Disabilità e programmi politici, Falabella (FISH): «Prioritario l’aumento delle pensioni di invalidità»

Il presidente della Federazione Italiana per il superamento dell’handicap ha stilato un decalogo con misure raccolte da numerose forze politiche: «Ho avuto una forte interlocuzione con i vari leader di partito proprio per cercare di spiegare loro l’importanza di dare spazio a un tema così importante». Intanto continua il lavoro delle commissioni tecniche per i decreti attuativi della legge delega sulla disabilità

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di Francesco Torre

Per ora resta sottotraccia, ma il tema dell’inclusione sociale e delle politiche per le persone con disabilità è al centro dei programmi elettorali. Merito anche dell’intervento esercitato dalla FISH, Federazione Italiana per il superamento dell’handicap, e dal suo presidente Vincenzo Falabella che un mese fa aveva chiesto «non semplici spot elettorali, ma un vero e proprio contratto che le forze politiche».

Un pressing che sembra andato a buon fine, dato che le principali forze politiche hanno recepito nei loro programmi il manifesto della FISH che andava dall’inclusione scolastica all’aggiornamento dei LEA fino all’adeguamento delle pensioni di invalidità. «Ho spiegato ai leader politici che è il momento in cui occorre rilanciare il sistema di welfare passando da un welfare di protezione a un welfare di inclusione» spiega Falabella a Sanità Informazione.

Tra le priorità l’aumento delle pensioni di invalidità: «È inaccettabile e incivile – argomenta il presidente FISH – che in un Paese come il nostro le pensioni di invalidità siano ferme, devono essere adeguate all’inflazione che è in continuo aumento». Dopo le alterne vicende del ministero della Disabilità, Falabella spiega perché potrebbe essere utile anche nel prossimo esecutivo: «Il tema della disabilità è un tema trasversale, riguarda la scuola, il lavoro, le pari opportunità, la famiglia, i giovani. Un dicastero ad hoc può agevolare questo lavoro di raccordo».

Presidente, è soddisfatto dei programmi elettorali e delle proposte in tema di disabilità?

«C’è stata una forte pressione da parte della federazione: prima ancora della stesura dei vari programmi elettorali abbiamo lanciato un appello alle forze politiche, all’interno del quale abbiamo chiarito una serie di punti sostanziali per un cambio di passo che dia dignità e pari opportunità ai cittadini e alle cittadine con disabilità. Nei programmi elettorali sono stati ripresi molti punti, alcuni lo hanno fatto in maniera marginale altri in maniera più approfondita. Questo lascia ben sperare anche perché dal lancio dell’appello alla scrittura dei programmi elettorali personalmente ho avuto una forte interlocuzione con i vari leader di partito proprio per cercare di spiegare loro l’importanza di dare spazio a un tema così importante come quello della disabilità proprio perché siamo in una fase del nostro Paese molto importante in cui occorre rilanciare il sistema di welfare passando da un welfare di protezione a un welfare di inclusione».

La caduta del governo sta rallentando la stesura della legge delega sulla disabilità?

«Innanzitutto, abbiamo fortemente manifestato il nostro assenso affinché si desse vita a una legge delega sulla disabilità che potesse cambiare il paradigma di approccio sia al concetto di disabilità che un sostegno a tutta una serie di interventi che in maniera anche capillare ricadono sulla vita vissuta dei nostri cittadini. È logico che i decreti applicativi sono fondamentali per cambiare l’attuale sistema e per dare risposte certe ai bisogni reali delle persone con disabilità. La caduta del governo ha rallentato la stesura dei decreti attuativi, ma faccio parte della commissione legiferante dei decreti e le assicuro che stiamo continuando a lavorare perché, al di là dell’aspetto politico, ci sono tutti una serie di organismi tecnici che anche in queste settimane hanno continuato a produrre documenti che saranno una base per la stesura dei decreti attuativi».

Il nuovo governo, dunque, si troverà gran parte del lavoro già fatto…

«Certo, sarà pronto anche perché i tempi di applicazione dei decreti applicativi non li dettiamo noi ma li detta il PNRR. Quindi se vogliamo continuare ad avere queste risorse dobbiamo portare a compimento questa risorsa. I 20 mesi dal dicembre 2021 devono essere rispettati. Due decreti comunque sono già completi, altri due sono in fase di completamento e poi c’è il cuore della riforma che è la valutazione multidimensionale e multidisciplinare della disabilità con l’obiettivo di garantire pari dignità e opportunità e una vita piena e inclusiva. Io sono fiducioso che questo rallentamento in realtà non bloccherà i decreti».

L’aumento del costo della vita impone secondo lei un aumento delle pensioni di invalidità. Che posizione avete?

«È uno dei punti chiave del nostro appello. È inaccettabile e incivile che in un paese come il nostro le pensioni di invalidità siano ferme a 280 euro o poco più di 500 euro. È logico che occorrono delle politiche di intervento finalizzate a costruire servizi. Nello stesso tempo occorre comunque innalzare le pensioni di invalidità proprio perchè l’inflazione è in aumentato e le persone, soprattutto coloro i quali non possono accedere al mondo del lavoro, devono comunque avere un sostegno economico in linea con quello che è oggi il costo della vita».

Si legge spesso sui giornali che per le persone con disabilità spostarsi con i mezzi pubblici non sempre è facile, soprattutto in estate. Il diritto alla mobilità fatica ad essere garantito. Siamo indietro su questo?

«Sì. C’è ancora oggi un retaggio culturale degli enti locali che controllano la stragrande maggioranza del trasporto. Comuni e regioni investono poco in termini di accessibilità e di fruibilità. Violare questo diritto significa violare il diritto alla cittadinanza piena e totale. Lo ha evidenziato anche il presidente della Repubblica Mattarella in innumerevoli interventi che hanno toccato i temi della disabilità. Occorre un piano strategico anche sui trasporti dove il protagonismo deve passare a regioni ed enti locali per garantire le stesse pari opportunità. La strada è ancora lunga».

C’è ancora bisogno del ministero della disabilità?

«Il ministero della disabilità nasce nel primo governo Conte. Poi nel secondo governo Conte la delega per la disabilità è rimasta in capo al presidente Conte. Se andiamo a vedere tutto il periodo Covid gli interventi gli interventi fatti sulle persone con disabilità sono frutto di un costante confronto che la nostra associazione ha avuto con Conte. Con il governo Draghi è stato reinserito il ministero della disabilità con il quale abbiamo lavorato in maniera sinergica su alcuni temi. La legge delega è frutto di un lavoro che lo stesso dicastero è riuscito a svolgere anche con gli altri ministeri. Un ministero dedicato può aiutare ad essere autorevole anche nelle interlocuzioni, ma le politiche sulla disabilità devono essere omogenee e trasversali, non relegate a un singolo ministero, anche perché dove non c’era il ministero della disabilità le competenze venivano demandate al ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. Il tema della disabilità è un tema trasversale, riguarda la scuola, il lavoro, le pari opportunità, la famiglia, i giovani. Un dicastero ad hoc può agevolare questo lavoro di raccordo».

 

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