Prima delle mascherine basavano la loro interazione sulla lettura delle labbra. Adesso, con le bocche nascoste da valvole e tessuti, la vita delle persone sorde si è fatta più complicata.
“Da strumento protettivo – afferma Ilaria Galbusera, capitana bergamasca della nazionale pallavolo sordi – le mascherine sono diventate un muro insormontabile”. Chiedere un’informazione per strada o una medicina in farmacia è diventata una faccenda piuttosto complessa. E se l’interlocutore non ha la possibilità di abbassarsi la mascherina le incomprensioni rischiano di diventare anche pericolose.
Una soluzione potrebbe essere l’adozione – almeno negli uffici pubblici – di mascherine trasparenti. Il problema, osserva Mauro Nobile, designer e ideatore di un particolare tipo di mascherina che sta prendendo piede a Voghera, è che le protezioni trasparenti – pur brevettate per un particolare materiale anti-appannamento – è che non sono riconosciute come dispositivi medici e, quindi, mancano di certificazioni e deducibilità dalle tasse.
“Regione Lombardia si è interessata e ha scritto al Governo – ricorda il presidente lombardo dell’Ente Nazionale Sordi Renzo Corti – ma dopo tre mesi siamo ancora in attesa di una risposta”.
di Andrea Lattanzi