Merate. Mandic: ‘orecchio bionico’ che ridà l’udito. Già due le operazioni della dottoressa Satta

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Tornare a sentire è possibile? All’ospedale Mandic di Merate la risposta è sì. Quando si era insediata in qualità di direttrice della Struttura Complessa di Otorinolaringoiatria nel 2018, la dottoressa Maddalena Satta aveva annunciato che tra i suoi desideri c’era quello di iniziare ad effettuare gli impianti cocleari in pazienti affetti da ipoacusia profonda. In altre parole, restituire l’udito a persone sorde attraverso un “orecchio bionico”. Lasciata passare la pandemia di Covid-19, la dottoressa Satta e la sua equipe si sono concentrati sull’obbiettivo e nei mesi scorsi hanno portato a compimento con successo due operazioni, inserendo il sofisticato dispositivo in un paziente meratese e una paziente comasca, entrambi di 65 anni circa.

La dottoressa Maddalena Satta

Con questa nuova tecnologia, è ora possibile affermare che il reparto della Asst di Lecco sia in grado di offrire tutte le possibili terapie chirurgiche ai pazienti sordi. Ai trattamenti per otiti croniche quali miringoplastiche e timpanoplastiche e alla stapedotomia per otosclerosi ora si è aggiunto un “plus” che ha reso la Struttura Complessa di Otorinolaringoiatria meratese una eccellenza per l’otochirurgia.

Ma come agisce un impianto cocleare? A spiegarlo è stata proprio la dottoressa Satta, laureata in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Cagliari, specializzata in Otorinolaringoiatra e Chirurgia Cervice Facciale con il massimo dei voti e diplomata in Microchirurgia presso l’Ecole de Chirurgie de la Pitié-Salpêtrière di Parigi. “Si tratta di un dispositivo che si utilizza per i sordi profondi e per soggetti che hanno un’ipoacusia neurosensoriale grave che non beneficiano più della protesizzazione acustica tradizionale a causa di una compromissione irreversibile del recettore del nervo acustico”.

Può trattarsi di adulti che hanno acquisito sordità nel corso della vita, oppure bambini nati sordi profondi. La dottoressa Satta, membro per altro della commissione “Rete Udito Lombardia”, ha ricordato che tra gli adulti la forma più frequente di ipoacusia è sicuramente quella legata all’invecchiamento dell’organo dell’udito (presbiacusia), che colpisce circa il 30 % della popolazione tra i 65 e 75 anni, e il 50% dopo i 75 anni. Mentre per quanto riguarda le nascite, le statistiche del 2019 parlano di un bimbo nato sordo ogni 1.000. Il rapporto sale a 10 ogni 1.000 per i bambini nati prematuri. Sempre nel 2019, in Lombardia, sono stati 79 i bambini affetti da sordità invalidante che hanno ricevuto un impianto cocleare.

“La sordità congenita può dipendere da molteplici fattori – ha spiegato la dottoressa. – Nei punti nascita si fa uno screening e attraverso le otoemissioni acustiche è possibile porre il sospetto di sordità congenita. Quando accade, il bimbo viene preso in carico dall’otorino, che dopo ulteriori approfondimenti verificato il grado di sordità stabilisce se indirizzarlo alla protesizzazione tradizionale o a un impianto cocleare”.

Ma tornando all’impianto, la dottoressa, che vanta 25 anni di esperienza chirurgica e formazione decennale presso il reparto di Otorinolaringoiatria e Microchirurgia dell’Ospedale di Bergamo e oltre 5.000 interventi come primo operatore, ha raccontato che l’operazione di inserimento non richiede più di tre ore, ma è piuttosto delicata poiché si va a lavorare in prossimità del nervo facciale. “L’impianto è formato da una parte esterna che capta i suoni e li elabora che viene collocato sulla testa del paziente e funge da antenna. C’è poi una parte interna a cui essa è collegata, che viene impiantata sotto lo scalpo, sotto il cuoio capelluto, riceve gli impulsi elettrici che vengono trasmessi attraverso un filo dotato di elettrodi e inserito in una apertura ossea eseguita dal chirurgo nella chiocciola, che va a stimolare direttamente il nervo. In sostanza, quello che non è più in grado di fare la cellula recettrice, viene fatto dall’impianto”. Possono beneficiare di impianti cocleari persone di tutte le età, che altrimenti, non sentendo, potrebbero andare incontro a isolamento e deterioramento cognitivo.

“Dopo l’intervento naturalmente è necessario un percorso di riabilitazione – ha continuato la dottoressa Satta. – L’attivazione dell’impianto avviene circa 20 giorni dopo l’operazione e nei mesi successivi al paziente vengono prescritti incontri con un logopedista. Oltre questo, l’impianto necessita di una regolare ‘taratura’ che viene effettuata da parte di tecnici specializzati”. In alcuni casi l’impianto cocleare, se installato solo in un orecchio, può lavorare in sinergia con una protesi acustica inserita nell’altro per fornire la stereofonia e comprendere quindi la provenienza del suono, ma è anche possibile – soprattutto nei bambini – ricorrere all’installazione di un impianto in entrambe le orecchie.

Attualmente la dottoressa Satta è l’unica a compiere questo particolare tipo di operazione a Merate e può contare su tre strumentisti specializzati, ma altri al momento si stanno formando. Per questo tipo di chirurgia è necessaria una equipe multidisciplinare composta dall’ otochirurgo, dal neuroradiologo, dal neurofisiopatologo, dal logopedista,dall’ audiometrista, dallo psicologo e naturalmente dall’ anestesista, poiché l’intervento avviene sotto anestesia generale. Dopo il successo degli scorsi mesi a seguito delle riuscite operazione ai due pazienti, la dottoressa Satta sta già valutando altri casi di pazienti a cui sarebbe utile inserire un impianto. Le operazioni, ha spiegato, continueranno a essere svolte a Merate, nel presidio in cui è approdata nel 2016 e dove fin da subito si è trovata bene: “Sono molto affezionata a Merate. Qui sono sempre stata supportata e incoraggiata a portare avanti l’otochirurgia da tutti”.

Tuttavia, nonostante l’otochirurgia sia stata polarizzata a Merate, tra gli obbiettivi della primaria c’è anche quello di iniziare attivare impianti cocleari in bambini in collaborazione con la neuropsichiatria di lecco. A Lecco la dottoressa Satta è già attiva con la chirurgia oncologica del distretto testa collo e la chirurgia della basecranica in collaborazione con la neurochirurgia.

 

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