Accolte alcune delle richieste delle associazioni. FISH: l’obiettivo è la vaccinazione per tutti i disabili
FISH Lazio, nel febbraio scorso, aveva chiesto alla Regione Lazio di anticipare le vaccinazioni per i disabili contro il Covid19 (ne avevamo parlato qui). Ora la Regione ha diffuso, con una nota della Direzione Regionale Salute e integrazione Sociosanitaria, le «ulteriori indicazioni ad interim per la vaccinazione anti SARS-cOv-2: disabili gravissimi ai sensi del Decreto del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali del 26 settembre 2016».
Una buona notizia
Come spiega FISH Lazio sul proprio sito (qui l’articolo completo), le persone con disabilità gravissima ai sensi dell’art. 2 del Decreto Interministeriale 26 settembre 2016, potranno accedere alla vaccinazione attraverso la chiamata diretta e attiva da parte delle ASL, che dovrà garantirla anche al principale cargiver. È inoltre prevista la vaccinazione di genitori, caregivers e conviventi dei minori di età inferiore ai 16 anni, che potranno prenotarsi attraverso il numero 06164161841 (dal lunedì al venerdì dalle 7:00 30 alle ore 19:30), comunicando il codice fiscale del minore.
Secondo la Federazione, «il Lazio con questo cambio di marcia si dimostra la prima Regione in Italia ad uscire dalla stretta logica della vaccinazione “per singole patologie” e per codice di esenzione, che sta suscitando numerose difficoltà». Le attuali procedure, infatti, creano difficoltà da un lato «a tutte quelle persone con disabilità che non rientrano nei codici elencati dai provvedimenti regionali, e che di fatto rimangono escluse dalla campagna di vaccinazione, dall’altro, a coloro che hanno compromissioni di salute che comportano un elevato rischio vita in caso di contagio, per i quali non è prevista la prenotazione, ma l’attivazione da parte dei servizi sanitari». È una cosa positiva anche il fatto che le figure assistenziali siano incluse nei gruppi delle persone da vaccinare.
Nel frattempo, il Ministero della Salute ha scritto alla FISH e alla FAND (Federazione tra le Associazioni Nazionali delle Persone con Disabilità), promettendo che «una volta completata la vaccinazione del personale sanitario, del personale operante e degli ospiti nelle strutture residenziali assistite e delle persone con età superiore agli 80 anni… si procederà a dare priorità ad alcune categorie di cittadini affetti da specifiche patologie valutate come particolarmente critiche», tra cui le persone con sindrome di Down e con disabilità fisica, sensoriale, intellettiva, psichica di cui all’art. 3, c. 3 della legge 5 febbraio 1992, n. 104.
Il ruolo delle associazioni
Le associazioni hanno dunque ottenuto un risultato positivo, anche se il loro impegno non finisce qui: come ricoda la FISH, infatti, «n questa fase sarà in ogni caso indispensabile l’azione di monitoraggio in merito alla concreta attivazione da parte delle ASL territoriali e dei Centri specialistici». Inoltre sarà necessario «capire in breve tempo quali modalità di somministrazione dovranno essere previste per le persone non autosufficienti, che non hanno la possibilità di uscire dal proprio contesto abitativo e per i residenti in strutture residenziali, rispetto ai quali non sono ancora state programmate misure uniformi di intervento».
FISH ha cinoltre ribadito che il proprio obiettivo è che venga estesa «la protezione vaccinale a tutte le persone con disabilità, indipendentemente dalla singola condizione di disagio».