Mascherine trasparenti, l’aiuto che non basta: “Non riesco a leggere le labbra”, dalla Sicilia una STORIA

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TAORMINA – “Facili da trovare e a prezzi veramente bassi, spesso anche gratuitamente, questa una prima descrizione delle ormai celeberrime mascherine trasparenti a uso dei sordi e di chiunque necessiti di vedere le labbra del proprio interlocutore… o il suo sorriso!

A raccontare la sua storia ai microfoni di NewSicilia.it è stata Sofia (nome di fantasia), una 29enne che – poiché sorda – ha già avuto modo di testare le tanto chiacchierate protezioni per il viso“I prezzi sono abbordabili e vengono prodotte da diverse aziende, sarti e privati le stanno anche regalando e questo dona loro un punto a favore.

Qualcosa di buono pare esserci per questi dispositivi di protezione personale che, in primis, hanno il grandissimo pregio di essere state create ad hoc, su misura per uno specifico scenario in cui la mascherina è obbligatoria, ma fin troppo limitante, letteralmente un ostacolo difficile da superare.

A primo impatto, infatti, la mascherina in questione sembrerebbe rappresentare una svolta, ma il problema sta nelle considerazioni “a freddo”, quelle postume, che vedono il dispositivo come un oggetto che non riesce a soddisfare del tutto le necessità di chi lo utilizza: “Sono utili comunque finché non si appannano, lì non si riesce a leggere il labiale”.

Ecco infatti svelato il problema numero uno delle maschere in nylon o plastica trasparenti: si appannano.

“Ho utilizzato vari ‘stratagemmi’ per cercare di evitare che si appannassero – continua Sofia – ma nessuno di questi ha funzionato. Prodotti di ogni tipo a cui sottoporre la propria mascherina in modo da sfruttarne al meglio le potenzialità: “Ho provato con uno spray anti appannaggio ma niente, ho provato anche a lavare la parte trasparente con sapone neutro, un’altra volta con quello da barba ma ancora niente”.

Ritorna allora la condizione di disagio che porta a chiedersi cosa ne sarà dei tanto amati rapporti sociali“Non tutti i sordi sono segnanti, io ad esempio non conosco la LIS e infatti al momento mi sto aiutando monitorando il volume delle mie protesi acustiche attraverso un’app dall’Iphone. A mali estremi, scrivo sul telefono e faccio leggere il messaggio al mio interlocutore”.

Il lavoro di Sofia è anche abbastanza importante e la costringe a trovarsi a contatto con una decina di persone alla volta per meeting e riunioni“Io vengo da Taormina (Messina) e ho studiato all’Università di Catania, da tre anni mi trovo a Milano per lavoro”, continua a raccontare.

Nonostante quello della mancata comunicazione sia un problema notevole, un altro difetto non passa inosservato agli occhi della giovane: “Queste mascherine non sono certificate, anzi sono considerate presidi civili quindi la protezione che offrono è pari allo zero”.

L’impegno in aiuto dei sordi, però, è molto più di quel che si crede e per questo c’è da ringraziare chiunque si sia interessato a questa causa e far loro dei vivi complimenti, soprattutto perché, alla fine, qualcosa “si muove” sempre:“Alla fine di tutto, però, c’è una bella notizia: alcune persone hanno sperimentato delle mascherine trasparenti certificate mediche che potrebbero essere una svolta per tutti, conclude Sofia, riferendosi in parte anche ad associazioni che hanno origine nel Catanese e che si sono impegnate a creare nuovi dispositivi di protezione trasparenti e dotati di appositi filtri laterali che impediscano l’appannamento e facilitino la comunicazione.

Più degli abbracci, più delle uscite e dei rapporti, spesso durante l’Emergenza Sanitaria è mancata la gioia di vedere un semplice sorriso e a questa si è aggiunta la difficoltà di parlare con chi si trova vicino: “Udenti provate a immedesimarvi, ora più che mai, a un sordo. Informatevi, approfondite, cercate di dar sfogo alla vostra immaginazione e creatività nel trovare delle soluzioni temporanee per comunicare con i sordi. La sordità è una disabilità invisibile ma noi, sordi, non siamo invisibili. Siamo persone, come voi!”.

Fonte immagine alidiporpora.it

 

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