Storia di Ivana, disabile sopravvissuta: 4 figli e un lavoro da 540 euro al mese

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La storia di Ivana. Una sopravvissuta per miracolo insieme ai suoi due figli mentre il terremoto le scuoteva la casa sbriciolandogli i muri. Ivana Bellini 53 anni divorziata da più di dieci anni con 4 figli, ma solo due con lei durante la scossa di terremoto. Lavoratrice socialmente utile del comune di Amatrice la cui struttura è finita in macerie. Operaia disabile, tre interventi con un tumore, l’ultimo tre mesi fa quando è stata operata alla colonna vertebrale per ernia stenosi con l’inserimento di una piastra.
Inviato da desk1
disabile_terremotoIvana nel terremoto perde la casa da 90 metri quadrati, lasciata dai genitori, con il crollo totale delle tramezzature. I due ragazzi uno di 14 e l’altro di 19 anni, finiti con lei sotto la tenda, si sono salvati per miracolo. Gli altri due figli, uno di 23 anni sta a Roma e l’altro 27 anni lavora all’estero. Entrambi sono cuochi. Ivana prova a raccontare quei terribili momenti vissuti con paura ed angoscia soprattutto per la sorte dei due ragazzi mentre dormivano nelle stanze sotto di lei. Ore 3,30. “Ero al primo piano, stavo in camera da letto da sola, gli altri due miei figli dormivano nelle loro stanze.Mi sono svegliata di soprassalto, ho sentito le tramezzature, ed i muri esterni che crollavano ed io mi sono bloccata nel letto. La paura aveva preso il sopravvento. I ragazzi spaventati urlavano, tossivano dalla polvere, ma ero bloccata. Non riuscivo a muovermi. Ma quando ho sentito i miei figli, ho reagito! E sono corsa da loro.
Ci siamo incontrati tra le macerie. La rampa della scala, intralciava il passaggio poiché vi era un tamponatura crollata sopra le scale. Una montagna di pietre che non ci permetteva di passare oltre. Solo scavando con le mani i miei figli, poiché io sono impossibilitata, siamo riusciti a farci spazio. Quindi, siamo andati lenti tra la polvere e le pietre, e mano nella mano, avendo dei problemi fisici, col loro aiuto, sono riuscita a raggiungere l’esterno. Giunti all’aria aperta, siamo andati tutti in piazza Tagnotti.
Li vi erano tante persone altre prese dal panico e dalla paura. Davanti ai nostri occhi vedevamo palazzine sbriciolate a terra. Una scena apocalittica. Da terrore assoluto. Tutti impauriti, ci siamo fatti coraggio tra le tante urla strazianti dei feriti, mentre giungevano i primi soccorsi. Ho pianto tanto. Tremavo.

Ma ora tremo ancora di più non solo per il mio stato di salute, e per aver perso la casa che dovrà essere demolita, poiché totalmente inagibile. Ma anche per la mia difficile condizione di lavoro. Io sono già precaria. Temo di perdere quel poco di lavoro che avevo. Vivo con 540 euro al mese, datomi dalla Regione Lazio, e non so se il terremoto mi avrà portato via pure questo. Sono preoccupata, perché oltre a perdere la casa, dove in cinque ci stavamo benissimo, adesso non sappiamo che fare. Dove andare. I parenti per quanto ci possono aiutare, ma siamo nella tenda, e solo i volontari ci hanno dato una mano.
Su cosa dovrò sperare? Se un giorno riavrò il mio lavoro. Siccome sono l’unica lavoratrice socialmente utile non ancora stabilizzata del comune di Amatrice che ora non esiste più, mi domando se quel lavoro da pochi euro al mese lo riavrò ancora. Chi me lo garantisce? Non so se riavrò una casa. Adesso sono sotto ad una tenda. Ho fatto tanti debiti per portare avanti i miei quattro figli, mentre in pochi secondi, il terremoto ci ha tolto pure quel poco che avevamo. Mio figlio di 14 anni, disabile pure lui, con una patologia (ossessivo compulsiva), avevo fatto tanto per recuperarlo, ma temo che il terremoto possa pregiudicare nuovamente il suo stato di prima. Cosa chiedo? di non perdere il lavoro di prima, oppure la possibilità di avere qualcosa di meglio. Perché adesso sarà veramente dura tirare avanti con 4 figli senza avere una casa. Almeno la dignità di un lavoro, quella vi prego concedetemela”.

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