Alessia: la clownterapia come stile di vita

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La giovane tarantina, volontaria da dieci anni, ha cominciato a frequentare il reparto pediatria quand’era alle superiori, stimolata da “Giovani in volo”, il progetto del Csv di Taranto. Ha scritto due libri sulla sua esperienza. E a 27 anni lancia un appello ai suoi coetanei: «Buttatevi, mettetevi in gioco»

Alessia Caffio è una ragazza tarantina di 27 anni, studentessa di farmacia. Soprattutto è una “volontaria della gioia” dell’associazione “Mister Sorriso” onlus di Taranto. «Ho iniziato che avevo diciassette anni, – racconta, – e all’epoca ciò che contava era uscire con gli amici e far tardi il sabato sera. Oggi quel che conta davvero, per me, è andare in ospedale la domenica pomeriggio con il mio naso rosso, il mio camice colorato pieno di buffi personaggi, per dare un po’ di gioia a chi l’ha perduta».

La storia di Alessia è stata raccontata proprio a Taranto dall’attrice sociale Tiziana Di Masi nello spettacolo #IoSiamo; ogni sua rappresentazione, infatti, si conclude con la “storia chilometro zero” dedicata a un volontario del territorio. Nel capoluogo jonico #IoSiamo ha inaugurato, di fronte a oltre 400 studenti delle scuole superiori, il progetto del Csv di Taranto “Giovani in Volo”: da 14 anni i volontari vanno nelle classi portando le loro testimonianze, iniziando così un percorso partecipato con i docenti – se vogliono gli studenti possono anche fare uno stage presso una associazione – che termina in primavera con un grande evento di condivisione generale.

Il cammino di Alessia Caffio inizia nel 2009 proprio con “Giovani in Volo”. «Quell’incontro con Mister Sorriso ha acceso una fiammella dentro di me, anche se – confessa – da sempre avevo il pallino di andare negli ospedali, un ambiente a me sconosciuto perché non avevo mai avuto familiari malati, ma che mi attirava». Alessia frequenta così il corso di formazione di clownterapia dell’associazione per diventare “volontaria della gioia”, anche se per entrare nelle corsie dovrà aspettare la maggiore età. «Me lo ricordo ancora quel 20 dicembre del 2009 – racconta, e gli occhi le si illuminano – quando mi si è schiuso un mondo ed è iniziata la mia nuova vita. Ho indossato per la prima volta il mio naso rosso e sono entrata nel reparto di pediatria dell’ospedale di Taranto».

In quel periodo Alessia ogni sera a casa butta giù nel suo diario quello che ha vissuto in corsia: le gioie, le delusioni, le speranze. Dopo un anno queste pagine si trasformano nel libro Il naso rosso. Un clown in corsia che viene stampato con i soldi di una borsa di studio vinta a scuola; il volume le permette di realizzare il suo primo sogno: acquistare due variopinte aste portaflebo a forma di giraffa per rallegrare la stanza pediatrica del reparto di ematologia.

Alessia (nella foto) si descrive come una ragazza normalissima, con un ragazzo e una vita sociale – «il volontariato mi ha insegnato anche a gestire meglio i rapporti» – anche se poi scopri che, oltre a studiare, è anche istruttrice di nuoto in piscina per i disabili. Quando le chiedi se la sua giornata è fatta di 48 ore, Alessia scoppia a ridere e poi lancia un messaggio ai suoi coetanei: «Donatevi, fate volontariato, non importa quale tipo di volontariato, ma fatelo, insomma, buttatevi e mettetevi in gioco!».

Il suo secondo libro La clownterapia: uno stile di vita nasce cinque anni fa dal convegno “Un sorriso a tutto mondo – Clownterapia e diritto all’uguaglianza” organizzato dall’associazione Mister Sorriso; in quella occasione Alessia spiega come il clown possa rappresentare “un cuscinetto sociale” da adoperare in diversi ambiti, come fa lei in piscina con i disabili per dimostrare come la diversità non sia un limite ma un valore aggiunto. «Io sono sempre Sbirulina Smemorina – spiega Alessia, ora seria – perché la clownterapia è uno stile di vita: se in strada vedo una persona in difficoltà cerco di aiutarla comunque, anche se non indosso il mio naso rosso».

Tiziana Di Masi sul palco di #IoSiamo ha colto il senso profondo della sua esperienza di vita: «Alessia si mette la maschera da clown per levare, anche solo per un momento, la “maschera da malato” a chi incontra in corsia, quella maschera che nessun bambino dovrebbe mai indossare».

Nell’immagine in apertura Alessia Caffio (a destra) e Tiziana Di Masi

http://www.vita.it/it

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