Un apparecchio acustico per ritornare a sentire l’aria

0
416 Numero visite

Quante volte da bambini ci si è soffermati a scandire bene le parole perché il nonno non riusciva a sentire, o a tapparsi le orecchie perché la televisione era troppo alta? Rituali che si ripetono tutti i giorni quando si ha a che fare con qualche persona affetta da ipoacusia. Eppure dei sette milioni di italiani colpiti da questa malattia, che rappresentano il 12% della popolazione, solo il 25% se ne fa carico accettando la sordità e portandovi rimedio attraverso l’uso delle protesi. Ma perché questo “costume” e quali sono i pericoli ai quali si va incontro se la sordità viene trascurata?

Sordità: cause e statistiche


Se è vero che la sordità ha tante cause, normalmente si manifesta con l’invecchiamento e colpisce maggiormente gli over 65 e soprattutto gli uomini. Tra le altre cause troviamo l’esposizione prolungata a rumori superiori agli 80 decibel, le infezioni batteriche o virali, l’abuso di farmaci, alcol o fumo, l’otosclerosi e anche fattori ereditari. Tuttavia le percentuali aumentano proporzionalmente all’età: si stima, infatti, che dopo gli 80 anni circa il 50% della popolazione sia affetta da ipoacusia. L’aumento dell’aspettativa di vita e dell’inquinamento acustico porterà, secondo gli esperti, a una significativa ulteriore diffusione, nei prossimi 10-20 anni, dell’ipoacusia senile.

Ipoacusia: una malattia subdola

La grande difficoltà dell’ipoacusia senile è legata alla dinamica del suo manifestarsi. La sordità non capita da un giorno all’altro, normalmente, ma impiega tempo per essere evidente. Questo stimola lo spirito adattivo di ciascuno con la conseguente tendenza a compensare il deficit dell’udito con escamotage come la lettura del labiale. Una persona affetta da ipoacusia impiega dai cinque ai sette anni per riuscire ad accettare i propri problemi d’udito e a recarsi da uno specialista. Questi anni costituiscono una perdita di tempo importante: non solo per molto tempo si tende a vivere in uno stato di isolamento sociale, ma la deprivazione uditiva prolungata agisce anche sulle funzioni cognitive.

Le conseguenze dell’ipoacusia

L’ipoacusia senile non è quindi da sottovalutare. Non si tratta solo di un problema fisico, né di evitare alcuni pericoli che possano sopraggiungere, ma anche della cronicizzazione di un deficit che agisce sulla quotidianità: la deprivazione sonora non implica solo un’abitudine a sentire i suoni in maniera “distorta”, a lungo termine essa può avere un impatto sulle funzioni cognitive, sia diretto attraverso un impoverimento delle informazioni che arrivano al cervello, sia indiretto, legato all’isolamento sociale e alla depressione conseguenti all’ipoacusia, noti fattori di progressione del declino cognitivo. Il declino cognitivo determina una riduzione dell’attenzione e della memoria e quindi delle risorse cognitive necessarie alla corretta capacità di comprendere parole e concetti, con una conseguente riduzione della percezione e sensibilità uditive, che poi a sua volta, può ulteriormente aggravare il declino cognitivo. Insomma un circolo vizioso che diventa ancora più grave se si tiene conto che la sordità influenza negativamente anche le capacità motorie e che può comportare stanchezza cronica.

Protesi e percorsi protesici

Con queste premesse è facile intuire che non basta voler ricominciare ad ascoltare per riuscire a sentire. Non basta accettare le protesi per poter eliminare il deficit uditivo. Ecco il motivo per cui Linear da oltre trent’anni propone un percorso protesico, di rieducazione all’ascolto, basato su una progressiva reintroduzione nel mondo dei suoni. Bisogna riprendere ad ascoltare. La gradualità proposta da Linear deriva dalla consapevolezza che affinché la protesizzazione sia efficace non può prescindere dalle risorse cognitive influenzate dalla deprivazione sonora. È chiaro che maggiore è stato il periodo di deprivazione, più graduale dovrà essere il processo di reintroduzione dei suoni. Ciò si traduce in un percorso protesico articolato in più fasi durante le quali si “reinsegna” al cervello a sentire e interpretare correttamente determinati suoni che, a causa di una lunga deprivazione, ha disimparato a sentire. Il metodo di protesizzazione Linear si basa su un aggiornamento costante della programmazione degli apparecchi da parte degli specialisti per individuare la programmazione ottimale per la persona, grazie al sofisticato software di gestione degli apparecchi. Si tratta di apparecchi costruiti sulla base della morfologia dell’orecchio grazie alla tecnologia NATURALFIT® e programmati in maniera individuale e soggettiva, tale cioè da ottimizzare la percezione acustica sulla base del residuo uditivo della persona: ognuna interagisce diversamente con i suoni.

Ritornare a sentire l’aria

Linear aiuta ogni individuo con la sua storia a riprendersi in mano la propria vita, a non chiudersi, a condividere esperienze, a sentire quei rumori della vita di cui per molto tempo si è privato: quella vita che scorre nel cinguettio degli uccelli, nelle note di un violino, nel suono gioioso dei bambini al parco o anche, semplicemente, nel tornare a sentire l’aria.

I CONTENUTI DI QUESTO ARTICOLO SONO STATI PRODOTTI DA LINEAR

https://www.corriere.it

L'informazione completa