Salvini: avviata Quota 41, aumenteremo assegni per disabili

Riforma pensioni, Matteo Salvini ad Alzano Lombardo parla della manovra e dell’avvio di interventi voluti dalla Lega come Quota 41

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di Lorenzo Torrisi

LE PAROLE DI SALVINI

Come riporta Adnkronos, intervenendo alla festa della Lega di Alzano Lombardo, Matteo Salvini ha espresso soddisfazione per la Legge di bilancio approvata, spiegando che “noi come Lega abbiamo chiesto e ottenuto che si vedesse anche l’inizio di un percorso”, con riferimento allo “stop alla legge Fornero” e all’“avvio di Quota 41”. Il leder della Carroccio ha anche spiegato che tra i prossimi obiettivi c’è anche quello di “aumentare almeno in parte le pensioni di disabilità”. Il suo collega di partito, nonché sottosegretario all’Economia Federico Freni, nell’intervista al Messaggero ha anche affrontato il tema del blocco parziale delle rivalutazioni delle pensioni: “Abbiamo scelto di supportare in modo deciso i redditi medio bassi, limitando la rivalutazione previdenziale solo a determinate fasce. Abbiamo creduto giusto supportare chi ha più bisogno, chi a fronte dell’inflazione galoppante ha perso maggiore potere di acquisto, partendo dalle pensioni più basse. È stata una scelta politica”. Freni non ha escluso che questo schema possa essere rivisto per il 2024 in base all’andamento dell’inflazione

LE NOVITÀ SULLA RIFORMA PENSIONI DAL 2023

I rilievi fatti dal sottosegretario Federico Freni sulla riforma pensioni contenuta nella Manovra 2022-2023 rappresentano un ulteriore spunto per ricordare cosa potrà avvenire dal prossimo anno e quali saranno le scelte ufficiali per anticipare l’uscita dal mondo del lavoro (in attesa della maxi riforma pensioni strutturale già anticipata dal Governo Meloni). Gli studi fatti dal MEF e dall’Inps, assieme al Ministero del Lavoro, ritengono che saranno circa 64mila gli aderenti alle misure “ponte” messe in campo dall’esecutivo nella ormai imminente Finanziaria 2023.

41.100 di questi soggetti dovrebbe aderire alla Quota 103 (valida per il solo 2023) mentre gli altri 20mila potrebbero usufruire della proroga di 12 mesi dell’Ape Sociale e di Opzione Donna (circa 2.900 potenziali anticipi previsti). Nel prossimo Decreto Milleproroghe il Governo pensa però di rilanciare una proroga “secca” (senza i paletti inseriti in Manovra) per rendere l’Opzione Donna più usufruibile dalle lavoratrici italiane. Restano poi le pensioni minime rialzate a 600 euro per tutti gli over-75, misura fortemente rivendicata da Forza Italia. Il tutto ovviamente in attesa di una strutturazione di Quota 41 che potrebbe rappresentare la vera novità pensionistica del 2023. (agg. di Niccolò Magnani)

FRENI SU QUOTA 41 E OPZIONE DONNA

In un’intervista al Messaggero, Federico Freni parla della misura di riforma delle pensioni contenuta nella Legge di bilancio riguardante Opzione donna, spiegando che purtroppo “non era sostenibile economicamente nella versione conosciuta sino ad oggi. Ma si tratta di una misura che intercetta un bisogno di tutela cui non possiamo e non vogliamo negare risposte. Vedremo di trovare una quadra migliorativa”. Il sottosegretario all’Economia rilancia poi la prospettiva di arrivare ad approvare la Quota 41 senza limiti di età. “Quota 41 è un metodo, non uno spot. Solo ragioni di costo hanno richiesto l’inserimento di un coefficiente anagrafico a 62 anni, ma il futuro è verso l’azzeramento progressivo del limite di età. Quindi si potrà andare in pensione con 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età”, evidenzia l’esponente della Lega, ricordando che oltre “al completamento di Quota 41”, bisognerà varare “la definitiva ristrutturazione del nostro sistema fiscale e la definizione di politiche energetiche e di sviluppo che guardino al futuro e non al passato”

L’ANALISI DI MARCON

Intervistato dalla Notizia, Giulio Marcon, portavoce della Campagna Sbilanciamoci, spiega che nella Legge di bilancio “sulle pensioni non c’è praticamente nulla. Un po’ di acqua calda come la rivalutazione delle pensioni minime, francamente modesta. Su Opzione donna si registra la riduzione dei requisiti. Direi che i furori salviniani si sono spenti anzi ci sono misure che danneggiano i pensionati. Ripeto: è una legge di Bilancio molto ideologica per alcune scelte e abbastanza vacua per altre”. In particolare, “è una Manovra sbagliata che favorisce alcuni settori privilegiati e gli evasori e non risponde alle esigenze di proteggere il Paese dal disagio economico che c’è. Ci sono misure sul caro bollette ma durano appena tre mesi. Le misure sul Reddito di cittadinanza e altre, come la riduzione dell’indicizzazione delle pensioni, aumentano le difficoltà di vasti strati della popolazione. Non dà risposte al lavoro, non dà risposte al sistema produttivo”.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI BRAMBILLA

Tra le misure di riforma delle pensioni inserite nella Legge di bilancio c’è anche l’innalzamento delle minime che, nelle intenzioni di Forza Italia, dovrebbero gradualmente arrivare fino a mille euro al mese. Itinerari Previdenziali, come ricorda Repubblica, evidenzia che un intervento del genere comporterebbe un aumento della spesa assistenziale di 36 miliardi di euro. “Nessuno ha il coraggio di dire che la mossa di Forza Italia è azzardata e pericolosa. L’Inps così va verso il fallimento. E si dà un messaggio sbagliato a chi oggi lavora: perché versare i contributi se la pensione sarà integrata dallo Stato a 1.000 euro?”, osserva Alberto Brambilla, ex sottosegretario al Welfare e Presidente di Itinerari Previdenziali.

L’ANALISI DI DELL’AQUILA

Brambilla ricorda che “in Italia ci sono 2,5 milioni di persone che in 67 anni di vita hanno versato in media solo 11-12 anni di contributi: possibile mai?”. Non si tratta di invalidi o persone con problemi di salute, ma “per metà abbondante lavoratori autonomi”, che potrebbero aver lavorato per diverso tempo “almeno in chiaro, molto poco”. “I premiati da Berlusconi sono questi. Sicuri di voler andare avanti?”, aggiunge Brambilla. Romano dell’Aquila, su aostacronaca.it, spiega invece che il meccanismo di indicizzazione contenuto nella manovra (che penalizza gli assegni superiori a cinque volte il minimo) “può determinare che chi ha versato meno contributi durante la vita lavorativa si ritroverà ad avere una pensione superiore a quella di chi ha versato più contributi”. Non proprio un emblema di equità.

 

 

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