Nel mondo 450mila persone sentono grazie a impianto Cochlear

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Sono oltre 450mila le persone di qualsiasi età in più di 100 nazioni che ora riescono a sentire grazie a un impianto di Cochlear, multinazionale australiana. L’azienda, leader da oltre 30 anni nelle soluzioni acustiche impiantabili, impiega circa 3500 persone in tutto il mondo, 40 in Italia, e ha un fatturato di un miliardo di dollari australiani. Nel nostro Paese gli impianti effettuati sono circa 1400 l’anno.

A fare il punto è Carlo Martinelli, amministratore delegato di Cochlear Italia. “Cochlear è nata da un’esigenza personale e da un sogno del nostro fondatore: Graeme Clark, circa 40 anni fa – spiega – suo padre era sordo e gli era stato detto che non c’era nulla da fare. Ma lui era testardo e si è guardato intorno per vedere cosa fosse allora disponibile in giro per il mondo: ha intuito che 22 elettrodi posizionati il più vicino possibile al nervo acustico potevano agire sulle cosiddette aree critiche della coclea e tornare a far sentire: era il 1978”. “Siamo anche una delle aziende che investono di più in assoluto in ricerca e sviluppo – aggiunge l’Ad di Cochlear Italia – il 13-14%, a fronte di una media del 3-4%. In tutti i lavori clinici del settore, sulla sordità, il 65% parla di Cochlear e per quanto riguarda quelli multicentrici la percentuale sfora l’80%”.

Esistono principalmente due tipi di impianto: cocleare e a conduzione ossea. L’impianto cocleare, anche detto orecchio bionico, è indicato per sordità profonda (neurosensoriale). Un dispositivo dello spessore di pochi millimetri viene inserito sotto la cute dietro l’orecchio ed un sottile filamento con 22 elettrodi viene inserito nella coclea. Esternamente un piccolo processore retroauricolare veicola i suoni all’impianto interno mentre gli elettrodi, che svolgono la funzione delle cellule cigliate della coclea, inviano i suoni al nervo acustico ripristinando l’udito. L’impianto a conduzione ossea (Baha – bone anchored hearing aid) è indicato per le perdite uditive trasmissive (tutti quei casi in cui un impedimento nell’orecchio medio non fa arrivare i suoni alla coclea) e miste (colesteatoma, otoscloresi). Il baha fa arrivare il suono direttamente alla coclea non passando per l’orecchio medio. L’intervento è semplice e mini invasivo. Entrambi i dispositivi consentono connessioni wireless in modo da sentire la televisione o il telefono direttamente nel processore migliorando notevolmente la vita sociale. In Italia vi è secondo Martinelli un dialogo ancora troppo lento e irto di difficoltà fra le associazioni dei pazienti, la sanità pubblica e i produttori. “Vi è una disomogenea interpretazione dei Lea, livelli essenziali di assistenza, in cui l’impianto cocleare è incluso – conclude – vi sono Regioni come Veneto ed Emilia Romagna che li hanno recepiti e finanziati con fondi, altre che non li hanno recepiti o li interpretano a modo proprio. Tutto questo porta, tra l’altro, a una mobilità sanitaria, prevalentemente dalle regioni del Sud verso Lombardia, Emilia e Veneto.

L’Italia, inoltre, è l’unico Paese in Europa a non avere rimborsi di impianti bilaterali e la patologia è a volte poco conosciuta dalle commissioni invalidità, che non sempre effettuano la valutazione senza ausili e a volte i pazienti debbono intraprendere ricorsi o far intervenire le associazioni per vedere riconosciuti i propri diritti”.

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