La protagonista di questo video esclusivo di TPI si chiama Simona.
Una bella, dolcissima ragazza che, malgrado sia priva della vista e dell’udito, ha imparato a comunicare attraverso la pelle della mano sinistra. Sono le persone come lei, quelle che non si arrendono mai, che cambiano la storia. Quelle che rendono il mondo un posto migliore anche per noi. Eroi quotidiani che ci circondano silenziosamente, spesso senza che neanche ce ne accorgiamo. Unendo il proprio immenso coraggio a quello del papà Michele e della mamma Antonietta, Simona è riuscita a scavalcare la terribile barriera che rischiava di isolarla per sempre da tutto e da tutti. E si è ripresa la sua vita.
Così, il 13 luglio scorso, nell’ambito di un’iniziativa promossa dall’infaticabile “Lega del Filo d’Oro”, Simona è andata con i suoi in un paese dell’Irpinia molto speciale: Monteverde. Una località che si è consacrata all’abbattimento di ogni barriera architettonica e psicologica, dove Simona ha visitato il museo che si vede nel video, dedicato alla donna nella civiltà contadina, situato all’interno della maestosa rocca medievale che domina il borgo.
Passo dopo passo, suo padre le ha descritto tutto quello che la circondava, “suonando” con la punta delle dita sul palmo della mano di sua figlia, come sui tasti invisibili di un pianoforte. La sensibilità della pelle si è sostituita alla vibrazione della voce. “Intus et in cute”, dicevano gli antichi romani, per indicare qualcosa che sentiamo davvero nel profondo: “dentro e nella pelle”. Ed è così che comunica Simona: immersa nel silenzio, eppure circondata da una musica che soltanto lei è in grado di udire.
Questa tecnica è conosciuta come “metodo Malossi”, dal nome del geniale inventore, e prevede che ciascun punto del palmo della mano e delle dita (generalmente si utilizza la mano sinistra), corrisponda a una lettera. Ne nasce un vero e proprio dialogo, che scorre attraverso la parte più sensibile del nostro corpo, e che possiede sfumature che probabilmente nessuna lingua parlata potrà mai eguagliare.
Monteverde, vincitore del prestigioso “Access City Award 2019”, assegnato dall’Unione Europea al miglior progetto nel campo della disabilità, sta impartendo a tutti una lezione fondamentale: sta dimostrando che il concetto di inclusione deve superare i limiti angusti delle “strutture dedicate” e che è il mondo stesso, città per città, che deve cambiare e rendersi accessibile.
In questo senso, l’esempio del piccolo, ma agguerritissimo centro irpino, membro fra l’altro dei Borghi più belli d’Italia, è esemplare. “Grazie a un rivoluzionario sistema interattivo che abbiamo brevettato, i non vedenti e i non udenti possono muoversi liberamente per il paese e persino lungo alcuni itinerari naturalistici”, spiega con comprensibile orgoglio il vice sindaco, Tonino Vella, insegnante di sostegno: “Il successo dell’iniziativa è stato immediato, e ha dimostrato, anche sul piano turistico, che la disabilità non va vista nei termini primitivi di un limite, ma come una risorsa”.
Francesca Dati, referente della Lega del Filo d’Oro per la Campania, spiega: “Non vedere e non sentire sono sicuramente premesse per un isolamento assoluto, eppure c’è chi riesce a superare barriere così grandi. La Lega del Filo d’Oro aiuta le persone colpite da queste difficoltà, crea sinergie, e cerca di individuare in ciascuno le sue specificità e potenzialità per metterlo nella condizione di esprimersi al meglio. È un lavoro di gruppo, un lavoro dove alla base di tutto ci dev’essere sodalità, partecipazione, passione per l’altro come parte di sé. L’inserimento e l’integrazione sono possibili. Occorre però informare, lavorare in maniera capillare sul territorio, sensibilizzare la gente e le Istituzioni a temi che devono essere al centro dell’attenzione in una società che voglia davvero definirsi civile. Dare la possibilità di sentirsi circondati da un mondo accogliente, a persone che vivono uno stato di isolamento così severo, è possibile: e dunque farlo diventa un imperativo. La scoperta della realtà di Monteverde è stata una gioia. Non solo siamo stati accolti con vera cordialità dal sindaco Francesco Ricciardi e dal vicesindaco Tonino Vella, ma dall’intera comunità. Nella piazza del paese ci hanno dato il benvenuto gli aromi della lavanda e del rosmarino, essenze preziose sul piano sensoriale. La mancanza assoluta di barriere architettoniche per entrare in un bar o in un ristorante, l’accessibilità totale del meraviglioso castello, sono tutti elementi che provano come sia facile – quando se ne comprende l’importanza e se ne ha la volontà – rendere il mondo un posto piacevole per tutti. L’Organizzazione Mondiale della Sanità afferma che il livello di disabilità non dipende dalla gravità delle patologie, ma dalla sensibilità del mondo che circonda chi ne è portatore. Ed è una grande verità.”
In poche parole, non è affatto vero che esistono le barriere: le uniche barriere, siamo noi. Grazie di cuore Simona, a te ed ai tuoi genitori, perché il vostro coraggio e l’amore che mettete in quello che fate, insegnano a tutti quanto sia bella e preziosa la vita.