Recuperare l’udito, come funzionano gli impianti cocleari

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L’innovazione tecnologica applicata alla medicina oggi non solo è realtà ma restituisce risultati davvero incoraggianti. È stato possibile infatti grazie agli impianti cocleari cambiare l’orizzonte terapeutico della sordità neurosensoriale grave e profonda sia negli adulti che hanno perduto l’udito nel corso della vita, sia nei bambini nati sordi o con deficit con risultati, in entrambi i casi davvero incoraggianti.

Ma di cosa si tratta?

Come funzionano questi impianti e in cosa consiste l’intervento?

Ed è una pratica sicura o ci sono dei rischi per il paziente?

L’agenzia di stampa Dire per rispondere a queste e ad altre domande ha raggiunto il professore Domenico Cuda, primario di Otorinolaringoiatria all’ospedale ‘Guglielmo da Saliceto’ di Piacenza e attuale presidente della Società Italiana di Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico-Facciale (SIOeChCF).

 

– Impianti cocleari nella logica di rendere più facile la vita ai non udenti. Di che cosa si tratta e come funziona questo dispositivo?
“L’impianto cocleare è un trattamento che già usiamo nella pratica clinica da un paio di decenni ed è innovativo e indicato per quelle persone con sordità grave. In questi casi gli apparecchi acustici tradizionali non riescono a dare i risultati sperati proprio a causa della gravità del deficit. In pratica per impianto cocleare si intende uno stimolatore elettrico che agisce sulle terminazioni del nervo acustico che, per fortuna, anche nei casi di sordità grave sopravvivono a lungo. Riuscendo a collocare un elettrodo all’interno della coclea si riesce a ripristinare la sensazione uditiva. È una strumentazione, se vogliamo semplificare, paragonabile a quella del pacemaker. Questo stimolatore richiede un intervento chirurgico di posizionamento molto standardizzato e semplice. Il paziente all’esterno indosserà anche un processore che chiamiamo ‘esoprotesi’ e che è in grado di elaborare il linguaggio. Esso invierà il segnale al dispositivo o endoprotesi che l’esperto avrà impiantato chirurgicamente nel paziente”.

– In cosa consiste precisamente l’intervento d’inserimento dell’endoprotesi?
“Il chirurgo otorino effettuerà un piccolo taglio nella regione, retro-auricolare posta nel solco dietro al padiglione dell’orecchio. Si tratta di una placca di silicone che contiene una parte elettronica che verrà posizionata tra il cuoio capelluto l’osso. Ovviamente l’elettrodo, capace di trasmettere il segnale verrà inserito all’interno della coclea sempre per via chirurgica. Senza l’uso del processore il paziente è ‘autonomo’ e può svolgere ogni tipo di attività. Quando c’è bisogno di udire si indossa il dispositivo esterno che è accoppiato ad una calamita di attrazione ed è in grado di trasmettere i segnali alla parte interna dell’orecchio”.

– Tutti i pazienti sono candidabili a questo tipo d’intervento? Anche i pazienti affetti da Ménière stabilizzata?
“I candidati all’operazione sono tutti coloro che sono affetti da sordità profonda che non è correggibile con gli apparecchi acustici. Le malattie di Ménière è una patologia molto particolare, nel senso che nel lungo periodo questi pazienti stanno meglio con le vertigini ma purtroppo l’udito tende a peggiorare e a presentare, molte volte, delle manifestazioni bilaterali. Sicuramente i malati di Ménière possono essere gestiti con l’impianto cocleare nell’orecchio ‘peggiore’ e nei casi in cui, nell’altro orecchio, ci sono degli esiti di malattia caratterizzati da un udito fluttuante o con una sordità ingravescente. I Menierici di lunga data e con manifestazioni bilaterali sono dunque candidabili all’impianto cocleare”.

– In generale può descrivere sia i rischi che i benefici e qual è il volume degli interventi che viene registrato in Italia?
“Questa tecnologia è molto costosa e fortunatamente i casi di sordità profonda, non sono moltissimi. In questo momento in Italia si effettuano circa 1.500 procedure l’anno. Ovviamente il bacino di utenza che potrebbe usufruire di questi impianti sarebbe maggiore ma qui occorre fare diverse considerazioni. La prima è la limitata disponibilità di mezzi intesa come coperture economiche, la seconda consiste nella scarsa informazione sanitaria tanto che emerge come non tutti i medici conoscano questo trattamento. La terza, collegata alle precedenti è che l’opinione pubblica non è consapevole di questa possibilità. In realtà i benefici da impianto cocleare sono notevoli e soprattutto nelle sordità acquisite dell’adulto i risultati sono sorprendenti. Nella stragrande maggioranza dei casi i pazienti dopo l’impianto riescono a seguire il parlato senza l’ausilio della labiolettura e quindi ritornano ad essere in buona parte autonomi nelle situazioni della vita quotidiana. I rischi dall’altra parte sono davvero limitati perché l’intervento è oramai molto ben standardizzato; essi non sono diversi da quelli di altri tipi di intervento come la chiusura di una perforazione timpanica o di una timpanoplastica”.

– I bambini possono essere sottoposti a questa procedura?
“Certamente, i bambini sono l’utente principale tanto che nel loro caso l’impianto cocleare ha davvero cambiato lo scenario riabilitativo. I bimbi che nascono sordi e identifichiamo molto precocemente grazie agli screening neonatali se presentano quelle caratteristiche dette prima e cioè: sordità elevata e scarso beneficio da protesi possono essere sottoposti ad impianto cocleare con risultati spettacolari. Questi piccoli pazienti dopo l’impianto di coclea sono sia da un punto di vista linguistico che comunicativo sempre più indistinguibili da un bambino che sente normalmente”.

– Lei fa parte di una nuova task force internazionale che ha lo scopo di lavorare alla stesura di linee guida dedicate alle persone cui viene applicato il dispositivo. A cosa serviranno e soprattutto fino ad oggi ogni nazione seguiva un suo protocollo?
“L’argomento delle Linee Guida è molto complesso perché, a rigor di termini, ci vorrebbero degli studi in doppio cieco che per ragioni etiche, in questo settore specifico degli impianti non si possono effettuare. Non possiamo ad un bambino effettuare un impianto di coclea e ad un altro no per poi vedere con il tempo quello che succede. Ogni paese nella pratica ha delle proprie linee guida; il problema è che c’è una evoluzione continua nelle indicazioni. Per questa ragione considerando il ritardo, tra l’acquisizione delle evidenze e l’adozione di linee guida si è sentita l’esigenza a livello internazionale di creare delle linee guida ‘dinamiche’ aggiornate continuamente. Questo ci porterà sicuramente ad avere degli strumenti uguali in tutto il mondo dall’Australia all’America e ad adottare così un comportamento più omogeneo ovunque. Oggi vale la pena ribadire che sottoponiamo a impianto cocleare anche i soggetti affetti da sordità profonda monolaterale, casi di sordità asimmetriche e casi di sordità con pendenze audiometriche molto accentuate con residui alle basse frequenze.

Questo per dire che esiste davvero una evoluzione continua nelle indicazioni”.

 

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