Disabile picchiato. Ileana Argentin: vigliacco non intervenire

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Il recente episodio di violenza ai danni di un disabile in Sardegna, con un video postato sui social, riapre il dibattito sui casi di violenza e discriminazione verso persone diversamente abili, ma anche sull’indifferenza generale che spesso caratterizza questi problemi.

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Salvatore Tropea ha intervistato l’on. Ileana Argentin, deputato e membro del direttivo nazionale della Fish, la Federazione Italiana Superamento Handicap

R. – Sicuramente la paura di essere coinvolti incide moltissimo, però credo che ci sia un’indifferenza negli animi umani vergognosa, nel senso che di fronte ad una persona che ha delle difficoltà, siano queste fisiche – in questo caso parliamo di difficoltà mentali – credo che non intervenire sia un atteggiamento vigliacco e assolutamente scorretto dal punto di vista etico.

D. – Dal punto di vista legislativo, serve maggiore attenzione per la tutela alla sicurezza delle persone disabili e maggiori condanne per chi si rende protagonista di simili episodi violenti?

R. – È già prevista un’aggravante dal Codice penale quando si fa del male ad una persona con disabilità, però io credo che bisognerebbe mettere delle sanzioni più forti. Chi si approfitta dei più deboli va comunque punito. Il gradasso che l’ha picchiato, secondo me, a sua volta era un disabile mentale, visto che ha avuto bisogno di picchiare una persona debole per gratificarsi. Ciò che sconvolge veramente sono tutte le persone presenti che hanno fatto finta di nulla.

D. – Cosa porta una persona che assiste ad una violenza simile a filmare quanto sta accadendo anziché intervenire e poi addirittura pubblicarlo sulla rete quasi come fosse uno spettacolo?

R. – L’indifferenza, soprattutto il distacco da chi ha dei problemi. In questo mondo ormai chi è diverso viene escluso. Siamo tutti omologati nel sistema di uguaglianza e di parità rispetto a valori che sono quelli estetici, di immagine, … Per cui è una tendenza, fa moda: riprendo e mi sento alternativo, una persona in gamba, perché alla fine lo metto sul mio Facebook, avrò un sacco di visite. È la follia! Io non so come giudicare un atteggiamento del genere se non in modo folle. Io non sono una giustizialista, ma questa gente la punirei dal punto di vista etico. Proverei a far capire loro capire cosa significa essere in minoranza in un Paese dove solo chi è alto bello, biondo con gli occhi azzurri ha la meglio.

D. – Cosa fare per sensibilizzare maggiormente l’opinione pubblica?

R. – La scuola. Non c’è altro da fare: a scuola cominciare a parlare della disabilità come un patrimonio e non come un limite, non come una negatività. Penso sia un valore aggiunto; secondo me va spiegato fin da piccini che la disabilità è uno status di vita, non è solo una malattia, non sono soltanto camici bianchi. Ci vuole un’educazione alla diversità.

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