Sul sito di Iacopo Melio, sovraimpressa sulla fotografia, c’è una frase che dice molto: «Io non sono la mia carrozzina, così come nessuno sarà mai il suo paio di scarpe.
Ognuno di noi è le proprie abilità, non le proprie difficoltà». Da quando nelle regionali, con 11.233 preferenze nella lista del Pd, ha surclassato nel collegio Firenze 1 gli avversari, i giornali pubblicano su Iacopo biografie accuratissime: altezza, peso (25 chilogrammi, sì avete letto bene); famiglia (babbo operaio, mamma insegnante e una sorellina di 13 anni); studi (laurea in Scienze politiche, 103 su 110); l’impegno per i diritti civili; i tre libri pubblicati; il Cavalierato, su motu proprio del presidente Sergio Mattarella («per il suo appassionato contributo alla causa dell’abbattimento delle barriere architettoniche e degli stereotipi culturali») e altro ancora.
Lui si schermisce e, nella video–intervista on line con Avvenire, si mostra per quello che è: un 28enne dal sorriso facile e dalla spiccata autoironia («Lo slogan della mia campagna elettorale? Un salto avanti») capace di affrontare ogni impresa, piccola o grande, senza farsi condizionare dalle limitazioni fisiche che una patologia rara (la sindrome di Escobar, che causa rigidità articolari e altri seri impedimenti) gli impone dalla nascita. Dopo l’exploit elettorale, c’è chi pronostica per lui un posto da assessore nella costituenda giunta di Eugenio Giani.
«Non ci penso, onestamente. Ciò che conta è poter contribuire alla politica regionale, alla quale porto in dote l’esperienza di questi anni come attivista, iniziata con la campagna di sensibilizzazione #vorreiprendereiltreno, poi diventata una Onlus».
Come è riuscito a entrare in contatto coi potenziali elettori?
Ho fatto una campagna “telematica”, collegandomi da casa, dove sono “rinchiuso” prudenzialmente da marzo per via dell’emergenza Covid. Mi hanno supportato centinaia di amici e volontari di Firenze col volantinaggio. Ma era un terno al lotto, in un collegio ostico e contro avversari ben rodati in politica. Poteva andare benissimo o malissimo. Per fortuna, è andata bene. Evidentemente, il mio attivismo ha seminato qualcosa di buono.
Quale apporto conta di dare alla politica?
Quando mi è stata proposta dal Pd la candidatura, con una battuta ho detto: accetto, a patto che non mi facciate parlare di disabilità… Ecco, io non sono “il disabile che si candida per i disabili”, sono prima di tutto una persona e credo che una sensibilità “inclusiva” debba appartenere a tutti, non solo a chi vive certe situazioni. Il mio programma elettorale riguarda la difesa dei diritti di tutti, non solo delle persone con disabilità. Cerco di entrare in empatia con le persone: molti erano meravigliati dal fatto che ascoltassi i loro problemi, anziché parlare di me.
Da quali istanze pensa di partire?
L’ambiente, ad esempio: mi piacerebbe piantare un albero per ogni cittadino toscano, ossia 3 milioni e 700mila, come sta facendo la Regione Emilia Romagna con Stefano Bonaccini. E insieme al presidente Giani pensiamo a strumenti per favorire parità e uguaglianza. Vorremmo consentire alle famiglie con redditi sotto i 40mila euro di poter affidare i bimbi agli asili senza costi. E c’è l’accessibilità al trasporto pubblico, sostenibile ed ecologico, tema su cui sono impegnato da anni: in Emilia ora è gratuito fino a 14 anni, noi vorremmo alzare quel tetto a 25 anni.
Lei prende spesso a modello la giunta dell’Emilia Romagna. E condivide con giovani politici come Elly Schlein l’impegno per i diritti civili.
In campagna elettorale mi dicevano: finalmente una Elly anche in Toscana ( Melio sorride). Non è un fattore generazionale: il Pd, ad esempio, ha candidato in Europa il medico dei migranti Pietro Bartolo. Penso che sia importante che qualcuno, nelle istituzioni e in politica, dia voce a chi non ha voce o non riesce a esercitare i propri diritti. La mia vita, il mio impegno politico sarà sempre in questo senso.
Cosa ne pensa del movimento delle Sardine? Molti di loro, nell’ambito fiorentino, sono miei amici. E sono stato l’unico candidato del Pd che hanno sostenuto alle Regionali. Le polemiche non mi interessano: in Emilia Romagna hanno dato un contributo importante alla vittoria di Bonaccini. E contrastano l’odio e l’intolleranza. Per questo hanno la mia stima.