La mobilitazione dell’Ente nazionale sordi per non discriminare le persone sorde dall’obbligo di indossare le mascherine come protezione dalla diffusione del coronavirus. Quelle tradizionali non permettono di leggere le labbra, allo studio un prototipo con una finestra trasparente sulla bocca.

«Per le persone sorde l’obbligo di indossare la mascherina rappresenta un problema enorme, perché limita moltissimo la possibilità di comunicare». Loredana Maranghi dal 2017 è il presidente provinciale dell’Ente nazionale sordi. In queste settimane di emergenza sanitaria sono state molte le persone che si sono rivolte direttamente a lei per denunciare disservizi e incomprensioni

Loredana Maranghi (Foto by Fabrizio Radaelli)

«Un nostro socio è entrato in farmacia. Ha chiesto alla farmacista di abbassare per un attimo la sua mascherina perché altrimenti non avrebbe potuto capire cosa gli stesse dicendo, ma non solo non è stato accontentato, gli è stato anche detto in malo modo di allontanarsi di almeno un metro dal bancone nel momento in cui anche lui ha abbassato la sua mascherina per spiegare che era sordo. Purtroppo dobbiamo sperare nella buona volontà e nella gentilezza di chi ci troviamo davanti, perché altrimenti diventa davvero impossibile per noi sordi comunicare».

Anche rispettare il distanziamento sociale rende inefficace la comunicazione con la lingua dei segni.
Per questo motivo è allo studio proprio in queste settimane un nuovo prototipo di mascherina con un’apposita apertura trasparente in concomitanza della bocca, per consentire la lettura delle labbra.

«La Regione Lombardia ci ha informato proprio in questi giorni di questo nuovo dispositivo che deve però essere autorizzato dall’Istituto superiore di sanità – continua Maranghi – Dovrebbe essere inizialmente distribuito ai farmacisti e al personale sanitario e poi potenzialmente a tutta la popolazione, proprio per non escludere dalla comunicazione le persone sorde».

In attesa che le nuove mascherine vengano approvate e poi distribuite anche nel nostro territorio, i 220 soci dell’Ente sordi di Monza e Brianza devono continuare a utilizzare i dispositivi comuni, sperando sulla collaborazione dei cittadini.

«In queste settimane di emergenza Covid non abbiamo potuto contare troppo sulla collaborazione dell’amministrazione comunale – aggiunge Loredana Maranghi – Fin dall’inizio della crisi sanitaria ho chiesto al Comune e all’assessore Desirée Merlini di permettere alle persone sorde di accedere a un sevizio di videochiamata per chiedere informazioni e chiarimenti in merito al coronavirus. Ci hanno detto che il Comune aveva messo a disposizione un numero di telefono per questo tipo di emergenza e che avremmo potuto inviare messaggi. Molti dei nostri anziani non hanno dimestichezza con le tecnologie, per loro una videochiamata sarebbe stata la soluzione migliore. E invece nulla, dal Comune nessun riscontro».

«Il Comune ha attivato il servizio telefonico Noi ci siamo per l’emergenza Covid – spiega l’assessore Merlini – L’informativa è arrivata a tutti i medici di base e i pediatri. Il servizio è stato pensato anche per i sordi, che possono accedere ai numeri a disposizione con un sms, lasciando nome e cognome o anche una mail dove possono essere ricontattati».

 

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