“La natura non può decidere se essere o non essere buona” ricorda Erica. “Solo gli uomini possono deciderlo” aggiunge Carlotta. E “se decidono di essere buoni allora sono belli” conclude Matteo. Sono i versi del poeta premio Nobel Maurice Maeterlinck recitati dai ragazzi dell’istituto Salvemini. Studenti con disabilità che si mettono in gioco insieme ai compagni di scuola e di altri istituti: oltre cinquanta ragazzi porteranno in scena il 5 dicembre al teatro Betti di Casalecchio, in provincia di Bologna, “Bluebird”. Una lezione sulla bellezza.
La lezione sulla bellezza dei ragazzi disabili del Salvemini: il video commuove
Il video del prologo sta girando su YouTube e ha commosso il web in poco tempo: muove riflessioni e sentimenti, rimodula – dice il preside Carlo Braga – il concetto di “bellezza” facendolo uscire dagli stereotipi culturali consolidati. Il riferimento è al concetto degli antichi che univano in un unico pensiero (e comportamento) bellezza e bontà. “Spetta forse ai giovani ritrovare tali valori, che a noi appaiono oggi perduti, sviliti in un clima sociale sempre più aggressivo” si legge nella presentazione dello spettacolo che riprende un film muto del 1918 trasposizione della fiaba L’uccellino blu di Maeterlinck.
Teatro a scuola che costruisce integrazione tra i banchi. Al progetto hanno partecipato la band musicale dell’istituto Da Vinci e il gruppo video del tecnico Belluzzi. Dialogo tra diversi istituti superiori, dunque, e incontro con la diversità e la ricchezza di sette ragazzi disabili che studiano al Salvemini.
Lo spettacolo avrà come manifesto lo scatto della pluripremiata artista Virginia Zanetti che ha coinvolto gli studenti nel suo progetto-performance artistico “I pilastri della terra” realizzato sui Calanchi di Monte Sabbiuno, luogo dell’eccidio di partigiani.
Il regista Massimiliano Briarava ha lavorato con gli studenti impostando una ricerca sulla bellezza in quattro laboratori creativi di recitazione, sceneggiatura, composizione musicale e canto corale. “La ricerca della bellezza intesa come valore interiore viene fatta dai ragazzi che si fanno spettatori e commentatori del film muto”, racconta. Il senso, dice il preside, è “trasmettere cosa può essere la bellezza da tanti punti di vista. A partire da quello nostri studenti disabili: loro stessi e la loro umanità e capacità di rappresentarsi in maniera condivisibile sono la bellezza”.
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