Giornata europea per la vita indipendente: una “priorità assoluta”

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Il 5 maggio la ricorrenza. A Milano il corteo promosso dal Comitato lombardo e da alcune associazioni, per chiedere finanziamenti per l’assistenza personale, abbattimento delle barriere e pari opportunità. “Le persone con disabilità non siano prigioniere in casa propria, ma neanche bambolotti in istituto”

ROMA – Si celebra il 5 maggio la Giornata europea per il diritto alla vita indipendente delle persone con disabilità. Una “filosofia” che nasce a Berkley nel 1972 dalla prima agenzia per la vita indipendente. Da qui partirono i primi tentativi di autodeterminazione e partecipazione alle attività comuni sociali delle persone con disabilità. Avere una vita indipendente significa un’assistenza autogestita tramite un progetto educativo individualizzato e una somma di denaro gestita in prima persona dal diretto interessato. A sottolineare il valore di questa ricorrenza, è il Comitato lombardo per la vita indipendente delle persone con disabilità, che insieme alle associazioni “Abbatti le Barriere”, “Disabili Pirata” e “ComodalBasso” guiderà l’allegro corteo che attraverserà alcune strade del centro di Milano, accompagnato dalla musica della “Banda degli ottoni a scoppio”. La partenza sarà alle 10 da via 25 Aprile, l’arrivo alle 13 presso a via Gaetano de Castilla, 26.

Tre le richieste principali che gli organizzatori rilanceranno: finanziamenti sufficienti per assumere assistenti personali e norme che li prevedano; investimenti per abbattere le barriere architettoniche e per impedire che ne vengano costruite di nuove; parità di accesso a scuola, lavoro, casa, trasporti, sanità, servizi urbani.

“Questi obiettivi – spiegano i promotori – possono essere conseguiti soltanto assicurando alle persone con disabilità il diritto a una vita indipendente, affinché possano autodeterminare la loro esistenza e fare delle scelte come tutte le persone libere e uguali. Ancora oggi purtroppo le persone con disabilità sono considerate un imprevisto – osservano – Di conseguenza le società e i governi non sono preparati ad accoglierle e mettono a disposizione soluzioni organizzative ancora inadeguate o addirittura ostili. I risultati sono: discriminazione, emarginazione, segregazione, umiliazione e sofferenza. Si può essere segregati in casa propria– affermano gli organizzatori dell’iniziativa – se non c’è un’assistenza personale o gli ausili giusti per poter uscire di casa quando lo si desidera o quando necessità”. Ma è altrettanto “emarginante essere inseriti in qualche residenza, struttura, comunità, perché non ci sono alternative – continuano i promotori del corteo – C’è chi dice che è una questione di costi, ma non è così. È una questione di modo di pensare, di cultura. I costi ci sono, devono esserci, perché i lavoratori vanno pagati. Il problema è: per fare cosa? Non certo per confezionare le persone con disabilità come patetici bambolotti lavati, vestiti e piazzati davanti a un televisore, ma per permettere loro di essere se stesse, di esercitare la propria capacità di autodeterminazione, come ogni essere umano vorrebbe. È un sentiero che tutte e tutti dobbiamo calcare – concludono – sia per solidarietà che per investimento sul proprio futuro: attendiamo al corteo tutte le persone che antepongono la libertà e la dignità umana a qualsiasi altro obiettivo!” (cl)

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