Hanno aspettato di avere notizie a settembre, poi sono arrivati ottobre e novembre, ma nulla.
di Daniela Corneo
Molti bimbi disabili ancora aspettano di poter fare i corsi di nuoto della Uisp all’interno dei gruppi, già avviati, di loro coetanei. Da qui la denuncia di alcune famiglie: «I nostri bambini vengono sempre lasciati per ultimi. Dov’è l’inclusione per loro? Mentre tutti i bambini dopo la scuola possono contare su attività diverse, ai bimbi con disabilità vengono offerte poche attività e con altri bimbi disabili, quando non da soli. Non ci resta che pagare una baby sitter».
Una realtà unica
Barbara ha una figlia con sindrome di Down che negli ultimi anni, spiega la madre, aveva acquisito buone competenze in acqua e di autonomia in spogliatoio: «Ma non la mettono nel gruppo, mi hanno proposto solo lezioni individuali in orari impossibili o di spostarmi lontana da casa. Non si trovano gli istruttori in appoggio ai titolari dei corsi che seguano i disabili fuori vasca». Ma non è l’unica che ancora sta aspettando. E nonostante questo i genitori dei bimbi disabili riconoscono che «la Uisp è l’unica realtà che li ha sempre accolti in città», perché, come spiega Barbara, «non ci sono altre palestre o piscine che facciano progetti di inclusione, cosa grave per Bologna». «Le persone disabili le accogliamo solo noi, altri enti non le accolgono nemmeno», rivendica il segretario generale della Uisp Fabio Casadio. Che però ammette la difficoltà del momento: «Il Covid ha decimato il numero di istruttori, con la chiusura prolungata delle strutture molti, in genere studenti universitari o persone che insegnavano dopo il lavoro, hanno cercato altro di più stabile. Siamo in difficoltà a coprire i corsi». E i disabili, che vanno seguiti da persone idonee e con tempi loro consoni, sono i più penalizzati dalla situazione.
Il 35 per cento degli istruttori non c’è più
Il responsabile nuoto della Uisp, Luca Baldassarre, che segue i progetti sulla disabilità, alza le braccia affranto: «Dopo il lunghissimo periodo del Covid, una decina di istruttori se ne sono andati, vale a dire quasi il 35% per noi, è stato tragico. Anche perché erano formati, avevano esperienze anche di 15 anni e con i bimbi disabili non puoi mettere chiunque. Alla Uisp, almeno, non mettiamo chiunque, servono persone con la formazione giusta e, va detto, al di là della percezione delle famiglie, non tutti i bimbi con disabilità sono adatti al gruppo o possono stare nel gruppo senza avere un proprio istruttore fuori vasca, soprattutto dopo i lunghi mesi di lockdown che hanno subìto». In ogni caso il problema c’è: «Capisco la frustrazione dei genitori, quando chiedo di pazientare, ma se non abbiamo gli istruttori non possiamo farci niente. Ci stiamo lavorando: nell’arco di qualche mese ne riesco a mettere in formazione alcuni. Sarebbe importante che in città non fossimo l’unica realtà che accoglie i disabili, se ce ne fossero altre riusciremmo a dare una riposta adeguata a questi bambini».
Toccherà al sindaco Matteo Lepore dimostrare che Bologna può essere progressista, come ripete sempre, anche nello sport per i disabili.