La sottosezione di Roma dell’Unitalsi chiede al neo sindaco pentastellato di dare un segnale. Il presidente Trancalini: «Siamo convinti che l’attenzione alle persone con disabilità sia un segno di grande civiltà soprattutto nella Capitale dove manca il delegato alla disabilità da anni»
di Antonietta Nembri
L’Unitalsi di Roma lancia un accorato appello alla neo sindaca Virginia Raggi perché inserisca nelle priorità della Capitale l’attenzione alle persone con disabilità e in particolare ai bambini. L’appello nasce dai dati raccolti sui bambini disabili a Roma dallo sportello “Roma per tutti”, creato dalla sottosezione Unitalsi della capitale due anni fa.
I dati parlano di un 67% delle famiglie romane con bambini disabili che dichiarano di avere le maggiori difficoltà con le barriere architettoniche che sono una grave piaga della Capitale dove le strade sono inadeguate, come altrettanto inadeguato è il trasporto pubblico. Ma non ci sono solo i bambini «anche gli anziani che vivono soli e le persone senza fissa dimora hanno difficoltà a sopravvivere nella nostra città. Un vero e proprio popolo degli invisibili che vivono nella Capitale» spiega un comunicato dell’associazione.
«Sappiamo bene che il neo sindaco Raggi dovrà affrontare le grandi emergenze che affliggono questa città» spiega Emanuele Trancalini, presidente di Unitalsi Roma, «ma siamo convinti che l’attenzione alle persone con disabilità sia un segno di grande civiltà soprattutto nella Capitale dove manca il delegato alla disabilità da anni».
I dati raccolti dalla sottosezione romana dell’Unitalsi si basano su un campione di 1500 famiglie con bambini disabili che si sono rivolte allo sportello e che hanno bambini con un’età compresa tra gli 0 e i 16 anni.
Ma non ci sono solo le barriere architettoniche. Nei parchi pubblici, prosegue la nota dell’associazione «non esiste nessun gioco accessibile ad un bambino disabile o strutture dedicate. Altro aspetto poco conosciuto è che nei grandi centri commerciali non esistono aree attrezzate o baby parking per bambini disabili, spesso anche nelle grandi multisala cinematografiche». La conseguenza è che il 40% delle famiglie preferisce non fare uscire il proprio figlio disabile e frequenta solo ambienti familiari. Mentre il 20% affronta le barriere architettoniche e la mancanza di servizi.
Inoltre, nell’78 % dei casi si tratta di nuclei familiari monoreddito perché la quasi totalità delle mamme ha lasciato il posto di lavoro per seguire i figli.
Continuando a leggere i dati emerge che il 15% delle famiglie dichiara di avere bambini con disabilità motorie e il 40% con bambini con disturbi della personalità e dell’apprendimento o con problemi di autismo. Delle famiglie intercettate dallo sportello dell’Unitalsi il 20% dichiara di avere grandi difficoltà nell’inserimento scolastico dei bambini, il 35% denuncia di avere problemi nell’ambito più strettamente sanitario dove l’accesso alle cure migliori sembra un percorso difficile per le lungaggini del sistema.