Uno ha 35 anni, l’altro 24. Il primo è campione di judo, l’altro si è affermato con il giavellotto. Li accomuna l’incontro con il dottor Burdo che ha ridato loro l’udito e una vita ricca di soddisfazioni
Non ci sono barriere od ostacoli che non si possano superare.
Lo sanno bene Daniele e Matteo, due giovani che hanno iniziato la propria vita in salita. Affetti da sordità profonda, si sono affidati a chi era convinto che la medicina e la tecnologia potessero cambiare la vita.
Entrambi pazienti del dottor Sandro Burdo, padre dell’audiovestibologia di Varese, oggi sono anche atleti affermati nel proprio campo: Daniele è judoka con alle spalle numerose gare nazionali e internazionali ma, soprattutto, importanti vittorie che hanno coronato la sua carriera, Matteo ha abbracciato l’atletica e , in particolare, il lancio del giavellotto che gli ha permesso di indossare la maglia nazionale under 23 ai giochi del Mediterraneo a Jesolo nel 2018 e mettere a segno primati europei.
DANIELE GIOIA
Due storie parallele di vita e soddisfazioni accomunate dall’incontro con il dottor Burdo:
« Le prime visite le ho fatte all’età di sei mesi – ricorda Daniele Gioia – i miei genitori avevano capito che c’era qualcosa che non andava. Il dottore Burdo, che lavorava all ospedale di Varese, diagnosticò una sordità profonda bilaterale e fui uno dei primi bimbi che prese in cura. A circa 8 mesi, misi le prime protesi e iniziai i primi esercizi di logopedia con la logopedista Maffi. All’età di 6 anni, il dottore dopo vari accertamenti, diagnosticò un’ulteriore malattia agli occhi: una retinite pigmentosa grave che riduceva il campo visivo e in penombra non mi permetteva di vedere. Mi sono sottoposto a due operazioni agli occhi che mi hanno permesso di vedere meglio. A 7 anni, dopo vari esami e varie preparazioni, il dottore Burdo decise, visto le mie caratteristiche, di farmi l’impianto cocleare, chiamato anche orecchio bionico, per potermi aiutare a sentire i suoni. Fu così che il gruppo di audiovestibologia di Varese effettuò il primo impianto cocleare in italia su un bambino sordo. Dopo 15 giorni dall’operazione il dottore Burdo ci convocò per la prima attivazione…era molto fastidioso perché sentivo per la prima volta nella mia vita! È stata una fase lunga e complessa, con tante mappe e tanta logopedia. Per circa un anno siamo andati in ospedale tutti i giorni a fare mappe ed esercizi così da imparare a distinguere i vari suoni.
Oggi Daniele ha 35 anni, una famiglia con due bambine, Ilary di 5 anni e Yara di 3 anni e mezzo, un lavoro e tanta voglia ancora di gareggiare: « Il judo è la mia passione più grande e in questo sport mi sento realizzato. Quando sono in gara, devo togliere l’impianto. Ma non è un problema: avviso l’arbitro che non ci sento e così mi ferma toccandomi. Ormai ho superato l’età e sono entrato nel circuito delle gare Master. Il mio obbiettivo è insegnare judo alle mie bambine. Spero che mi seguiranno».
MATTEO MASETTI
Anche Matteo Masetti (Instagram @bettercallmase) ha una storia sportiva di successo iniziata, anche grazie all’incontro con lo specialista varesino « Sono nato a Busto Arsizio il 6 settembre 1996. La mia storia di bambino udente inizia all’età di 4 anni grazie al Dott.Burdo: non so dire quanto sia cambiata la mia vita a quell’epoca, ma posso dire che sicuramente, dopo il secondo impianto verso i 6 anni, è stato un continuo miglioramento, soprattutto nelle relazioni sociali e nell’ambiente famigliare. Grazie agli impianti, seppur con qualche difficoltà iniziale, ho potuto concludere il ciclo degli studi con soddisfazione. Attualmente sto frequentando l’ultimo anno della triennale del corso di laurea in scienze motorie e dello sport all’università Cattolica del Sacro Cuore a Milano».
Con il secondo impianto cocleare, Matteo si avvicina al mondo dello sport: « Dopo un periodo di attività natatoria, ho voluto provare il calcio con il GSO di Villa Cortese, squadra dell’oratorio del mio paese. Poi ,insieme ai miei amici d’infanzia, ho deciso di frequentare il mondo dell’atletica leggera, tutti insieme agli ordini del mitico Vittorio Ramaglia. Gli inizi non sono stati i migliori perché non ero bravo a correre e saltare, poin quasi per cason è nata la mia passione per i lanci: in una gara dovendo coprire il punteggio societario, mi hanno proposto di lanciare il giavellotto e il peso. Le prime soddisfazioni sono arrivate quando sono riuscito ad aggiudicarmi per la prima volta la partecipazione ai campionati italiani (era il 2011) fino ad indossare la maglia nazionale under 23 ai giochi del Mediterraneo a Jesolo nel 2018. Il mondo dello sport, con la convocazione della FSSI ai giochi olimpici non udenti, mi ha consentito di conoscere atleti e atlete non udenti tra cui molti senza supporti acustici e segnanti (LIS). All’inizio ero in difficoltà con la comunicazione orale, fortunatamente ho incontrato ragazzi empatici e intelligenti e siamo riusciti a comunicare nonostante la barriera linguistica».
Non è stato tutto semplice: « Le difficoltà all’inizio sono state innumerevoli, in particolare nel comprendere la voce del giudice tramite il megafono o del coach stesso nelle gare affollate: con il tempo e con gli screening sempre più perfezionati dal doc abbiamo risolto queste problematiche».
Lo sport è ancora oggi fondamentale nella vita di Matteo: «L’attività agonistica per me rappresenta puro divertimento, adrenalina, voglia di confrontarsi con gli avversari e soprattutto una sfida personale, sempre alla ricerca di miglioramenti tecnici (grazie ai miei coach Gianmario Castaldi e Maurizio Garufi) . Ho iniziato con 19 metri con il giavellotto da 600 gr e adesso sono arrivato a 70.58 mt con il giavellotto da 800 gr che è l’attuale record europeo dei non udenti. Ho avuto e ho tante soddisfazioni, ma ci sono anche i sacrifici, gli infortuni, che in un giavellottista sono molto frequenti, gli allenamenti estenuanti a la dieta che difficilmente si fa fatica a rispettare! Nonostante tutto resta una pura passione che spero di continuare a coltivare grazie anche al supporto di tutte quelle persone che ho incontrato nel corso degli anni e che ancora mi sono vicine, tra cui mi piacerebbe menzionare la Pro Patria ARC Busto Arsizio (mia prima società) e la mia società attuale, l’atletica Lecco Colombo Costruzioni».
DR SANDRO BURDO
Dopo averli aiutati ad ascoltare il mondo che li circonda, il dottor Burdo è ancora dalla loro parte attraverso l’associazione “Liberi di sentire”: « È un gruppo culturale che sostiene economicamente alcune iniziative – spiega il padre dell’audiovestibologia varesina – Noi supportiamo tutti gli atleti di valore nazionale che gareggiano nelle diverse discipline. Non parliamo delle categorie “ non udenti”. I nostri campioni lo sono ai massimi livelli dello sport italiano».
Oltre a Matteo e Daniele, Liberi di Pensare aiuta un campione italiano scherma, una campionessa italiana ginnastica ritmica, una campionessa equitazione. Lo scorso 4 marzo, alla notizia dell’ennesima prestazione di prestigio di Matteo Masetti, il dottor Burdo aveva commentato: « Matteo è il nuovo primatista europeo del giavellotto ed è un atleta del gruppo sportivo “Liberi di sentire”. Canta l’inno di Mameli come tutti noi. Non disponiamo però di finanziamenti pubblici milionari per promuovere il suo talento a livello mediatico. Non lo vedrete né al Quirinale né su centinaia di post di Facebook, né sulla RAI».
Daniele è stato il primo bambini impiantato in Italia, il primo dal dottor Burdo: un legame iniziato nel 1992 e che prosegue con lo stesso sostegno.