È salvo grazie alla donazione di un rene da parte del padre un 20enne con un’insufficienza renale, affetto da un deficit cognitivo grave associato a sordità e cecità e con una fortissima fobia degli aghi.
Il giovane è stato sottoposto a un delicatissimo trapianto di rene da vivente al Policlinico di Bari, nel corso di un intervento che ha coinvolto 64 professionisti e 5 équipe. Si tratta di uno dei primi casi in Italia di trapianto su una persona con grave disabilità e uno dei pochi nel mondo su un disabile sordo-cieco.
Il ragazzo, seguito prima a Roma, era approdato successivamente al Policlinico di Bari dove aveva cominciato il trattamento dialitico. Ma la fobia degli aghi ha reso indispensabile procedere con il trapianto. Così è stato studiato un protocollo di gestione del paziente, per le fasi pre-chirurgica, chirurgica e post-chirurgica, che ha messo insieme equipe di anestesisti, rianimatori, urologi, immunologi e nefrologi. Sono stati 64 i professionisti a occuparsi del caso.
Proprio a causa della paura degli aghi il ragazzo è stato addormentato e tenuto in narcosi per quattro giorni, e ricoverato in rianimazione. Sottoposto a trapianto di rene, donato dal papà, il 20enne si è risvegliato e sta bene. A sorpresa, dopo l’intervento, sembra tollerare meglio gli aghi e i prelievi. A breve sarà dimesso dall’ospedale e potrà tornare a casa.
“L’intervento effettuato dai professionisti del Policlinico di Bari è un evento eccezionale – spiega il coordinatore regionale del Centro regionale trapianti e direttore della Nefrologia del Policlinico di Bari, Loreto Gesualdo – si tratta di uno dei pochi trapianti su una persona disabile sordo-cieca fatti nel mondo, sono casi rarissimi”. “Siamo molto emozionati e orgogliosi di aver offerto a questo ragazzo una speranza di vita”.
“Vogliamo celebrare questo risultato – sottolinea il medico – alla vigilia della Giornata internazionale delle persone con disabilità che ricorre il 3 dicembre – aggiunge – Il giovane paziente è un malato che merita di essere trattato come chiunque altro e di ricevere anche lui un trapianto. Oltre allo straordinario impegno di tutto il Policlinico, a rendere possibile l’intervento è stato il forte amore della famiglia e del papà, che pur di vedere il figlio soffrire meno ha offerto una parte di se stesso”.
Per il direttore del Centro nazionale trapianti, Massimo Cardillo, “questo intervento è la riprova che la rete trapiantologica mette sempre al centro il paziente”. “In questo momento in cui sembra esistere solo il Covid – conclude il direttore del Centro trapianti rene e dell’unità operativa di Urologia del Policlinico di Bari, Michele Battaglia – abbiamo realizzato un’eccezionale operazione di squadra. Il diritto alla salute non è solo quello dei pazienti Covid ma anche di chi ha altre patologie non Covid che non possiamo dimenticare. Oggi celebriamo con convinzione il diritto universale alla salute: tutti hanno diritto all’assistenza sanitaria senza distinzioni. Per noi medici ci sono solo pazienti, tutti uguali, tutti con gli stessi diritti”.