di Giovanni Migone
Piantine in vaso e nastro da traslochi con la scritta ‘fragile’. I bambini della scuola media per ciechi di via Vivaio si presentano così sotto le finestre di Palazzo Marino per chiedere che si blocchi il trasloco nelle aule di viale D’Annunzio, lo stabile individuato dal Comune come sostituto della storica sede dell’Istituto dei Ciechi, che ad oggi ospita circa 240 alunni, di cui 38 con disabilità. Dietro ai ragazzi, i loro genitori, che hanno organizzato il flashmob sotto la sede del Comune. I cartelli appesi al collo si compongono, trovando il loro posto e formando la scritta “Non siamo pacchi”. Così si sentono, loro quanto i ragazzi: sballottati da una sede all’altra. Le piantine, regalate ai consiglieri prima dell’inizio del Consiglio comunale, portano con sé le parole dei bambini: “sono come una pianta: non puoi trapiantarmi senza prima preparare bene il terreno” scrive M., alunno di una prima.
Ma il trasloco, dettato da una norma che impone al Comune di liberarsi (in presenza di alternative) di tutti gli affitti a passivo, non si ferma. La vice sindaca Anna Scavuzzo relaziona all’aula sul programma dei lavori, dal giardino, che “non sarà utilizzato da auto, con la sola eccezione dei mezzi di emergenza o di lavoro”, alla ricostruzione di uno spazio-orto come quello presente in via Vivaio; dalla realizzazione di un campo gioco esterno e di un auditorium, alla rifunzionalizzazione degli spazi al piano terra per il refettorio. Le aule saranno realizzate “lungo i corridoi su cui affacciano i bagni, per far sì che possano proseguire le modalità di utilizzo e i percorsi di autonomia che sono sempre stati oggetto di particolare attenzione in via Vivaio” ha specificato Scavuzzo. Diverse aule, inoltre, verranno utilizzate come laboratori musicali, con la possibilità di spazi per l’attività educativa individuale. Infine, oltre a uno spazio dove allestire la biblioteca, l’accesso alla scuola, “come richiesto, avverrà per tutti gli alunni dall’ingresso principale” ha aggiunto la numero due di Palazzo Marino.
Istanze che nascono dall’ascolto e della volontà di non perdere il modello di eccellenza che la scuola di via Vivaio ha rappresentato e che si vuole continui a rappresentare in futuro. “Non abbiamo motivo di incidere negativamente sull’offerta formativa” aggiunge Scavuzzo. “Anzi. Se possiamo dare un immobile che possa far crescere una realtà così importante, questa diventa un’opportunità di arricchimento”. Un’opportunità che però adesso deve correre. Perché l’obiettivo è completare tutti i lavori entro l’inizio del prossimo anno scolastico e rispettare il cronoprogramma potrebbe non essere così semplice. Questo, tra gli altri, è il dubbio più grande che continua ad aleggiare sopra le teste dei genitori e docenti che assistono al dibattito in aula.
Ma anche se i lavori venissero completati per tempo, restano sul tavolo ben altre questioni. “Mio figlio soffre si una forma di autismo ad alto funzionamento e ha grandi problemi di adattabilità – spiega Federica, mamma di A., uscendo da Palazzo Marino -. Se anche avesse cominciato il suo percorso in viale D’Annunzio, oggi avrebbe lo stesso problema al contrario, a spostarsi in via Vivaio. L’ambiente è una cosa unica con il progetto educativo e ha senso se è lì, in quello stesso luogo. Mi chiede se i muri saranno dello stesso colore e se gli alberi saranno nella stessa posizione. E io non so più cosa rispondergli”. L’unica cosa, forse, è che salvo stravolgimenti dell’ultimo minuto, almeno il nome rimarrà lo stesso: “la denominazione di una scuola – ha infatti spiegato Scavuzzo – cambia solo su richiesta dell’istituto. Per il Comune oggi cambia solo l’indirizzo”.