Coronavirus a Napoli, riaprono i centri per i disabili: test a tutti gli operatori

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Garantire la progressiva ripresa dei servizi riabilitativi e sociosanitari a favore delle persone con disabilità, con disturbi del neurosviluppo e neuropsichiatrici, per le persone anziane non autosufficienti e affette da demenze. Questi gli obiettivi di un decreto dirigenziale che rimette in pista, dopo oltre un mese di sospensione, l’assistenza domiciliare e ambulatoriale ai disabili. Il provvedimento è inserito nell’ambito del programma regionale di superamento della fase emergenziale causata da Covid-19.

Il piano è denominato La Campania riparte. La fase di start up è fissata per mercoledì 15 aprile e andrà avanti fino al 31 maggio. Ma difficilmente si riuscirà a rispettare questa data. Prima del rientro in servizio, tutti gli operatori dovranno essere sottoposti al tampone ed è quasi certo che l’avvio slitti di almeno di una settimana. Ci sono da sciogliere anche alcuni nodi relativi ai pagamenti dei centri erogatori. Il programma sperimentale durerà fino al 31 maggio. L’obiettivo è rimettere in moto una complessa macchina che deve tenere conto delle mutate esigenze, dei rischi di contagio e delle necessità di sicurezza del personale.

Destinatari del provvedimento sono le famiglie che hanno in casa malati psichici, disabili, autistici, anziani e cronici assistiti presso strutture pubbliche e private accreditate. Si parla dei servizi di riabilitazione estensiva in regime semiresidenziale e ambulatoriale o domiciliare, riabilitazione specialistica ambulatoriale di recupero e rieducazione funzionale (Fisiokinesiterapia) e di centri diurni per persone disabili, anziani e affetti da demenza. Prevista nel piano anche la riabilitazione polmonare dei malati guariti da Covid-19 e tutt i Setting assistenziali per le aree neurologica cardiologica, respiratoria, ortopedica.

Fondamentale l’osservanza delle misure per la prevenzione del contagio da Sars-CoV-2 e dunque l’utilizzo di mascherine, visiere e guanti da parte del personale, la sanificazione degli ambienti (ogni seduta dura un’ora, 50 minuti dedicati all’assistenza e 10 alla sanificazione) il distanziamento degli utenti, sia in ambulatorio che a domicilio. Il documento potrà essere soggetto a revisione in qualsiasi momento in relazione all’evoluzione della pandemia. La precedenza sarà data ai casi indifferibili e urgenti da individuare nel confronto tra associazioni di categoria e distretti.

Restano i nodi dei contratti e dei pagamenti per i centri erogatori. Fatta salva la mensilità di marzo che sarà pagata per intero (anche per le prestazioni sospese), a partire da aprile (ma si chiede si inizi a maggio) viene riconosciuto solo il 60% di quanto contrattualmente previsto mentre il resto andrà misurato sulle prestazioni che si riuscirà ad erogare. «Apprezziamo lo sforzo della Regione e di De Luca di far ripartire questa fetta dell’assistenza per i disabili – avverte Pierpaolo Polizzi presidente di Aspat – ma il costo fisso per personale e strutture ammonta al 78% del tetto annuo. Tagliare il 40% non ci consente di partire. Riteniamo che i contratti debbano essere pagati per quanto stabilito a inizio d’anno, e le prestazioni non erogate per causa di forza maggiore, spalmate sul 2021 per riassorbire le richieste di quella fetta di utenza che storicamente resta fuori per le lunghe liste di attesa». «Vigileremo soprattutto sulla applicazione delle norme di sicurezza del personale riguardo all’uso dei dispositivi di protezione – conclude Paolo Esposito, presidente della commissione d’Albo dei Fisioterapisti presso l’Ordine delle professioni sanitarie – L’accordo è da noi condiviso e insieme ai colleghi delle altre 18 professioni».

 

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