L’appello: “Mascherine trasparenti e più attenzione ai sordi”

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La richiesta per gli enti e luoghi pubblici è arrivato dal clarense Francesco Boldrini che è stato messo ulteriormente in difficoltà dalla pandemia.

La mascherina ci salva la vita, non c’è dubbio. In quest’anno caratterizzato dalla pandemia di Coronavirus abbiamo imparato che non possiamo farne a meno. Indossarla ci permette di evitare il contagio, di proteggere noi stessi e gli altri. Praticamente, è diventata per noi come un indumento di cui non possiamo più fare a meno. La indossiamo in un secondo, ci copre il naso e la bocca e il gioco è fatto. Siamo meno esposti al virus invisibile. E’ molto semplice, ma non per tutti.

L’appello: “Mascherine trasparenti e più attenzione ai sordi”
Francesco Boldrini, sessantuno anni, sordo da quando ne aveva soltanto tre, ha vissuto il periodo più difficile della sua vita. Improvvisamente si è ritrovato a convivere con persone dal volto coperto mentre, fino al sopraggiungere del Coronavirus, era ben abituato a comprendere e a partecipare al dialogo tramite la lettura delle labbra.
Il clarense ci ha raggiunto in redazione e, attraverso la barriera di plexiglass che ha permesso di abbassare la mascherina in sicurezza, ha raccontato le sue difficoltà e invitato tutti a prestare più attenzione (magari trovando soluzioni alternative già presenti sul mercato).

“Per me, così come per tutti coloro che si trovano nella mia condizione o semplicemente ci sento poco è questo un periodo infernale – ha spiegato – E’ necessario che tutti gli enti prestino una maggiore attenzione. La difficoltà è effettiva. Le persone non capiscono subito che se abbassiamo la mascherina o chiediamo loro di farlo non è perché siamo degli incoscienti, ma soltanto in quanto diversamente non riusciremmo a farci capire. Dovrebbe esserci sempre qualcuno con la mascherina trasparente, creata appositamente per questo tipo di problemi. Bisognerebbe indossarla in Comune, in ospedale e anche nei negozi. Io mi reco sempre negli stessi posti perché mi conoscono e sono abituati, ma da altre parti potrebbero non comprendermi”.

Boldrini già in passato era stato in prima linea per abbattere lo scoglio della barriera linguistica e aveva richiesto l’utilizzo della Lis (Lingua dei segni) in Consiglio comunale (utilizzato per le sedute più importanti).
“A Chiari non c’è più lo sportello disabilità in Comune e sarebbe utile poterlo inserire nuovamente così che io, e altri presenti in città, potremmo esprimere le nostre esigenze – ha continuato Boldrini – L’Amministrazione, in passato, ha fornito tante mascherine alla comunità e, magari, se ci fosse stato un confronto, avrebbe potuto donare anche qualcuna di quelle adatte per noi”.

Una famiglia che ama, un lavoro in banca con dei colleghi con i quali va d’accordo, la passione per la bicicletta e tanto altro ancora: Boldrini non è mai stato una persona che si lamenta anzi, si è sempre battuto per i diritti delle persone con disabilità e proprio per questo ha deciso di lanciare un appello: “Ci dovrebbe essere in ogni ente o esercizio pubblico almeno una persona con la mascherina trasparente – ha spiegato – In questo modo, anche per noi, sarebbe più facile capire. E’ doveroso prestare maggiore attenzione alle persone con difficoltà in quanto, a tutti gli effetti, facciamo tutti parte della stessa comunità”.

Inoltre, proprio in queste settimane, è stata presentata una proposta di legge per “Riconoscere la Lingua dei segni italiana (Lis) e della Lingua dei segni italiana tattile (Lis-t), come strumento di inclusione ed integrazione sociale a sostegno delle persone con disabilità uditiva, sordocieche o con deficit di comunicazione”. Incrociamo le dita.

 

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