Il lavoro degli “angeli custodi” durante il Coranavirus

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Cento “angeli custodi” per 190 bimbi veneziani con disabilità sensoriale. Non sono accudienti, non sono prof, non sono insegnanti di sostegno.

Tecnicamente si chiamano “assistenti alla comunicazione”, al secolo “lettori “. Ma con il susseguirsi della tecnologia si sono evoluti anche loro. E il Covid -19 è stato solo l’ultimo degli ostacol i affrontati: non si sono mai fermati, neanche in questi mesi di emergenza pandemica sperimentando nuove vie di didattica a distanza.

“In ogni ambito dell’attività dell’Ulss 3 Serenissima – sottolinea il Direttore Giuseppe Dal Ben – l’emergenza Coronavirus ha portato a nuove sfide e a nuove soluzioni. Si è confermato che conoscere il linguaggio braille e la ‘lingua dei segni ‘ non basta per supportare bambini e ragazzi ciechi, ipovedenti e sordi, per i quali talvolta sono presenti anche altre disabilità. Le hanno capito bene gli specialisti  che da anni nella nostra Azienda sanitaria li sostengono a casa, a scuola e presso il Centro Servizi Disabilità Sensoriali dell’Ulss 3. E non si sono fermati nemmeno davanti alle restrizioni imposte  dall’epidemia”.

Sono educatori professionali, psicologi, pedagogisti, laureati in lingue, logopedisti e molti altri professionisti entrati, con ruoli e competenze diverse, a far parte del Servizio di assistenza scolastica integrativa coordinato dal Centro Servizi Disabilità Sensoriali. “La specificità del lavoro è data dalla metodologia di intervento – spiega Maria Cristina Tonini, coordinatrice del servizio -.

Le competenze degli operatori vanno ben oltre alla conoscenza del codice Braille o della Lis. Hanno infatti il compito di affiancare e guidare con metodo i minori con difficoltà sensoriali nel loro percorso scolastico, facendo sì che possano via via affrontare il loro deficit visivo o uditivo, rendendosi sempre più autonomi e indipendenti.

Ciò avviene, oggi più che mai, anche mediante l’apprendimento di specifiche tecnologie informatiche: per quanto riguarda chi ha dei deficit visivi, per esempio, fino ad una decina di anni fa c’era un enorme lavoro di trasposizione dei testi rieditati con caratteri ingranditi o trascritti in Braille. Ora invece il materiale cartaceo continua ad essere utilizzato soprattutto alla scuola primaria, mentre alla scuola secondaria si entra con il pc, con i testi digitali, gestendo al meglio i libri al pari dei propri compagni, mediante ad esempio l’ingrandimento dei testi stessi a video o utilizzando una sintesi vocale o la barra Braille”.
Ed è un servizio a chilometro zero, perché la maggior parte delle volte qui si produce anche il materiale didattico. Si fabbrica e si opera assistenza con materiale autoprodotto: nel Laboratorio tiflotecnico, ad esempio, prendono vita libri di testo e materiale su supporto digitale per chi ha deficit visivi.

Per i 195 bimbi seguiti nel Veneziano le barriere in classe sono spesso grandi ma anche semplici da risolvere. Per facilitare la comprensione di un bambino sordo, ad esempio, a volte basta suggerire al docente di spostarsi dal controluce per permettere al bambino di vedere meglio il suo volto, aiutandosi anche con la lettura del labiale. Altre di tagliarsi la barba per rendere più comprensibile, anche qui. il movimento delle labbra. Altre ancora di abbondare con il rossetto per facilitare la comprensione delle parole. “Tra i tanti nostri compiti c’è quello di dare queste semplici indicazioni alla scuola: consigliare dove è meglio posizionare il bambino all’interno dell’aula, suggerire, conoscendolo bene, quali sono i suoi punti di forza, quali le cose che vanno invece monitorate e verificate con attenzione, quali gli aspetti della comunicazione che vanno potenziati. Vale sempre come presupposto per la nostra comunicazione con i minori con una disabilità sensoriale: se vedo o sento male rischio di non comprendere un concetto anche semplice. Come operatori dobbiamo essere in grado di porre le giuste domande per capire se davvero ciò che è stato spiegato in classe è stato compreso. Talvolta il timore di essere giudicati non all’altezza, il desiderio di essere come tutti gli altri, porta bambini e ragazzi a rispondere comunque ‘Sì ho capito’ al docente”. E allora i lettori prima della lezione: “Maestra mi dica parole e concetti nuovi che utilizzerà durante la spiegazione che preparo una mappa concettuale o degli esempi per i termini nuovi e più complessi”. E durante la lezione, “Maestra rallenti nella spiegazione e si assicuri che le parole che sta usando non siano nuove”.

“Il nostro servizio –  spiega il dottor Mario Zotta, a capo dell’unità operativa Disabilità e non autosufficienza  – ha anche il compito di coordinare le risorse e di interfacciarsi con scuole e famiglie. Il primi contatti vengono presi al Centro per conoscere la famiglia e comprendere quali siano le necessità e le esigenze dei bambini. Tutto ciò avviene in contatto costante con i servizi di Neuropsichiatra infantile di riferimento presenti sul territorio, con i quali ci si coordina per individuare insieme il percorso migliore da far intraprendere al bambino” .
I minori seguiti dal Servizio di assistenza scolastica integrativa vanno dai 3 ai 20 anni. Viene gestito dall’Ulss 3 in convenzione con la Regione, garantendo il servizio nell’intera provincia veneziana, da lle Isole di Venezia a San Michele al Tagliamento a Chioggia. Ogni operatore segue da uno a tre ragazzini, da un minimo di 8 a un massimo di 12 ore settimanali.

Dopo il primo disorientamento del lockdown, che ha rarefatto e poi sospeso anche le attività a domicilio, l’organizzazione si è raffinata a distanza, adattandosi e sopravvivendo al Covid con strategie innovative.
Gli operatori in molti casi hanno prima chiesto alle scuole e poi ottenuto il permesso di essere presenti prima durante e dopo le videolezioni. Superate le prime difficoltà, i miglioramenti nell’apprendimento ci sono stati. gli assistenti alla comunicazione collaborando con i prof hanno come sempre predisposto materiali riferiti ai contenuti delle lezioni. “A volte basta chiedere ai compagni di spegnere i propri microfoni, le lavastoviglie in funzione, le lavatrici, la tv a basso volume in sottofondo durante i collegamenti. Sono rumori che per noi talvolta non risultano neppure percepibili, ma che diventano disturbanti e fastidiosi per chi sente attraverso un apparecchio acustico. La qualità di ciò che un bambino o ragazzo sordo sente è fondamentale: se c’è un continuo disturbo dato dal fruscio di fondo, alla fine della lezione resta sola la fatica dell’ascolto e un gran ronzio in testa: pensiamo alla fatica che facciamo noi ad ascoltare una stazione radio mal sintonizzata. L’istinto è di cambiare subito frequenza per poter sentire meglio un suono nitido”.

Immagini, volti, voci, disegni, sottotitoli, gesti: per non rompere il filo quotidiano che li lega a lettori e logopedisti, da pochi giorni i bambini possono usufruire dei video con le loro voci, i loro volti e i loro avatar. Durano 5 minuti massimo, con storie illustrate, ideate e narrate dai lettori. “Li hanno pensati i logopedisti insieme agli operatori e abbiamo avuto riscontro del fatto che sono stati apprezzati anche da bambini con pluridisabilità” dice l’altra coordinatrice del progetto, Chiara Trevisan, perché oltre alle scritte in sovrimpressione con un font ad alta leggibilità (pulito, essenziale, senza orpelli, che si utilizza anche nei casi di dislessia), ci sono segni, immagini, disegni, che vanno a completare in semplicità una moltitudine di linguaggi. Sono visionabili sul canale Youtube nel sito dell’Ulss 3 Serenissima. Il progetto si chiama ‘Regalami una storia’. “Da più parti è stato detto che i bimbi sono spaventati da ciò che troveranno fuori dopo i mesi di confinamento – conclude Tonini –: anche attraverso questi semplici video è nostro desiderio avvicinarci a loro, rassicurandoli via via su quello che è successo e succederà nelle prossime fasi”.

 

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