Reddito di cittadinanza, Calderone frena la stretta della Lega: come potrebbe cambiare

Nei piani del governo non c’è una cancellazione del reddito ma una modifica come peraltro già annunciato dal governo Draghi

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di Andrea Carli

Tra i dossier sul tavolo del governo Meloni, in vista della legge di Bilancio che a breve dovrà prendere forma, c’è (anche) il “destino” del reddito di cittadinanza. Il tema ha una duplice valenza: politica ed economica. Nel primo caso, si tratta di rimettere mano a una misura “cavallo di battaglia” di un governo precedente, il Conte uno a trazione M5s-Lega, alla quale è ancora oggi riconosciuta una funzione di sostegno a chi versa in condizioni di indigenza e povertà (secondo l’ultimo rapporto Caritas, in Italia ci sono 5,6 milioni di poveri).

L’esigenza di individuare risorse per finanziare misure contro il caro bollette

Sotto il secondo aspetto, la convinzione è che un restyling in senso restrittivo del reddito cittadinanza (e del Superbonus) possa liberare risorse da destinare alle famiglie e alle aziende alle prese con il caro energia. L’emergenza delle bollette ha infatti indotto l’esecutivo a destinare interamente il nuovo deficit di bilancio a contenere l’impatto della. corsa dell’inflazione, considerata il problema numero uno. Lega e Fratelli d’Italia insistono sulle truffe e frodi oggetto di indagini delle Procure per dimostrare il suo fallimento e chiedere «una revisione integrale».

Leo, al lavoro per un miliardo da Rdc

Di reddito di cittadinanza «si stanno occupando i colleghi del lavoro – ha spiegato il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo -. Se attraverso una serie di controlli e una serie di misure, si riesce a reperire un miliardo, su cui stanno lavorando tutti i colleghi del lavoro, questo viene messo prioritariamente a beneficio del caro bolletta. La nostra strategia politica è di separare i casi in cui le persone non possono lavorare, che vanno sempre salvaguardati, e gli altri su cui si può intervenire con meccanismi di controllo che possono generare questo flusso di 1 miliardo, che può essere utilizzato nella prossima legge di bilancio».

Il piano del governo

Nei piani del governo non c’è una cancellazione del reddito ma una modifica come peraltro già annunciato dal governo Draghi e auspicato anche da Confindustria e altre associazioni di impresa. Intervistata da Bruno Vespa nel suo nuovo libro, alla domanda su come intendesse riformare questo sostegno al reddito, Meloni ha risposto: «Garantendo un dignitoso sussidio a chi realmente non ha la possibilità di lavorare e, in alcuni casi, migliorandolo (si pensi agli invalidi). Per gli altri intendiamo attingere al fondo sociale europeo per avviare al lavoro chi può attraverso corsi di formazione retribuita». Per coloro che non possono lavorare ci sarà un maggior coinvolgimento degli enti locali che meglio conoscono le situazioni di vera necessità e disagio, anche in chiave di prevenzione contro gli abusi. L’obiettivo è migliorare il sussidio nel lato oggi più debole, quello delle politiche attive che non è mai realmente decollato. «È tempo per una riflessione comune rispetto all’esperienza» del Reddito di cittadinanza, ha detto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti nelle risposte durante l’audizione sulla Nadef davanti le commissioni Bilancio congiunte di Camera e Senato.

Il vertice a Palazzo Chigi tra Meloni e i sindacati

Le modifiche a questo strumento saranno oggetto di confronto tra Giorgia Meloni e i sindacati in occasione dell’incontro che si terrà a Palazzo Chigi mercoledì 9 novembre. Se ne parlerà anche venerdì 11, in occasione del vertice tra la premier e le associazioni datoriali. I sindacati invitano alla cautela sottolineando come sia uno strumento indispensabile contro la povertà, in aumento in questi mesi, sebbene riconoscano la possibilità di migliorarlo.

Pressing della Lega, il ministero del Lavoro cerca una sintesi

Il confronto sul reddito di cittadinanza è in atto. Ma la definizione delle misure che entreranno nella manovra 2023 è alle porte – il Cdm potrebbe approvare il ddl il 18 novembre, dopo il ritorno del presidente del Consiglio dal G20 di Bali -, e quindi anche su questo filone occorrerà trovare a breve una sintesi. Ed è proprio su questo passaggio – Meloni dovrà conciliare le diverse posizioni nell’esecutivo – che ha posto l’accento la ministra del Lavoro Marina Calderone. Quando era presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei consulenti del lavoro Calderone ha più volte sottolineato la necessità di separare le misure di sostegno economico per le famiglie sotto la soglia di povertà, dalle politiche attive del lavoro rivelatesi fallimentari.

Se infatti la Lega, per voce del sottosegretario Claudio Durigon, è in pressing per un sussidio «rinnovabile per periodi sempre più brevi e con un assegno a scalare», e soprattutto con uno stop per chi «rifiuterà anche una sola offerta» (al momento il beneficio decade dopo 2 offerte rifiutate), dallo staff di Calderone frenano, e chiariscono che al Ministero del lavoro non c’è ancora una proposta precisa. In un’intervista a La Stampa, Durigon spiega che la proposta di cancellare il sussidio dopo il rifiuto di una sola offerta di impiego punta a «spronare i percettori del reddito facendo capire loro che l’obiettivo non può essere incassare questo sussidio a vita ma piuttosto cercare trovare assieme allo Stato un lavoro.

Di qui poi la proposta di décalage del sussidio, sia in termini di durata che di importi, e l’intenzione di potenziare i piani di formazione. Io sono per trovare un’altra soluzione, anche perché siamo di fronte ad una situazione economica davvero brutta e finora trovare lavoro per i soggetti a bassa scolarizzazione si è rivelato impossibile», ha concluso il sottosegretario leghista. «Non possiamo illudere le persone che si vive di assistenza, per questo credo che il Reddito di cittadinanza vada cambiato, non abolito», ha detto il ministro della Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo. Il responsabile del ministero delle Imprese e del made in Italy Adolfo Urso ha parlato invece di mantenere il reddito di cittadinanza solo a chi non può lavorare o ha una famiglia numerosa.

Tridico (Inps): misura fondamentale, si può fare di più

La Banca d’Italia ha più volte sottolineato come il Rdc sia stato utile a sostenere una buona fetta della popolazione più in difficoltà e durante la crisi pandemica ma non ha saputo conseguire pienamente gli obiettivi sul fronte delle politiche attive del lavoro. Una posizione simile è quella del presidente dell’Inps Pasquale Tridico, secondo il quale questa misura «è stata fondamentale, soprattutto nel periodo pandemico, perché ha evitato che le persone sprofondassero in una situazione di indigenza. Si può fare di più – ha aggiunto -, ed è onere dei Comuni per quanto riguarda i progetti di utilità e oneri delle Regioni e dei Centri per l’impiego per quanto riguarda le politiche attive».

Oltre sei miliardi di euro spesi nei primi nove mesi dell’anno

Secondo i dati diffusi dall’Inps lo scorso 25 ottobre sono stati spesi oltre sei miliardi di euro nei primi nove mesi dell’anno per il Reddito e la Pensione di cittadinanza. Dall’introduzione del reddito, nell’aprile 2019 in totale sono stati erogati circa 25,9 miliardi. In media l’importo percepito è di 550 euro al mese e il 64,7% dei nuclei beneficiari risiede nel Sud e Isole

 

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