Nasce a Firenze l’Osservatorio sulle disabilità sensoriali: intervista alla referente Jessica Mannari

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Firenze, 20 aprile 2019 – Una visita medica specialistica, un accesso in pronto soccorso per un’urgenza o la semplice prenotazione di un esame via Cup.

Si tratta di azioni mediamente semplici per ognuno di noi. Per le persone sorde o con altre disabilità sensoriali invece richiedono un enorme sforzo comunicativo. Per cercare di essere più vicini alle loro necessità è nato, su iniziativa dell’Ordine delle professioni infermieristiche interprovinciale Firenze-Pistoia l’Osservatorio sulle disabilità sensoriali, un tavolo di lavoro che si occupa di sensibilizzare il personale sanitario, per consentire alla persona con disabilità la possibilità di comunicare nel rispetto della propria privacy, evitando di doversi rivolgere a un interprete tutte le volte che accede ad un ambiente sanitario.

Spesso, infatti, chi svolge il ruolo di interprete non ha le giuste competenze mediche e questo può essere origine di incomprensioni sulle condizioni di salute del disabile sensoriale. Ne abbiamo parlato con Jessica Mannari, infermiera di Opi Firenze-Pistoia e referente per l’Osservatorio sulle disabilità sensoriali.

Jessica, come è nata l’idea di questo progetto?

«È nato quasi per caso: io sono figlia di genitori sordi, quindi conosco da sempre la comunità dei non udenti e le loro difficoltà. Durante un seminario è emersa la mia conoscenza della Lis: è stata la scintilla che ha fatto nascere l’idea di creare un gruppo di lavoro che si occupasse di sensibilizzare il personale sanitario nei confronti della sordità, per permettere al cittadino sordo di accedere autonomamente al Servizio sanitario. Dobbiamo prendere atto che ancora oggi, in Italia, il sordo è come uno straniero; anzi, se ci si pensa bene le barriere linguistiche sono state abbattute grazie ai mediatori mentre le persone con disabilità sensoriali, e i sordi in particolare, hanno ancora grossi ostacoli nella comunicazione. È necessario far fronte a questo disservizio che rappresenta un grosso scoglio nelle situazioni d’emergenza come durante una semplice visita dal medico».

Chi sono i membri dell’osservatorio?

«L’Osservatorio è composto da un gruppo di cinque infermieri. Io metto le mie competenze, una collega invece si occupa principalmente del tema della cecità. Tutti noi abbiamo scelto di impegnarci e mettere a disposizione le nostre conoscenze e competenze per far fronte alle difficoltà dei cittadini con disabilità sensoriale. Due persone del gruppo impareranno anche la lingua dei segni: un percorso che abbiamo deciso di intraprendere per permettere a tutti di poter accedere al servizio sanitario in piena autonomia e con la massima consapevolezza».

Quali sono le finalità dell’Osservatorio?

«Il primo obbiettivo è sensibilizzare il mondo della sanità, facendo formazione all’interno dei vari Pronto Soccorso ospedalieri del territorio toscano. Vogliamo fornire gli strumenti per un primo approccio corretto alla comunicazione con i sordi, a partire da accorgimenti come non parlare controluce, usare un italiano corretto e frasi semplici, ma anche evitare i baffi, ad esempio. Con il sordo poi è importante il contatto fisico e soprattutto evitare comportamenti mortificanti. Poi faremo un corso intensivo per fornire una minima conoscenza della lingua dei segni: il risultato che vorremmo ottenere è quello di avere una persona qualificata che segua il paziente in tutto il suo percorso di assistenza. La soluzione ottimale sarebbe formare l’infermiere di famiglia, per avere una figura di riferimento che possa unire alla conoscenza della lingua dei segni la conoscenza scientifica, ed essere così in grado di accompagnare il sordo durante la visita e supportarlo nel piano di assistenza».

Ci sono degli strumenti particolari a disposizione?

«Vorrei ribadire intanto l’importanza della formazione che è alla base di tutto: formare più infermieri possibile permette di rendere correttamente accessibile l’ambiente sanitario alle persone sorde. A livello di tecnologie vorremmo rendere possibile, ad esempio, l’utilizzo di videochiamate. Uno strumento utile in caso di emergenza perché permetterebbe al sordo di comunicare in maniera diretta e tempestiva con gli operatori sanitari, ma anche per la prenotazione di esami tramite Cup, in particolare per quelli che necessitano di preparazione e che potrebbero venire così spiegati attraverso la lingua dei segni. C’è infatti da tenere conto che non tutte le persone sorde leggono il labiale e molte non comprendono correttamente l’italiano scritto».

Redazione NurseTimes

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