covid.

Il caso è scoppiato a fine marzo, ma i messaggi offensivi sarebbero iniziati da ottobre 2021. A informare la mamma di Luca delle conversazioni tra maestre sarebbe stata un’operatrice educativa per l’autonomia che fino ad ottobre aveva assistito il bambino. «L’operatrice mi ha fatto leggere di persona questi messaggi – racconta la mamma al Corriere della Sera – per una madre questo è un calvario». L’educatrice, che ha seguito Luca per quattro anni, non sarebbe stata tolta dal gruppo WhatsApp delle insegnanti una volta lasciato l’incarico e solo in occasione della rimozione dalla chat avrebbe letto quanto scritto nei mesi precedenti dalle colleghe. «Mi sono recata a scuola per chiedere spiegazioni – racconta la mamma –, in un primo momento ho voluto vedere l’insegnante di sostegno perché mi ha colpito di più in quanto aveva scelto lei di lavorare a contatto con una disabilità, ma l’insegnante si è rifiutata di rispondermi».

La donna racconta di aver chiesto spiegazioni anche al vicepreside e che a scuola sarebbero arrivati i carabinieri: «Ci dissero che essendo messaggi privati di un gruppo, avremmo potuto rischiare noi una denuncia se li avessimo utilizzati per violazione della privacy… ma quale privacy? Io da mamma della vittima, ma stiamo scherzando». Da allora Luca non sta andando più a scuola. «Non posso e non voglio – spiega la donna – che mio figlio sia seguito da insegnanti di questo calibro».

La famiglia sta valutando anche di cambiare scuola a Luca, ma dice la mamma: «Non è giusto che mio figlio debba rinunciare alla scuola perché ci sono persone incompetenti. Voglio giustizia, Luca potrebbe essere un giorno il figlio di qualcun altro».

Al momento non è stata ancora sporta denuncia, ma la famiglia è assistita dall’avvocato Sergio Pisani, legale dell’associazione La Battaglia di Andrea. «Se quanto raccontato dalla mamma dovesse corrispondere a verità – commenta Asia Maraucci, presidente di La Battaglia di Andrea – sarebbe gravissimo. Siamo certi che la scuola chiarirà la situazione, e soprattutto, siamo certi che gli organi competenti faranno il proprio dovere, soprattutto per il bene del piccolo».

 

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