«Prenda le misure e prima prenoti» Quei musei «vietati» ai disabili

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VENEZIA «Pronto? Buongiorno, vorrei visitare il museo con mia madre che però si muove in sedia a rotelle, è possibile? ». Una domanda secca, veloce. Ma la risposta, nei musei veneziani, è complessa.

Alice D’Este

veneziaQualcuno risponde: «Sì, è possibile muoversi liberamente». Ma è l’eccezione. La maggior parte dei musei chiede prenotazioni, propone imbarazzata visite parziali, consiglia di prendere le misure delle carrozzina o risponde che è «impossibile ». Il caso pubblicato ieri dal Corriere del Veneto delle Gallerie dell’Accademia inaccessibili a causa dei servoscala rotti da mesi e irriparabili perché la ditta che li ha costruiti è olandese e afferma di non doversi occupare della manutenzione, è stato denunciato dal padre di un figlio disabile che se n’è accorto. Ma basta un giro di telefonate veloce tra musei statali, comunali e privati per scoprire che, guasto a parte, l’inaccessibilità è un problema diffuso.

Qualche esempio? A Palazzo Franchetti si accede al primo e al secondo piano ma non alla toilette (al piano ammezzato l’ascensore non arriva) e nemmeno al cortile interno dove per vedere il mosaico si dovrebbero fare tre scalini e manca la pedana; a Palazzo Grimani l’ascensore c’è ma è di dimensioni ridotte perché ricavato tra due calli e bisogna prendere le misure col metro prima di sapere se si riuscirà a salire. Lo stesso vale per il museo di Arte Orientale dove l’ascensore funziona ma lascia fuori dal percorso lo scalone d’accesso. All’Archeologico si entra ovunque, ma utilizzando l’ascensore del museo Correr, che a sua volta è di ampiezza limitata (56cm per 100cm) ed è attivabile solo su «ordinazione». Insomma, più che una visita rasserenante e rinvigorente quella per i musei veneziani, per le persone con disabilità motorie rischia di diventare un calvario. Ci sono anche situazioni in cui la risposta diventa più semplice (e desolante) come nel caso di Palazzo Ducale: è visitabile dai disabili, ma senza le prigioni, senza le sale dell’armeria e senza gli itinerari segreti. Così come accade per la Torre dell’Orologio e il piano nobile di Palazzo Mocenigo, museo del profumo. Al museo di storia naturale, a Ca’ Rezzonico, a Ca’ Pesaro, non ci sono barriere.

«Purtroppo il problema c’è – dice Mariacristina Gribaudi, presidente della Fondazione Musei civici – riguarda quattro strutture su undici, ma c’è. Da quando sono arrivata è diventata una delle mie priorità. I musei veneziani soffrono del fatto di non essere strutture moderne e quindi ogni modifica è legata a permessi speciali ma ci stiamo lavorando, almeno per le strutture in cui è possibile». Il futuro dei musei civici sul fronte dell’accessibilità, infatti, punta prima di tutto a riorganizzare alcuni spazi. «Ci sono zone come quelle delle prigioni difficilmente modificabili – continua Gribaudi – e altre come quelle di palazzo Mocenigo in cui spostare le collezioni significherebbe forse riuscire a prevedere un ascensore così come l’allargamento dell’ascensore del Correr sarebbe possibile. Ho già fatto almeno 8 sopralluoghi a questo scopo». Qualche piccola isola felice c’è. Ed è targata «Peggy Guggenheim collection» e «Fondazione Pinault». Nel primo caso ci sono tre elevatori funzionanti che rendono il visitatore autonomo con un solo «ma»: una sala in cui i lavori per motivi architettonici sono stati impossibili. «Ma quando arriverete basterà avvisarci – spiegano gentilmente al telefono –ci occuperemo noi della vostra assistenza». Punta della dogana e palazzo Grassi? Nessuna titubanza. «Ah, signora, se le serve volevamo informarla che Palazzo Grassi si raggiunge in vaporetto a San Samuele e Punta della Dogana alla Salute se può servirle, così il percorso accessibile è completo».

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