«La donna che ha una disabilità condivide con le altre donne la mancanza di pari opportunità nella scuola, nel lavoro, nella società, e deve confrontarsi anche con tante altre barriere che ne limitano la partecipazione alla vita sociale e il godimento dei diritti e delle libertà fondamentali»: a dirlo è Silvia Cutrera, vicepresidente e responsabile del Gruppo Donne della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), alla vigilia della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne di domani, 25 novembre, aggiungendo che «essere donna e con disabilità determina due dinamiche di esclusione, provocando un effetto moltiplicatore sulle disuguaglianze, che rende appunto la donna con disabilità più discriminata delle altre».
Anche quest’anno, dunque, come già in passato, la FISH sarà in Piazza della Repubblica a Roma, nel pomeriggio del 27 novembre, per partecipare alla manifestazione nazionale contro la violenza sulle donne promossa dall’organizzazione Non Una Di Meno: «Andremo in piazza con le nostre rivendicazioni – spiega Cutrera -, denunciando quell’effetto moltiplicatore che per le donne con disabilità si traduce in minori opportunità di studio, lavoro, salute, accesso alla giustizia, e di maggiore esposizione in termini di abuso e violenza sul proprio corpo e sui singoli aspetti legati alla sfera sessuale e riproduttiva».
Redazione Superando
Alla seconda edizione di VERA (VERA 2: ove VERA sta per Violence Emergence, Recognition and Awareness, in italiano “Emersione, riconoscimento e consapevolezza della violenza”), ricerca svolta qualche tempo fa dalla stessa FISH, fa riferimento Vincenzo Falabella, presidente della Federazione, ricordando che «da tale indagine era emerso come il 62,3% delle donne con disabilità intervistate avesse dichiarato di avere subìto almeno un abuso nel corso della propria vita, andando dalla violenza psicologica, riscontrata nella metà dei casi, a quella sessuale, che coinvolgeva circa una persona con disabilità su tre. In tanti altri casi, poi, erano venuti alla luce atti di violenza fisica ed economica».
«Come FISH – sottolinea ancora Falabella – il nostro compito quotidiano, e non solo in ricorrenze come il 25 novembre, rimane quello di stimolare e informare, raccogliendo e diffondendo quei dati volti a promuovere la consapevolezza rispetto alle discriminazioni, per far sì che vengano adottate politiche e strategie adeguate, in linea con atti internazionali come la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità. Servono leggi, norme, risorse, strategie politiche, oltreché sanzioni adeguate, per combattere abusi, discriminazioni e violenze contro tutte le donne e, per ciò che riguarda la nostra mission, verso tutte quelle che hanno una disabilità».
«Serve soprattutto una politica di prevenzione – conclude Cutrera – a partire dalle scuole, e in tutti i luoghi dove si fa comunità e aggregazione sociale. È proprio quello che come FISH abbiamo ribadito ai Senatori italiani quando il 10 giugno scorso siamo stati ricevuti in audizione a Palazzo Madama presso la Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere [se ne legga ampiamente anche sulle nostre pagine, N.d.R.]. Quegli stessi concetti che sono alla base della lotta contro tutte le discriminazioni, che la nostra Federazione porta avanti dentro e fuori le Istituzioni sin dalle sue origini». (S.B.)
Per ogni altra informazione e approfondimento: ufficiostampa@fishonlus.it (Gaetano De Monte).
Per approfondire ulteriormente la questione riguardante la violenza nei confronti delle donne con disabilità, e in generale il tema Donne e disabilità, oltre a fare riferimento al lungo elenco di testi da noi pubblicati, presente a questo link, nella colonnina a destra dell’articolo intitolato Voci di donne ancora sovrastate, se non zittite, suggeriamo la consultazione, nel sito di Informare un’h, delle Sezioni La violenza nei confronti delle donne con disabilità e Donne con disabilità.