Covid, tra gli effetti anche acufeni e paralisi di Bell

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Intervista a Carmelo Zappone, presidente dell’Associazione Italiana Otorinolaringoiatri Libero Professionisti (Aiolp)

OMA – Non solo disturbi dell’olfatto e del gusto, ma anche acufeni, gengivite, raucedine, perdita improvvisa dell’udito e paralisi del nervo facciale di Bell possono essere associati all’infezione da SARS-CoV-2. Durante la pandemia, oltre ad un potenziale aggravamento dei disturbi dell’udito per chi ne era già affetto, come documentano diversi studi scientifici è aumentata l’incidenza anche di altri disturbi otorinolaringoiatrici (ORL) in soggetti colpiti dal Covid-19. Per saperne di più, in occasione della Giornata internazionale per l’udito che si celebra oggi, l’agenzia Dire ha intervistato Carmelo Zappone, presidente dell’Associazione Italiana Otorinolaringoiatri Libero Professionisti (Aiolp).

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Parliamo di disturbi dell’olfatto e del gusto legati al Covid-19. In che modo incide il virus e per quanto tempo?
“Nella fase iniziale della pandemia i disturbi dell’olfatto e del gusto sono stati sottovalutati o meglio non considerati. Ma dopo il focolaio di Codogno un nostro associato ha cominciato ad evidenziare come ci fossero dei casi di perdita totale di olfatto e gusto tra la popolazione residente, cioè una maggiore incidenza tra coloro che si presentavano a studio. Solo nelle settimane e nei mesi successivi la presenza di questi disturbi è stata comunicata da molto ricercatori e così la perdita di olfatto e gusto sono entrati a pieno titolo tra i disturbi tipici del Covid, diventando ora addirittura dei sintomi patognomonici della malattia. I due disturbi viaggiano spesso insieme e possono essere parziali o totali, ma nel caso del Covid, nella stragrande maggioranza dei casi, tendono ad essere presenti solamente per alcune settimane: solo il 10% dei casi si presenta per un periodo più prolungato”.

Qual è la percentuale di chi ha avuto questi disturbi contraendo l’infezione da Sars-Cov-2?
“Tranne la fase iniziale, in cui questi disturbi non erano ricercati perché non si pensava fossero correlabili al Covid, successivamente sono entrati in tutti i protocolli internazionali e si è visto che tra i pazienti affetti dal virus circa il 60% di questi presenta di fatto alterazioni di olfatto o di gusto”.

Alcuni lavori scientifici documentano anche altri tipi di disturbi legati al Covid. Quali sono i principali?
“I disturbi del Covid non sono limitati soltanto all’olfatto, ci sono pubblicazioni comparse negli ultimi mesi che hanno preso in considerazione pazienti affetti da Covid e con un quadro clinico ben determinato, cioè con la presenza alla Tac di un aspetto a vetro smerigliato e quindi sicuramente riconducibile al virus. In questa categoria di pazienti si è visto che alcune patologie ORL sono in maniera statisticamente significativa più elevate rispetto alla norma. Tali disturbi sono sicuramente la presenza di acufeni, ma anche l’abbassamento di voce, un incremento delle sordità improvvise (che richiede un trattamento precoce) e le paralisi del nervo facciale dette anche ‘paralisi di Bell’. Tutti questi disturbi sono stati riscontrati con una percentuale significativamente aumentata tra coloro che hanno contratto l’infezione da Covid. Dunque anche questi, seppur in maniera più indiretta, sono disturbi correlabili al Covid”.

A causa dell’uso di dispositivi di protezione individuale chi è affetto da disturbi dell’udito e della voce sta avendo difficoltà di comunicazione. Cosa lamentano i pazienti, tra isolamento sociale e solitudine, soprattutto tra la popolazione più anziana?
In Italia si stima che circa 6-7 milioni di persone abbiano una perdita di udito significativa e dobbiamo immaginare che di questi, almeno un 10-20%, utilizzi non solo la funziona uditiva ma anche la funzione visiva, quindi la lettura labiale per integrare le informazioni che in genere servono per capire meglio il linguaggio di conversazione. L’utilizzo di dispositivi di protezione individuale, di fatto le mascherine, va a togliere questa integrazione per cui il disagio è notevolmente aumentato. Molte persone riescono ancora a sentire i suoni, ma non capiscono il parlato se l’interlocutore indossa la mascherina. Tra l’altro ci sono alcune persone che hanno problemi nella voce, con una tonalità abbastanza bassa, per cui il portare la mascherina riduce ulteriormente la produzione dei suoni e quindi la capacità di essere compresi dall’interlocutore”.

Si potrebbe allora consigliare a chi soffre di problemi all’udito l’utilizzo mascherine trasparenti?
“In effetti queste mascherine sono state già messe a punto fin dall’inizio perché sono di aiuto soprattutto per chi deve essere ascoltato dal non udente, perché per colui che non sente bene o sente in maniera al limite la voce di conversazione l’integrazione della lettura labiale è un fondamento molto importante per cui è bene che non vi rinunci. Ad avere bisogno di questo sono molte più persone di quelle che immaginiamo, quindi bisognerà trovare la possibilità di diffondere tali dispositivi”.

Di quanto è aumentata tra la popolazione italiana l’incidenza di questi disturbi durante la pandemia?
“È necessaria una distinzione tra i vari disturbi. Se ci riferiamo ad alcuni disturbi come per esempio gli acufeni, questi hanno subito una netta impennata, ma soprattutto perché gli acufeni fanno riferimento non solo a problematiche uditive ma anche psicoaucustiche, per cui una situazione di stress prolungato o di ansia possono aumentare ed eccitare il sistema neurovegetativo e quindi incrementare gli acufeni. In maniera similare, ma molto meno frequente, ci sono i casi di disfonia e poi ancora in maniera ulteriormente decrescente ci sono i problemi legati ad una riduzione del sistema immunitario, con la possibilità di insorgenza di queste virosi che possono determinare sordità dell’udito o sordità improvvise dell’udito, oppure improvvise paralisi del nervo facciale, che spesso però si risolvono”.

Qual è l’appello che gli Otorinolaringoiatri vogliono lanciare in occasione della Giornata internazionale per l’udito?
“I messaggi che vogliamo mandare come otorinolaringoiatri sono di due tipi: uno sulla prevenzione e l’altro sul trattamento. Per quanto riguarda la prevenzione, va divisa su due o tre livelli: questo per esempio è emerso nell’uso dell’idrossiclorochina nel trattamento per il Covid, che ha determinato nei pazienti che l’hanno assunta un incremento delle patologie ototossiche. Ma questo vale più in generale per tutti i farmaci che sono potenzialmente ototossici, per cui una buona prevenzione sarebbe quella di fare un monitoraggio audiologico quando si assumono tali farmaci. La prevenzione va fatta anche sui rumori nell’ambiente di lavoro o non: quando ci troviamo in ambienti rumorosi con intensità sonore superiori ai 100 decibel è sempre necessario indossare dei dispositivi di protezione individuale, in modo tale da attenuare in maniera significativa il livello sonoro, altrimenti a lungo questi rumori possono danneggiare la funzione uditiva. Per quanto riguarda invece il trattamento, bisogna far presente che in italia, ormai da alcuni decenni, si è andata diffondendo la tecnica di chirurgia della sordità e si sono moltiplicati i centri in cui è possibile effettuarla. Credo che ci si possa affidare con fiducia a questi centri, al fine di recuperare con un intervento, quando è possibile, la funzione uditiva. E, laddove non sia possibile, esistono da un punto di vista audioprotesico degli aggiornamenti tecnologici notevolissimi, che permettono veramente un recupero eccellente della funzione uditiva”.

 

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