Ora dai capelli è possibile diagnosticare l’autismo, diagnosi rivelatesi esatte nell’81% dei casi

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Per la prima volta, e’ stato sviluppato un test in grado di rilevare i disturbi dello spettro autistico dal prelievo di una singola ciocca di capelli.

A riuscirci gli scienziati dell’azienda newyorkese LinusBio, che hanno pubblicato un articolo sul Journal of Clinical Medicine per rendere noti i risultati del proprio lavoro. Il team, guidato da Manish Arora, ha ideato un approccio accurato all’81 per cento nel diagnosticare l’autismo nei bambini.

L’esame diagnostico valuta la presenza di metalli come piombo e metallo nei capelli, correlati ai soggetti affetti da disturbi dello spettro autistico.

Per effettuare il test, spiegano gli esperti, e’ sufficiente prelevare un campione di capelli e inviarlo a un laboratorio di analisi. Un laser rimuove quindi lo strato superficiale dei capelli mentre un secondo laser piu’ potente effettua misurazioni in ogni centimetro di tessuto. Il filamento viene quindi trasformato in plasma e gli scienziati possono controllare la presenza di sostanze legate all’autismo, come piombo, cadmio, arsenico, zinco e rame.
I risultati vengono inseriti in un programma che rileva il rischio di autismo, sviluppato grazie a un set di dati raccolti in Svezia e Stati Uniti, che comprende informazioni riguardo centinaia di persone.

L’autismo si manifesta in circa 4,5 milioni di individui americani e 700mila britannici. Per le metodiche attuali di diagnostica i medici devono fare affidamento sul comportamento del bambino, per cui e’ necessario attendere i primi anni di sviluppo per stimare il rischio di sviluppare il disturbo. “Questo test – afferma Manish Arora, co-fondatore e CEO di LinusBio – dovrebbe essere utilizzato insieme ad altri metodi, ma potrebbe ridurre notevolmente la finestra diagnostica”. Il metodo e’ stato valutato su 220 neonati giapponesi, e i risultati sono stati confrontati con le diagnosi avvenute quando i bambini avevano circa quattro anni. Stando a quanto emerge dall’indagine, il sistema aveva identificato correttamente il rischio di autismo nell’81 per cento del campione.

I ricercatori stanno pianificando una nuova sperimentazione che prevede una coorte di duemila persone per stimare ulteriormente l’efficienza e l’accuratezza del test. “Saranno necessari ulteriori approfondimenti – osserva Andrea Baccarelli, esperto di scienze della salute ambientale presso la Columbia University di New York City – ma questa tecnologia e’ incredibilmente nuova. L’uso dei capelli e’ davvero innovativo nella diagnosi di autismo”.

 

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