I consigli degli esperti per comunicare meglio con chi ha problemi di udito

di Daniele Rosa

I disturbi uditivi rappresentano un serio problema medico e sociale che colpisce oltre il 10% della popolazione, causando danni e cambiamenti nello sviluppo del linguaggio e della comunicazione anche nell’età infantile ed in quella giovanile.

Per capire gli altri, chi ha problemi di udito ha bisogno di guardare le labbra che si muovono, in modo da decifrare le parole che non vengono udite sempre facilmente.  E ai tempi del Coronavirus e delle bocche coperte dalle mascherine per difendersi dal virus, e dopo i tre mesi di Lockdown,  chi ha problemi di ipoacusia vive un doppio isolamento. Ne abbiamo parlato con Lucia Fani dottoressa in tecniche psicologiche, counselor.

Dottoressa Fani, quali sono i principali disagi con cui devono misurarsi le persone con ipoacusia? 

‘Innanzitutto vorrei fare una premessa: nella vita di tutti in questi mesi di lockdown, vedersi e sentirsi, tramite le piattaforme tecnologiche, era l’unico modo possibile per comunicare. “Mi senti? Mi vedi?” sono state domande frequenti per restare in “contatto” e quando le piattaforme non funzionavano o avevano problemi di tenuta,  nascevano disagi ed una difficoltà psicologica che possiamo definire “collettiva”. Infatti, sentire le persone care, aveva e ha avuto per tutti un effetto rassicurante. Questo forse ci ha ricordato quanto sia importante potersi “sentire”. Ma che cosa significa sentirsi? In generale anche le persone che sentono bene, con le mascherine hanno incontrato problemi, di fatto avere bocca ed espressività coperte, ha trasformato le comunicazioni in messaggi “ovattati” figuriamoci quanto possa risultare difficile per le persone con deficit uditivi’.

Quali aspetti della vita vengono maggiormente “penalizzati”? Che cosa succede alle persone con deficit sensoriali? 

‘Con la paura di non riuscire a comunicare e di essere comprese, le persone portatrici di deficit acustico devono misurarsi quasi sempre nell’arco della vita. Chi ha problemi di udito normalmente ha una limitazione maggiore nella comprensione delle parole ed ora le mascherine peggiorano la situazione perché le persone perdono il supporto della espressioni del volto.  Normalmente le persone con problemi di udito hanno difficolta nella sfera relazione e dell’immagine di sé. Il disagio si amplifica. E se il silenzio è un tema che ha toccato tutti, forse è opportuno chiedersi che cosa significa sentire il silenzio e vivere il silenzio come una limitazione. Il rischio è quello che la persona si chiuda in una bolla di isolamento, paura, vergogna, e fragilità. Questo problema non riguarda solo gli anziani, ma anche le persone che hanno deficit uditivi da trauma. E poi si provi ad immaginare a come possono aver vissuto i bambini, con problema di udito, l’impatto con un mondo di adulti con le mascherine. Per gestire gli aspetti psicologici in tanti, soprattutto i sanitari ed i medici hanno evidenziato quanto sarebbe stato importante poter contare su mascherine trasparenti che permettessero ad espressività ed empatia di facilitare il contatto con malati e pazienti ‘.

Sempre in caso di ipoacusia: esistono disturbi correlati che rendono la vita di queste persone ancor più complessa? 

‘Certamente sul tipo di stato emotivo incide sempre la storia personale, la gravità del deficit, l’età di insorgenza  ;  ma le condizioni emotive correlate possono manifestarsi sotto forma di stati depressivi, rabbia,  isolamento, isplamento, paura di essere rifiutati, giudicati, vergogna e  stigma legato agli apparecchi acustici ‘.

Come si possono aiutare e supportare le persone con deficit uditivo, ai tempi delle mascherine, nella comunicazione e nella vita di relazione? 

‘Certamente si potrebbe tenere una distanza fisica maggiore per poter scoprire il viso, cercando di  utilizzare  la gestualità, la comunicazione non verbale, lo sguardo, esprimendosi lentamente e dedicando maggior pazienza ad ogni relazione. In generale- aggiunge Lucia Fani  dottore in tecniche psicologiche, Counselor, mediatore familiare che collabora con Tessa S.r.l. società che svolge attività a supporto delle organizzazioni in ambito di sviluppo organizzativo, gestione risorse umane e potenziamento delle competenze – questo è un tempo in cui abbiamo l’opportunità di dedicare un’attenzione maggiore nell’incontro con l’altro e dedicare all’altro un tempo qualitativamente e quantitativamente maggiore, per entrare in relazione. Per sensibilizzare la cittadinanza alla tematica della popolazione non udente, forse vale la pena ricordare che un deficit uditivo spesso non è immediatamente visibile  e questo richiede una maggiore sensibilità ed attenzione al contesto, non sempre facile da decodificare’.

Una persona con deficit uditivi di una certa rilevanza, se confinata in un isolamento prolungato, quali rischi corre?

‘L’Isolamento sociale e  psicologico- conclude la dottoressa Fani-  è certamente la minaccia più significativa,  può infatti determinare, oltre a possibili conseguenze anche dal punto di vista cognitivo,   anche la perdita di fiducia e l’allontanamento dal tema della cura, non sono rischi di secondaria importanza’.

‘Un deficit uditivo importante, se non gestito attraverso una corretta protesizzazione di per sé porta già verso gravi problematiche di tipo cognitivo – aggiunge Liberato Di Leo Dottore in tecniche audioprotesiche di Widex e Signia, multinazionali leader nella produzione di apparecchi acustici e relativi servizi, interpellato sullo stesso tema- non dimentichiamo che il cervello se non riceve input sufficienti dimentica, disimpara, se poi si aggiunge a questo un isolamento prolungato,  la situazione potrebbe diventare ulteriormente complessa da gestire.

E allora diventano indispensabili gli apparecchi acustici e tutti i device, oggi davvero semplici da utilizzare e alla portata di tutti, che permettono un collegamento ai mezzi di comunicazione domestici , televisione, radio e quant’altro’.

‘Sono disponibili mascherine trasparenti- prosegue il dott. Di Leo-  credo inventate da una studentessa italiana,  che permettono la lettura dell’espressione e del movimento delle labbra . Esse, possono davvero fare la differenza in caso di ipoacusia grave o profonda. Stiamo riscoprendo tutti quanti siano articolati i meccanismi alla base dei processi di comunicazione,  in maniera corretta per non dimenticarlo quando si tornerà alla normalità. Ricordiamoci di considerare questo, come dato importante, per il nostro benessere e  cancellare definitivamente  lo stigma verso l’utilizzo degli apparecchi acustici’.

Anche i numeri restituiscono la preoccupante dimensione del problema:   sono 7  milioni gli italiani con problemi d’udito, che  tra lockdown e fase due sono a rischio di  isolamento acustico. Sono per lo più over 65 e rappresentano il 12,1% della popolazione italiana le persone con problemi di udito che, durante l’emergenza Covid19 hanno dovuto far fronte all’isolamento anche acustico. “La gestione dell’emergenza, dal lockdown alla Fase 2, per le persone affette da problemi acustici si è trasformata in un vero e proprio isolamento. Chi non aveva disponibile un apparecchio acustico, ha rinunciato ad andare a verificare le proprie condizioni e a dotarsi di un dispositivo che potesse aiutarlo a superare i problemi di udito. Il rischio legato a tale dinamica è che possano insorgere anche problemi depressivi e allontanamento da affetti e familiari” ha evidenziato Sandro Lombardi, presidente Anifa, l’associazione di Confindustria Dispositivi Medici, che rappresenta le aziende che producono e commercializzano dispositivi medici per l’udito e che ha avviato una campagna di sensibilizzazione sul tema e per sostenere l’importanza dei controlli per le persone con deficit uditivi.

 

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