Il presidente lombardo dell’ENS: i dispositivi comuni non ci consentono di leggere il labiale che per noi è fondamentale per capire
Un esempio fresco di giornata è fornito da Virginio Castelnuovo, presidente della sezione milanese dell’Ente, inviperito: «Ho portato al mio medico una mascherina trasparente e gli ho chiesto di indossarla in modo che potessi capire quel che avrebbe avuto da dirmi. Ma si è rifiutato». Un altro consigliere dell’ENS e sua moglie sono stati invitati, appena entrati in un ospedale, a togliersi la mascherina trasparente e ad indossarne una ordinaria. «E pensare che una mascherina trasparente costa 18 euro, la visiera addirittura 30 euro» spiega Valeria Bollani, segretaria del presidente Corti e interprete di lingue dei segni. Comportamenti forse dettati da una mancanza di sensibilità o conoscenza delle necessità dei non udenti: «C’è chi è più sordo di noi sordi» dice Corti.
Ma il fatto che le mascherine trasparenti non siano ancora certificate sicuramente non aiuta. Anche per questo si innesca un eccesso di cautela che finisce col negare ai non udenti un diritto fondamentale: il diritto di comunicare. «Fatichiamo a comunicare con medici, farmacisti, poliziotti, vigili urbani, con chi lavora negli uffici pubblici, sui mezzi di trasporto: ovunque. Perché ovunque ci imbattiamo in chi non vuole abbassare la mascherina o non ha o non vuole quella trasparente» spiega Amedeo Tommasi, consigliere anziano della sezione milanese dell’ENS. «Abbiamo chiesto al Ministero della Salute e alla Protezione Civile di darci almeno un elenco di mascherine trasparenti certificate per poterle acquistare e, soprattutto, farle acquistare alle Agenzie di Tutela della Salute e alle scuole così che l’assistenza sanitaria e l’istruzione siano pienamente garantite ai non udenti – fa sapere Bollani –. Ma non abbiamo ancora ricevuto risposta. Per noi è come fosse ancora marzo».