Covid, in Lombardia insuccesso del sito di prenotazioni per il vaccino ai disabili

Il portale di Poste non riconosce i codici degli utenti e rifiuta l’iscrizione

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Uno su mille ce la fa: il sistema di prenotazione dei vaccini anti Covid di Regione Lombardia da ieri rifiuta le prenotazioni delle persone con disabilità.

di Matteo Trebeschi e Giovanna Volta

Di fronte a pochissime che dopo una giornata di tentativi sono riuscite a registrarsi, la maggior parte sono state bloccate dal sistema con un laconico messaggio: «Il suo codice fiscale non è corretto. Se ritiene di avere diritto alla vaccinazione contatti il call center». Da due giorni il numero verde per i Vaccini Covid di Regione Lombardia è travolto dalle telefonate delle centinaia di persone con disabilità che non riescono a registrare la propria prenotazione.

Il numero esatto di quanti siano riusciti finora a prenotarsi non è stato fornito da Regione Lombardia «per la difficoltà di disaggregare il dato». All’atto di inserire il numero di tessera sanitaria e il codice fiscale, gli utenti non vengono abilitati a proseguire la registrazione e rimandati al numero verde. Il call center a sua volta li rimanda al medico di base, che però non ha alcuna corsia dedicata per questo tipo di registrazioni. Così agli utenti, in questo caso costretti pazienti, tocca rimettersi in attesa che qualcuno al numero verde risponda nuovamente e questa volta possa risolvere il problema, salvo invece sentirsi dire in alcuni casi che «il servizio non è ancora attivo». «Probabilmente è l’Inps che ancora non ha fornito tutti i codici fiscali associati alla legge 104 — spiegano da Regione — il sistema però è in aggiornamento» assicurano. In estrema sintesi, il problema deriverebbe dal fatto che la piattaforma di Poste deve ricevere i dati sull’invalidità dei lombardi dall’Inps e non da Regione che ne è già in possesso. In questo passaggio di dati, in ritardo rispetto all’apertura delle prenotazioni annunciata per il 9 aprile, si stanno perdendo giorni di tentativi e le ennesime disillusioni di una parte di Lombardi.

«Dopo due ore di tentativi — racconta Sergio Libretti, padre di una ragazza con sindrome di Down di 23 anni — sono riuscito a parlare con qualcuno. Mi hanno detto che il codice fiscale di mia figlia non compare negli elenchi delle persone con disabilità che hanno diritto alla vaccinazione». Questo nonostante la disabilità grave della ragazza regolarmente riconosciuta da Inps e nonostante i decreti citino espressamente la sindrome di Down tra le condizioni di rischio maggiore in caso di contagio. Appurato che per la piattaforma di prenotazione la disabilità di Daniela non esiste, il padre viene indirizzato al medico di base per risolvere il problema: «Ma il medico non ne sa niente, non ha percorsi diversi di prenotazione — prosegue Libretti — allora sono andato alla mia Asst per chiedere come mai mia figlia fosse sparita dagli elenchi». E qui un’altra sorpresa: «Nulla di irregolare, mi confermano che la disabilità di mia figlia risulta sul suo profilo sanitario». Lo stesso profilo sanitario regionale che la regione non condivide con la piattaforma di Poste a cui si è appoggiata per le prenotazioni ai vaccini dopo i disastri di Aria.

«Nemmeno alle Poste ne sanno niente — racconta Gabriella Colombo, che da due giorni cerca di prenotare il figlio Tommaso on line —: sfinita dai tentativi con il portale sono andata all’ufficio postale per iscriverlo, ma non sapevano che fosse stata aperta l’iscrizione anche alle persone fragili e con disabilità. Il sistema mostrava come nuova finestra solo quella per i 70-75enni». Non le è rimasto che rivotarsi al call center: «Mentre l’operatrice era in linea con me, altre tre persone si sono collegate alla stessa telefonata e non volevano riagganciare perché finalmente erano riuscite a prendere la linea. È finita che pur di segnalare i dati di mio figlio, li ho dettati all’operatore con tre perfetti sconosciuti in ascolto». Tommaso è inserito in un progetto di autonomia di una cooperativa: delle 400 persone seguite, lui è uno 130 rimasti esclusi dal vaccino. «Molti suoi amici hanno già fatto anche la seconda dose, ma lui nemmeno la prima. Ma questi ragazzi vanno protetti, non si possono tenere chiusi in casa mesi in attesa di un vaccino per colpa di un disservizio». Perché comunque di mesi si tratta: i pochi che sono riusciti a iscriversi verranno vaccinati al 5 o 6 maggio.

Una situazione paradossale, considerando che molti caregiver dei fragili e disabili minori non vaccinabili a Brescia hanno già ricevuto la prima dose, almeno quelli in carico a Spedali Civili (Poliambulanza partirà a breve). Una campagna vaccinale a due velocità sulla stessa fetta di popolazione, con il risultato che molti disabili gravi maggiorenni non hanno ancora ricevuto la prima dose perché non «riconosciuti» come tali, mentre tanti caregiver di disabili gravi minori sono già stati vaccinati. I genitori dei minori sono stati contattati dalle strutture del territorio che si sono messe in moto velocemente e con capillarità; ai maggiorenni fragili per ora solo un portale chiuso in faccia.

 

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