Reddito di cittadinanza e disabilità: quei trattamenti assistenziali della discordia

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(Getty Images)

Il reddito di cittadinanza scontenta le persone disabili. «Il testo approvato conserva le lacune e i limiti più volte denunciati nelle audizioni alla Camera e al Senato e nelle interlocuzioni istituzionali», ha osservato il presidente della Fish (Federazione italiana per il superamento dell’handicap) Vincenzo Falabella. Ai fini della concessione del reddito e della pensione di cittadinanza, il provvedimento continua a essere meno vantaggioso per i nuclei familiari con una disabilità al loro interno. Questo perché, nel calcolo dei limiti di reddito per ottenere la misura, vengono computate anche le provvidenze assistenziali e continua a essere pressoché ininfluente la presenza di una persona disabile. Per tale motivo Enil Italia, la componente nazionale dell’European network on independent living, vuole impugnare la norma, «discriminante e incostituzionale, per rilevarne in sede giudiziale l’illegittimità e imporre al Governo il risarcimento dei danni» causati. L’associazione invita perciò le famiglie che, per “colpa” della disabilità di un loro componente, riceveranno un importo inferiore o saranno escluse dal reddito di cittadinanza a contattarla.

Cosa prevede la legge

Se da una parte la legge 28 marzo 2019 n. 26 che ha dato vita al reddito di cittadinanza stabilisce, nel caso sia presente nel nucleo familiare una persona con disabilità, che il patrimonio mobiliare di tutta la famiglia (il cui limite è fissato a 6.000 euro, accresciuto di 2.000 euro per ogni componente successivo al primo) sia elevato di ulteriori 5.000 euro e di 7.500 nel caso di disabilità grave o non autosufficienza, che ci sia una deroga al patto per il lavoro e l’inclusione per le persone disabili e i familiari con carichi di cura di persone con disabilità grave o non autosufficienza e che, nel caso di famiglie con persone disabili al loro interno, l’offerta di lavoro non deve eccedere i 100 chilometri di distanza dalla residenza del beneficiario, dall’altro il calcolo dell’Isee deve essere inclusivo del “valore annuo dei trattamenti assistenziali in corso di godimento, fatta eccezione per le prestazioni non sottoposte alla prova dei mezzi”. Il che significa che si computano anche le pensioni di invalidità civile, sordità, cecità, gli assegni agli invalidi parziali, l’indennità di frequenza e le pensioni sociali.

Il commento dell’esperto

«Ma così il reddito di cittadinanza risulta meno vantaggioso per le persone disabili rispetto a chiunque altro si trovi in una condizione di povertà, pur a parità di tutti gli altri parametri – commenta Carlo Giacobini, responsabile del Centro per la documentazione legislativa della Uildm (Unione italiana lotta alla distrofia muscolare) e direttore di HandyLex.org –. Invece bisognava tenere in considerazione il fatto che la disabilità è una delle prime cause di impoverimento, e modulare i criteri e le condizioni in maniera congruente. Gli emendamenti introdotti in corso d’opera, in risposta all’evidente inadeguatezza dello strumento, appaiono quindi insussistenti: l’estensione della pensione di cittadinanza» anche se l’anziano ultra 67enne convive esclusivamente con una persona con disabilità grave o non autosufficiente, a prescindere dall’età di quest’ultima, «riguarda solo limitate fattispecie, mentre l’introduzione di un decimo di punto nelle scale di equivalenza produce al massimo un effetto di 50 euro al mese». Troppo poco

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