Giacomo oggi ascolta la musica, sa dire “mamma”, “papà” e riproduce tutti i suoni degli animali. Lo fanno tutti i bambini di due anni, è vero. Ma lui è nato completamente sordo. Il 26 novembre 2020 i medici dell’ospedale Martini lo avevano operato una prima volta per inserire un impianto cocleare in grado di restituirgli l’udito, il 16 febbraio dell’anno dopo hanno eseguito lo stesso intervento sull’altro orecchio.
di Carlotta Rocci
“La sua vita è cambiata in tutto”, racconta a Repubblica Samantha, la mamma che si era battuta perché il figlio, nonostante l’emergenza pandemica, fosse operato al più presto dopo la diagnosi di sordità scoperta quando aveva due mesi. Senza l’uso dell’udito Giacomo non solo non avrebbe cominciato a parlare, ma a otto mesi e mezzo mostrava i primi ritardi nella gestione dell’equilibrio, non riusciva a stare seduto, non gattonava. “C’è voluto del tempo ma adesso cammina e bisogna corrergli dietro”, racconta la mamma.
La famiglia vive in provincia di Cuneo e si era rivolta al Centro Ciao dell’ospedale Martini, specializzato nell’audiologia pediatrica dove il bimbo è ancora seguito con visite periodiche. “Ne abbiamo avuta una pochi giorni fa – prosegue la madre – . Giacomo, dal punto di vista audiologico, risponde come un qualsiasi normo udente”. Indossa gli impianti attaccati a una fascetta per capelli colorata, è troppo piccolo per capire il funzionamento, ma sa benissimo a cosa servono.
“Quando uno degli impianti ha una batteria scarica, o si stacca, inizia a lampeggiare, ma a me non serve la luce per capirlo, perché Giacomo comincia a fare no con la testa, per indicarmi che qualcosa non funziona – dice la mamma – . Crescerà con la percezione che gli impianti siano le sue orecchie”. Non è tutto così semplice: il cervello di Giacomo, costretto a non sentire nessun suono nei nove mesi di gravidanza e per un tempo altrettanto lungo dopo la nascita, ha avuto bisogno di allenamento. “I medici sono stati fantastici, il resto del lavoro lo facciamo con la logopedia, la musicoterapia e i giochi”, dice.
La diagnosi precoce e un intervento tempestivo hanno permesso a Giacomo di vivere come un qualunque bambino della sua età. “Ci sono casi come quello di Giacomo in cui il danno uditivo non era prevedibile ma una diagnosi precoce ci ha permesso di intervenire in modo efficace”, spiegano Patrizia Consolino, audiologa, e Diego Di Lisi, chirurgo dell’audiologia del Martini. Un bambino su mille, in media, soffre di problemi di sordità: “Le cause sono a volte genetiche, altre volte legate a un virus, a una nascita prematura o in uno stato di sofferenza”, dicono gli esperti.
“Ci sono casi in cui il danno si può prevenire con comportamenti corretti e un lavoro di screening”, prosegue Consolino. A questo sono dedicati gli appuntamenti di domani e sabato in occasione della campagna di prevenzione dell’udito in età scolare promossa dalla società italiana di otorinolaringoiatria e audiologia. Domani dalle 12 alle 17 e sabato dalle 9 alle 13.30 gli audiologi hanno organizzato un’attività di screening su giovani e giovanissimi.
Le visite sono ad accesso diretto, per i più piccoli delle scuole elementari e infanzia al Centro Ciao dell’ospedale Martini in via Tofane, e per i più grandi ( medie e superiori) nell’ambulatorio di via Montanaro 60 o all’ambulatorio Orl del Giovanni Bosco. “Sarà una giornata di screening con l’obiettivo di individuare eventuali criticità che richiedano poi altri accertamenti diagnostici – spiega Consolino – . La possibilità di una diagnosi precoce e l’attenzione a interrompere comportamenti sbagliati come, ad esempio, l’uso delle cuffie ad alto volume, ci permette di evitare danni cronici all’udito”.