Pensioni, Reddito di cittadinanza, Pos: ecco cosa cambia nella manovra

Ecco gli emendamenti su cui c'è l'accordo in maggioranza. Corsa contro il tempo per l'approvazione

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Mentre la Manovra del governo è all’esame delle Commissioni alla Camera, la maggioranza stringe sugli emendamenti che dovrebbero essere approvati per modificare l’impianto originario. In particolare le attenzioni si concentrano sul capitolo previdenza.

Stando a quanto trapela, infatti, sarebbe stato raggiunto un sostanziale accordo per innalzare il valore delle pensioni minime, che già nel testo base licenziato in Consiglio dei ministri erano state elevate a 570 euro. Ora ci dovrebbe essere un ulteriore surplus, che dovrebbe coinvolgere la platea dei percettori oltre i 75 anni, per i quali l’assegno minimo dovrebbe arrivare a 590 o a 600 euro, un intervallo che ovviamente dipende da quelle che saranno le coperture disponibili, Sempre sul fronte della previdenza, anche Opzione Donna cambierà. Inizialmente il governo aveva previsto di legarne in parte l’accesso al numero dei figli (pensione a 59 anni con un figlio, a 58 con due, a 60 senza prole). Poi si era ipotizzato di lasciarla com’è attualmente (a 58 senza alcun riferimento ai figli) per sei mesi. Ora, invece, sembra che sarà elevata a 60 anni per tutte le donne al di là della presenza o meno di prole. Fermo restando, ovviamente, il requisito dei 35 anni minimi di contributi.

Il Reddito di cittadinanza, invece, subirà ulteriori modifiche. Non solo, quindi, lo stop all’assegno, tra otto mesi, per i percettori considerati “occupabili”, ma anche l’obbligo, per chi riceve l’assegno e ha tra i 18 e i 29 anni, di tornare tra i banchi e concludere il ciclo di studi qualora non si siano terminate le scuole dell’obbligo. Si tratterebbe di circa 12mila persone e questa prescrizione è prevista in un emendamento del leghista Rossano Sasso, ex sottosegretario all’Istruzione, che ha buone chance di passare.

Sulla questione Pos, invece, il governo è in attesa del parere dell’Europa sulla decisione di innalzare a 60 euro la soglia per l’obbligo di accettare i pagamenti elettronici. Se la Ue criticasse questa scelta, la soglia calerebbe a 30 o 40 euro. Ma, in quel caso, l’esecutivo provvederebbe a dare ai commercianti un credito d’imposta sulle spese per l’istallazione del Pos e sulle commissioni bancarie su ogni transizione. Si vedrà.

 

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