Innovazione e cultura, le startup al servizio dell’arte italiana

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Sempre più giovani aziende puntano sulle nuove tecnologie per rilanciare il patrimonio artistico. Anche i grandi, però, non stanno a guardare

di MARCELLO GELARDINI

155612147-50bd9706-1f10-4d6d-b9e4-5929003aefc3INNOVATORI, istituzioni e mondo della cultura mai come negli ultimi mesi sembrano aver stretto un patto per il rilancio del patrimonio artistico italiano. Perché la tecnologia non serve solo a fare sviluppo; se coniugata nel modo corretto, infatti, può dare una grossa mano al nostro Paese. Non è una novità che l’Italia abbia il territorio con la più alta concentrazione di beni culturali del mondo: monumenti, musei, siti archeologici, luoghi d’interesse storico senza eguali che, però, non si riescono a valorizzare a dovere. È sotto gli occhi di tutti la condizione di marginalità in cui versano molte aree della Penisola – soprattutto nel Mezzogiorno – poco pubblicizzate e di conseguenza quasi sconosciute.

LA TECNOLOGIA FA “PARLARE” I MONUMENTI. Ora, però, qualcosa sembra finalmente muoversi. Grazie alle iniziative che il settore tecnologico sta mettendo in campo per ridare nuova luce all’arte italiana. E proprio App, dispositivi mobile, stampa 3D, realtà aumentata possono dare una mano determinante a questo settore; facendo “parlare” direttamente i protagonisti: i monumenti. Le proiezioni degli analisti ci dicono che, grazie ai contenuti digitali, l’Italia vedrebbe crescere la propria domanda turistica di circa il 10%; con un effetto traino positivo sul PIL e sull’occupazione valutato attorno all’1%. Una strada che, recentemente, ha avuto un ambasciatore d’eccezione; il riferimento è al progetto con cui il Google Cultural Institute ha “virtualizzato” la Valle dei Templi di Agrigento, dando la possibilità a milioni di utenti di viverla in realtà aumentata prima di venire a vederla dal vivo. Un’operazione promozionale che ha però riacceso i riflettori sull’importanza della valorizzazione del nostro patrimonio artistico; una sfida che anche molte giovani imprese locali  sono pronte a raccogliere. Se, però, a muoversi e a fare da apripista è un colosso come Google tutto potrebbe essere più facile. Basta avere gli stimoli giusti.

NASCONO LE STARTUP CULTURALI. Non appare, così, un caso che la proposta di legge per il riconoscimento delle startup culturali, “dormiente” da oltre un anno in Commissione Cultura alla Camera dei Deputati, abbia fatto di nuovo la sua comparsa nell’agenda parlamentare quasi in contemporanea con la presentazione dell’iniziativa “siciliana” dell’azienda di Mountain View. Nel testo si definiscono “culturali” quelle startup – composte come minimo all’80% da under35 – che hanno come obiettivo la “promozione dell’offerta culturale nazionale attraverso lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico”, prevedendo per loro una serie d’incentivi fiscali e strutturali. A partire dal credito d’imposta agevolato, pari al 65% dei costi sostenuti (quota che sale al 75% nel caso di imprese del Sud, con sede in Puglia, Campania, Basilicata, Calabria e Sicilia). La proposta, però, punta anche alla creazione di una piattaforma online ufficiale per la raccolta di capitali – una sorta di crowdfunding statale dedicato esclusivamente ai progetti culturali – da accompagnare a luoghi di incubazione gestiti direttamente dal ministero dei Beni Culturali, per far crescere questo tipo d’imprese.

CONOSCERE L’ARTE TOCCANDOLA CON MANO. Ma le startup culturali, in Italia, già ci sono. In molte regioni sono sorte proprio con l’obiettivo di rilanciare l’arte e il turismo. È il caso di Tooteko, impresa innovativa che ha sviluppato un metodo d’apprendimento basato sul tatto e sull’udito. Un progetto “sensoriale” nato come supporto ai non udenti che, ora, fa un salto di qualità rivolgendosi a tutti. Tooteko è, infatti, un dispositivo che consente di conoscere la storia di un monumento semplicemente toccandolo: un anello hi-tech al cui interno è montato un sensore che legge i tag NFC (Near Field Communication, letteralmente “comunicazione di prossimità”, la stessa tecnologia usata per i pagamenti col cellulare); un sistema che permette all’anello 2.0 di dialogare con un App per smartphone e tablet. Toccando le schede tridimensionali o le riproduzioni dei monumenti – cablate per essere lette da Tooteko e posizionate dove si trova l’opera – ogni volta che si raggiunge un hotspot (riconoscibile grazie a un tasto con codifica braille, il sistema di lettura a rilievo usato dai non vedenti) si attiva una traccia audio, archiviata sull’App, con l’audio-descrizione della parte specifica dell’opera d’arte. In questo modo si potrà conoscere la storia di un monumento nel minimo dettaglio. Una tecnologia a basso costo che può essere applicata a statue, architetture, dipinti, opere di design. Per questo l’obiettivo dei tre giovani fondatori di Tooteko è creare una rete di musei che si aprano al racconto dell’arte che coinvolga quasi tutti i sensi.

IMPARARE LA STORIA GRAZIE ALLA STAMPA 3D. Simile, ma non uguale, è il concetto che sta alla base di Hi-Storia, startup abruzzese che punta sulla stampa 3D come strada per diffondere cultura. Modelli in 3 dimensioni di edifici storici, chiese, opere d’arte dotati di una speciale tecnologia che permette all’utente di accedere a contenuti multimediali su smartphone o su  monitor. All’interno dei modellini, infatti, ci sono dei sensori tattili che attivano video, audio, mappe interattive. Ma Hi-storia è anche un gioco didattico che vuole insegnare ai più piccoli la nostra storia: un tabellone che riproduce la pianta di una città, all’interno del quale bisogna collocare le miniature 3D dei monumenti – a loro volta da comporre, come se fossero un puzzle tridimensionale – seguendo gli indizi multimediali proposti da un’App.
Un’iniziativa dietro cui ci sono due ragazzi- una storica dell’arte e uno sviluppatore informatico – ma che sta creando un network di professionisti, coinvolgendo informatici, insegnanti, comunicatori, storici nei diversi progetti. Un’idea che è partita da Teramo ma che, pian piano, sta contagiando anche altre zone del Paese.

CON LA REALTA’ VIRTUALE SI “ENTRA” NEL BAROCCO. È invece l’arte barocca la grande alleata di Arte Amica, startup di Lecce che ha deciso di proiettarsi nel futuro per ricondurre le persone alle radici della cultura italiana. L’arma utilizzata è quanto di più nuovo possa offrire la tecnologia: la realtà virtuale. Nasce così il sistema di visita immersiva a 360° Amica VR: un visore low cost – costruito in legno (da qui il nome Woodboard, tavola di legno) e da assemblare in pochi passaggi, per adattarlo alle dimensioni del display del proprio dispositivo mobile – e una serie di App sviluppate in Realtà Virtuale, dedicate a singole città del Salento. In questo modo si potrà entrare dentro i monumenti, conoscendone la storia proprio mentre si stanno osservando. Ma i quattro amici che hanno dato via ad Arte Amica non sono nuovi a iniziative del genere. Già tre anni fa avevano lanciato il progetto “Città Amica”, 11 App e oltre 105 punti d’interessi mappati per raccontare in maniera innovativa e multimediale (con audioguide, percorsi, consigli) la provincia di Lecce e le sue bellezze; ogni App una città diversa (vere proprie perle come, ad esempio, Gallipoli, Otranto, Nardò); le stesse applicazioni che oggi si stanno trasformando in realtà virtuale. E pensare che era nato tutto quasi per gioco, con un’associazione per il rilancio del capoluogo pugliese

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