Covid. Storie di pazienti dimenticati da una pandemia classista

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Il libro dello psichiatra Benedetto Saraceno descrive i punti deboli di un sistema di salute mentale che con l’emergenza  sembra aver abbandonato i malati più fragili

di Francesco Cro

LA PANDEMIA in corso ha accentuato drammaticamente le disuguaglianze sociali, dimostrando che il modello di sanità ‘residenziale’ per i soggetti vulnerabili è del tutto fallimentare. Le istituzioni (case di riposo, residenze per disabili o psichiatriche) si sono rivelate totalmente incapaci di tutelare la salute dei loro ospiti, mentre gli interventi sul territorio, che sarebbero in grado di raggiungere le persone fragili al loro domicilio garantendo così il loro diritto alla salute, sono stati negli ultimi anni drasticamente ridotti da politiche ciniche e irresponsabili, che nel nome del profitto mercificano la salute a scapito dei più poveri, generando così un vero e proprio deficit di democrazia. È quanto scrive in modo rigoroso e appassionato nel suo volume ‘Un virus classista – Pandemia, disuguaglianze e istituzioni’ (Edizioni AlphaBeta 2021, pagine 144, euro 12) lo psichiatra Benedetto Saraceno, segretario generale del Lisbon Institute of Global Mental Health ed ex direttore del Dipartimento di salute mentale e abuso di sostanze dell’Oms.

Anziani e disabili lasciati soli

Il Covid-19 ha recato lutti, sofferenze e gravi danni sia dal punto di vista economico che sociale, colpendo duramente le attività produttive e limitando fortemente le relazioni interpersonali. Ma a pagarne il prezzo sono state soprattutto le persone più vulnerabili e sole, in particolare gli anziani e i disabili.

Da diritto fondamentale la salute sembra diventata, in base alla logica privatistica che sempre più si vuole sostituire a quella universalista alla base del Servizio Sanitario Nazionale, un prodotto di mercato. L’impostazione economicista che assegna al denaro il primato su tutte le altre dimensioni umane si traduce tragicamente in una svalutazione dell’esistenza delle persone ritenute non più produttive: è il caso degli anziani, colpiti dall’epidemia più duramente delle altre fasce di popolazione, e non solo per la loro maggiore fragilità fisica.

Le scelte politiche ed economiche sono determinanti per la salute dei cittadini, ma troppo spesso si finge di ignorare il loro impatto, basando gli interventi di salute pubblica solo sulle “evidenze scientifiche” e ignorando volutamente che la malattia è molto spesso causata direttamente, e sempre influenzata sfavorevolmente, dagli svantaggi in termini economici e di istruzione

Cure psichiatriche

Il modello italiano di assistenza psichiatrica, pur con tutte le mancanze legate agli investimenti insufficienti e spesso anche alla carenza di formazione e motivazione degli operatori, resta un’esperienza fondamentale anche per la sanità in generale: destituzionalizzare la salute, abbandonando il ricorso indiscriminato alle ‘residenze’ e favorendo invece una diffusione capillare sul territorio di servizi che possano incontrare le persone nelle loro reali situazioni di vita, è per Saraceno l’unica strada possibile. Trasparenza nelle scelte di politica sanitaria, contatto con le comunità locali, rispetto della natura e difesa dell’umanità sono i pilastri su cui ricostruire un servizio sanitario autenticamente democratico, devastato in questi anni da interventi che hanno l’unico scopo di cedere ai privati parti sempre più consistenti del business della salute. L’obiettivo non deve essere tanto quello, poco realistico, di portare i deboli a poter competere con i forti, ma piuttosto quello di democratizzare il sistema in modo che tra deboli e forti ci sia un costante e reciproco scambio di competenze, interessi e diritti. Trasformare il chiuso in aperto e il disumano in umano è stato il sogno di Franco Basaglia, lo psichiatra artefice della chiusura dei manicomi in Italia; per Saraceno è necessario ritrovare l’utopia, la speranza e la generosità per immaginare una vera “ripartenza”, impossibile se le decisioni politiche restano sempre e invariabilmente improntate a “quel pragmatismo che usura fino al cinismo”.

Francesco Cro è psichiatra al Dipartimento di Salute Mentale, Viterbo

 

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