Regione Lombardia ha promulgato delle linee guida per il riavvio dei servizi semiresidenziali e domiciliari per la disabilità, che potranno riaprire da questa settimana. Soddisfazione dalle realtà del Terzo Settore
Martedì 26 maggio Regione Lombardia ha approvato il “Piano territoriale” per il riavvio dei servizi semiresidenziali e domiciliari per la disabilità dopo lo stop causa emergenza coronavirus. La delibera (DGR 3183 del 26 maggio 2020) risponde a quanto previsto dall’art. 8 del DPCM del 26 aprile, che affidava alle Regioni il compito di promulgare un Piano territoriale” per il riavvio dei servizi semiresidenziali e domiciliari per la disabilità, per la riapertura dopo la Fase 1 dell’emergenza sanitaria.
LE LINEE GUIDA PER LA RIAPERTURA
Dopo avere steso un “progetto di riavvio”, che dovrà essere coerente con le indicazioni e le linee guida regionali approvate, le strutture lombarde potranno quindi riaprire nel territorio lombardo. Tra le misure previste dalla Regione ci sono i test sierologici per tutti gli operatori e gli ospiti delle strutture: in caso di risultato positivoè previsto l’isolamento del soggetto e il tampone immediato. Sono stati, inoltre, messi in evidenza ulteriori punti di attenzione, come la sanificazione degli ambienti e i servizi di trasporto e mensa.
Per l’ingresso degli ospiti nelle strutture è previsto un apposito triage con la misurazione per tutti della temperatura. Inoltre, per le prime 4 settimane di attività si dovrà rispettare un distanziamento di almeno due metri.
CONFRONTO CON ENTI E FAMIGLIE
Le realtà del Terzo Settore esprimono la loro soddisfazione sia riguardo ai contenuti del Piano sia riguardo al metodo di lavoro che ha portato alla sua stesura, frutto di un confronto intenso tra l’assessorato alle Politiche sociali, abitative e disabilità e le rappresentanze degli enti e delle famiglie che si occupano di disabilità. La DGR disegna le condizioni attraverso le quali devono essere riattivati tutti i servizi diurni trovando un equilibrio tra prevenzione del contagio, sostegno alle persone e alle loro famiglie e tutela della loro dignità, dichiarano in una nota Forum Terzo Settore Lombardia, Alleanza Cooperative Italiane -Welfare Lombardia, Anfass Lombardia, Arlea, Ceal, Cnca Lombardia, LEDHA e Uneba Lombardia.
IL COMMENTO DELLE REALTÀ DEL TERZO SETTORE
Così il loro giudizio in merito: Il Piano Territoriale disegna un sistema di servizi nell’area della disabilità centrati sulla corresponsabilità di tutti gli attori (Regione, Enti locali, enti gestori, famiglie, persone) chiamati ciascuno a fare la propria parte collaborando con gli altri avendo come fine quello di offrire quanto di meglio alle persone secondo criteri condivisi con Regione Lombardia centrati sulla sicurezza, gradualità, modularità e personalizzazione. Le persone con disabilità e le famiglie non vengono lasciate sole di fronte a decisione delicate, gli enti gestori non sono lasciati soli di fronte a responsabilità significative.
Non solo quindi le necessarie misure e procedure volte a garantire la sicurezza. Il Piano regionale parla anche e soprattutto di altro, supera standard e abitudini consolidate e apre quei necessari spazi di libertà di azione che, partendo dalle esperienze degli enti gestori e dall’ascolto delle esigenze e preferenze delle persone, permettono di realizzare attività di diverso tipo, in ambienti diversi e anche in orari diversi. Il Piano assicura le risorse economiche necessarie a dare continuità ai servizi e si impegna ad aggiungerne altre per riconoscere i costi aggiuntivi che gli Enti hanno e dovranno sostenere per garantire sicurezza e prevenzione.
Apre, noi ce lo auguriamo, ad una nuova stagione nella storia del welfare sociale lombardo uscendo finalmente dalla logica della relazione di chi acquista e controlla servizi e prestazioni per entrare in un vero rapporto di collaborazione, co-progettazione e co-programmazione, con la volontà di individuare insieme problemi e difficoltà e, sempre insieme, trovare soluzioni e sostegni. L’auspicio è che si possa seguire lo stesso percorso virtuoso anche per i servizi residenziali rivolti alla disabilità e alle altre fragilità (salute mentale, dipendenze, minori) nei quali i profili di rischio legati all’emergenza pandemica e le specifiche organizzative e strutturali sono ben diverse da quelle che caratterizzano l’area degli anziani e delle RSA.