Dai modelli tattili al 3D, il Quattrocento accessibile al Be.Go

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In provincia di Firenze il polo museale dedicato al celebre pittore Benozzo Gozzoli ha reso fruibile il suo patrimonio artistico prima ai ciechi e ipovedenti, poi ai malati di Alzheimer. Ora punta alle persone sorde, con disabilità intellettiva e disturbi dello spettro autistico

FIRENZE – Entrando c’è lui. Il suo busto in terracotta svetta imponente. Il volto esprime sicurezza, autorevolezza. Lo sguardo è intenso. Però dolce, delicato. Eccolo Benozzo Gozzoli, Benozzo di Lese di Sandro, professione pittore, uno tra i più rappresentativi e prolifici artisti del Quattrocento italiano. Entrando nel suo museo, il museo Be.Go a Castelfiorentino, puoi incontrarlo in questo ritratto di terracotta. Puoi avvicinarti, puoi toccarlo, puoi conoscere i dettagli del suo viso, il naso aquilino dei fiorentini, le labbra strette e sottili, la fronte spaziosa. Si fa conoscere anche dal pubblico dei non vedenti, che possono toccarlo con i polpastrelli, sentire la sua pelle trasformata in scultura e posizionata all’ingresso di questo moderno edificio, nel centro storico del paese a 30 chilometri da Firenze. Un’area completamente riqualificata, dove prima del 2009 c’erano fatiscenti bagni pubblici, e dove oggi sorgono gli splendidi tabernacoli affrescati dall’artista e le sinopie, disegni preparatori eseguiti con terra rossa in origine proveniente da Sinope, sul Mar Nero. Non un museo qualunque però: la struttura è completamente accessibile. Non soltanto alle persone con disabilità motoria, ma anche ai sordi, ai ciechi, a chi ha l’Alzheimer. Ne parla il numero di dicembre 2017-gennaio 2018 del magazine Superabile Inail. 

“Perché l’arte deve essere davvero patrimonio di tutta l’umanità – spiega la direttrice del museo Serena Nocentini -. E non è soltanto una questione di biglietti da contare e dunque del numero dei visitatori. Il tratto caratterizzante deve essere soprattutto il desiderio di qualificare l’esperienza museale, restituendola a ciascuno nella propria diversità culturale, sociale, sensoriale e cognitiva, come momento di benessere. L’arte è capace di produrre benessere per tutti, anche e soprattutto per le persone con disabilità”.

Una visita guidata per i malati di Alzheimer

Il museo è stato selezionato tra i case study più significativi della Toscana per le soluzioni di avanguardia adottate, con il fine di favorire la piena fruizione del suo patrimonio e del suo territorio di riferimento culturale e artistico da parte di tutti i cittadini, a partire dai residenti. Entrando, si viene subito accolti con entusiasmo e professionalità dalle educatrici del polo espositivo: non c’è soltanto la direttrice, ma anche Stefania Bertini e Alice Vignoli. Sorridono, perché tutto parte dalla predisposizione d’animo. E guidano alla scoperta di questo piccolo grande gioiello artistico nel cuore della Val d’Elsa.

“Benvenuti al Be.Go”, recita la scritta che accoglie i visitatori; inizia poi il percorso. Ci sono i pannelli tattili, un percorso inclusivo per i non vedenti, dove attraverso didascalie in Braille, modelli 3D, disegni a rilievo, si possono conoscere la tecnica dell’affresco, Benozzo Gozzoli e il suo tempo: informazioni utili per inquadrare il pittore all’interno della sua epoca. E poi c’è l’audio per coloro che non leggono il Braille, ma anche per i più piccoli, che riproduce le stesse informazioni. Basta premere un tasto e parte la voce narrante che ti accompagna indietro nel tempo, alla scoperta del Quattrocento pittorico italiano.

Pochi passi più avanti, ecco il primo incantevole affresco, il tabernacolo della Visitazione: maestoso, negli oltre sei metri di altezza. È rappresentata la Cacciata di Gioacchino , il padre di Maria, che mentre si trova a offrire incenso al Signore, viene avvicinato dal sacerdote Ruben che lo allontana dal tempio, biasimandolo per la sua infertilità. La storia dell’affresco si può toccare nella riproduzione in Braille e si può ascoltare dalla voce narrante. Stesso discorso per gli affreschi al piano superiore, dove si può arrivare anche utilizzando un moderno ascensore. C’è il tabernacolo della Madonna della Tosse , con la scena delle esequie della Vergine, a cui partecipa, inginocchiato in primo piano, il committente messer Grazia da Castelnuovo, priore della chiesa di Santa Maria Assunta.

Una visione suggestiva, anche per le persone con Alzheimer che, a partire dagli affreschi, sviluppano emozioni e ricordi. “Quest’opera mi evoca un grande senso di serenità», ha raccontato un’anziana colpita dalla malattia degenerativa, osservando la nascita di Maria nel tabernacolo della Visitazione. E un’altra: “In questo dipinto sono tutte donne, prima gli uomini non si interessavano dei bambini”. Pensieri semplici, ma che significano tanto.

Il progetto del museo accessibile per tutti è stato realizzato grazie a un finanziamento di 300 mila euro da parte della Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze. Nel frattempo all’interno delle sale è stata girata una video-guida in lingua dei segni e sottotitolata che sarà distribuita gratuitamente al desk, i cui contenuti saranno anche in rete nella nuova piattaforma prevista dal progetto. Ancora, novità in cantiere per le persone con disabilità intellettiva e con disturbi dello spettro autistico; infatti il percorso del Be.Go è stato inserito all’interno del progetto nazionale “Museo per tutti” (ideato e realizzato dall’associazione L’abilità onlus di Milano con il sostegno della Fondazione De Agostini), che punta a potenziare il concetto di accessibilità attraverso l’elaborazione di strumenti di facilitazione, futura parte integrante della proposta educativa.

Non solo: fra gli interventi previsti nei prossimi anni, figurano anche quelli legati al rapporto tra il polo espositivo e il paesaggio circostante, con l’obiettivo di valorizzare l’itinerario (circa quattro chilometri) che conduce, lungo la via Francigena, alla cappella viaria della Madonna della Tosse, dove un tempo si conservavano gli affreschi di Benozzo Gozzoli e dove ancora oggi si possono ammirare le sinopie restaurate. «Il concetto di accessibilità – conclude la direttrice Nocentini – è un vero e proprio metodo di lavoro al Be.Go. Vogliamo prenderci cura di tutti i nostri ospiti, instaurando relazioni positive con chiunque entri al museo attraverso l’unicità del nostro patrimonio, affinché ogni visitatore possa accedere e godere delle nostre bellezze”.

Redattore Sociale http://www.redattoresociale.it/

 

 

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