C’è chi, per capire gli altri, può solo aggrapparsi alla lingua dei segni e alla lettura del labiale.
Impresa ardua se tutti indossano la mascherina: in questa pandemia i sordi rischiano di essere tagliati fuori del tutto. Anche i bambini e i ragazzi che ieri hanno ricominciato ad andare a scuola. “Ma c’è una soluzione”, dice Martina Gerosa, milanese, urbanista, e sorda. Specializzata in Disability e case management, collabora con associazioni, scuole, aziende e istituzioni varie per abbattere le barriere sensoriali.
“E culturali”, precisa. Ieri, con un post su Facebook, ha illustrato la possibilità di utilizzare mascherine trasparenti: visiere o strisce che lasciano scoperta la bocca, in modo da consentire agli interlocutori di leggere il labiale: “Segnalo a dirigenti e responsabili della sicurezza, come anche del sostegno scolastico, l’esistenza di dispositivi di protezione individuale frutto di lunghe ricerche e sperimentazioni: Smaskera, prodotta da Eccome Comunicare con le immagini, ausili per la comunicazione, che è disponibile anche in versione per i bambini, e Mascherina solidale di Filò – Società Cooperativa, che le realizza anche personalizzandole”.
A Milano c’è un gruppo di lavoro, coordinato da Loredana Bava, che al Pio Istituto dei Sordi si sta dedicando al tema delle “mascherine trasparenti”. M.V.