di Simone Alliva
È un ritorno ma non è gradito. Quello del ministero per la disabilità, instaurato nel 2018 ai tempi del governo giallo-verde. Per ricoprire questa casella Giorgia Meloni ha scelto “la sceriffa” della Lega, Alessandra Locatelli, già ministra per pochissimi mesi nel giro di rimpasto del 2019 al posto di Lorenzo Fontana. Un dicastero malvisto dalle persone con disabilità. «Come se fossimo un mondo a parte, degli animali recintati», spiega a L’Espresso Marina Cuollo, attivista, biologa e scrittrice umoristica, in libreria con il suo ultimo libro Viola (Fandango Libri 2022). C’è un mondo, spiega Cuollo, che in questo mare di slogan e buoni propositi da tempo rimane lì, inascoltato, lontano da una politica che dovrebbe dare dignità alle persone con disabilità. Una politica utile a riconquistare un minimo di autodeterminazione e invece li tratta come fossero bambini.
Marina Cuollo, la Presidente Giorgia Meloni ha scelto Alessandra Locatelli come ministra senza portafoglio della Disabilità. Cosa ne pensa?
«Trovo che avere un ministero sia inutile. Riflettiamoci. Cosa significa? Consideriamo la disabilità una sorta di recinto? Siamo persone che devono essere gestite diversamente a livello di pari opportunità? La verità è che questo Governo non ha consapevolezza della disabilità che è parte dell’esperienza umana, ognuno di noi la incontra nel corso della vita. Gestirla in maniera differente significa considerarla altro da sé. Così non si avrà mai una reale coscienza dei diritti di cui abbiamo bisogno».
Cosa intende con “diritti di cui abbiamo bisogno”?
«È stato affossato il ddl Zan e questo nuovo Governo non lo prenderà mai in considerazione. Questo è un segnale: nessuno ci ha ascoltato. Il ddl Zan riguardava una parte significativa dei nostri diritti perché si rivolgeva anche alle persone che subiscono abilismo in ogni ambito della vita. La destra ha silenziato la nostra comunità. Abbiamo bisogno di autonomia, di prendere la nostra vita in mano, diventare indipendenti. Servono strumenti per autodeterminarci e andare incontro a una vita quanto più libera anche sulle scelta delle assistenze».
Questo governo non la rassicura?
«L’infantilizzazione delle persone disabili mi preoccupa. Fa parte di un retaggio conservatore e tende a relegare la disabilità al pietismo. È questo retaggio cattolico che impedisce di autodeterminarci, diventiamo soggetto di cura, mai in grado di prendere decisioni per la vita».
Alcune associazioni che si occupano di disabilità hanno accolto con favore questo ministero
«Le persone con disabilità hanno opinioni differenti perché sono tutte differenti. Ma c’è da dire una cosa: in alcune associazioni i direttivi sono occupati da persone che non hanno una disabilità. Poi è molto difficile e anche scomodo esprimersi contro un ministero che porta questo nome, la paura è quella di perdere una posizione che potrebbe essere per loro vantaggiosa. Pensano che sia controproducente per le nostre battaglie. Ma bisogna essere chiari e non aver paura di guardare in faccia la realtà delle cose».
Questo Governo ha anche un ministero per la Natalità. Il tema della maternità per le persone con disabilità che spazio occupa nel discorso pubblico?
«La maternità per le persone con disabilità in realtà non occupa spazio alcuno perché è contornata da sempre da molti pregiudizi. Esiste un’evidente difficoltà a immaginare una persona con disabilità come genitore: sia perché si fa fatica a collegare una persona disabile a tutto ciò che riguarda la sfera adulta, sia perché non la si ritiene in grado di prendersi cura di qualcuno (in quanto vista esclusivamente come soggetto di cura)».